[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Resistenza] VII Reparto Mobile di Bologna: una lunga storia di feroci pestaggi, abusi e soprusi
- Subject: [Resistenza] VII Reparto Mobile di Bologna: una lunga storia di feroci pestaggi, abusi e soprusi
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Fri, 13 Jan 2012 14:05:51 -0800 (PST)
- Delivered-to: resistenza at lists.riseup.net
- List-archive: <https://lists.riseup.net/www/arc/resistenza>
- List-help: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=help>
- List-id: <resistenza.lists.riseup.net>
- List-owner: <mailto:resistenza-request@lists.riseup.net>
- List-post: <mailto:resistenza@lists.riseup.net>
- List-subscribe: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=subscribe%20resistenza>
- List-unsubscribe: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=unsubscribe%20resistenza>
- Sender: resistenza-owner at lists.riseup.net
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza
- per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 -
20128 Milano - Tel/Fax
02.26306454
e-mail: resistenza at carc.it – sito:
www.carc.it
Direzione NazionaleComunicato del 13.01.2012
Bologna, 31 gennaio e 21 febbraio -
tre membri del P.CARC, del SLL e un altro compagno sono processati con l’accusa
di “violazione della legge sulla privacy, istigazione a delinquere e
diffamazione” perché, secondo il PM Morena Plazzi, avrebbero collaborato con il
sito “Caccia allo Sbirro” [http://cacciaallosbirro.awardspace.info/] realizzato
dal (nuovo)Partito comunista italiano per rendere noti i volti di agenti delle
forze dell'ordine che spiano, controllano, schedano, minacciano, ricattano,
orchestrano provocazioni, infiltrano, picchiano, massacrano.
Ecco chi sono i “servitori dello Stato” che il PM Morena Plazzi sta
proteggendo e tutelando!
VII Reparto Mobile di Bologna: una lunga storia di
feroci pestaggi, abusi e soprusi
8 ottobre 2009
Riflessioni sul corteo contro Maroni e sulle polemiche tra VII Reparto
Mobile e Questura
Dopo aver
assistito sulle pagine del Resto del
Carlino al dibattito che ha visto contrapposti il VII Reparto Mobile di
Bologna e la Questura,
adesso pensiamo che i protagonisti di quella giornata di lotta debbano prendere
parola.
Per quanto ci
riguarda un corteo composto da studenti, attivisti e semplici cittadini, che
portavano solo dei pericolosissimi canotti e materassini, è stato brutalmente
caricato dalle forze dell'ordine.
La carica,
teniamo a precisare assolutamente spropositata, è stata effettuata non per
scongiurare qualche grave pericolo per la pubblica incolumità, ma solamente per
impedire che studenti dell'Università di Bologna e un significativo pezzo di
città che ripudia razzismo e xenofobia potesse prendere parola e dimostrare
tutto il proprio dissenso verso la presenza in città, e specificatamente in
un'aula universitaria, del ministro leghista Roberto Maroni.
Lo stesso
ministro dei respingimenti e dei migranti lasciati morire in mezzo al mare, del
pacchetto sicurezza che istituzionalizza le ronde, esponente di un partito che
fa dell'odio per il diverso la propria bandiera. Come studenti quello che è
avvenuto il 28 settembre ci sembra ancora più grave. L'Alma Mater Studiorum fa
salire in cattedra, il tutto con riconoscimento di ben 8 crediti formativi, il
ministro Maroni senza la possibilità di contraddittori o repliche di ogni
genere e sorta. Addirittura due pericolosi studenti che provano ad entrare
nell'aula di Santa Lucia dotati di un semplice cartello vengono bloccati,
identificati e allontanati.
L'attuale
Amministrazione universitaria ancora una volta blinda le sue aule pur di non
far esprimere i propri studenti. Naturalmente notiamo "con piacere"
che da parte del rettore Calzolari e di suoi lacchè Monari, Depolo e compagnia
cantante, su questo aspetto c'è sempre una certa coerenza. Ricordiamo per
esempio, uno fra tanti, la studentessa mandata al pronto soccorso con diversi
punti di sutura in testa solo per aver cercato di entrare nel “suo” rettorato
poco dopo lo sgombero di Bartleby.
A questo
punto ci chiediamo se non avrebbe più senso sostituire la figura del
“Prorettore con delega agli studenti” ad un forse più utile “Prorettore al contenimento
dei bisogni e dei desideri degli studenti con particolare delega ai rapporti
verso la Questura”.
Pensiamo che
ancora una volta il silenzio assordante dell'Università e dei suoi vertici su
quanto avvenuto il 28 settembre in via Santo Stefano sia vergognoso e per
questo forse sia necessario un attento dibattito e una lunga analisi. In merito
alla polemica tra Reparto Mobile e Questura diciamo solo che quando è troppo è
troppo. Il 28 settembre un corteo pacifico (sì signori pacifico!) e senza alcun
strumento atto ad offendere, ma solamente dotato di cartelli, materassini e
canotti è stato brutalmente e unilateralmente caricato e picchiato da diverse
Squadre del VII Reparto Mobile. In tutte le foto e in tutti i video presenti
anche nei siti internet dei maggiori quotidiani mainstreem di questa città si
vede chiaramente come la carica parta a causa di un ormai ben noto soggetto
appartenente al suddetto Reparto Mobile che si accanisce contro uno studente
munito di un pericolosissimo megafono. Non pago di tutto questo il solito
soggetto, a carica già ultimata e in una situazione assolutamente tranquilla,
si è nuovamente scagliato contro lo stesso studente cercando di colpirlo al
volto con inequivocabile intento punitivo.
Questa è la
verità su quella giornata. Il resto sono solo speculazioni fini a se stesse
fatte da soggetti in cerca forse di un po' di visibilità. O peggio ancora da
chi sa che il 28 settembre il VII Reparto Mobile di Bologna ha in maniera
premeditata caricato un corteo pacifico e sta facendo di tutto perché di questo
non si parli.
Ma a noi
tutto questo non interessa e soprattutto non ci spaventa, perché comunque
continueremo ad invadere le strade e le piazze di questa città ogni qual volta
ce ne sarà bisogno. Con la gioia e la determinazione di sempre. Ricordandoci e
ricordando a tutti che il dissenso e la presa di parola pubblica sono elementi
fondamentali di qualsiasi paese che voglia definirsi democratico. In chiusura
un paio di cose.
Alla questura
diciamo soltanto che si potrà iniziare a parlare di sicurezza nelle piazze
quando soggetti più volte indicati come attori primi di veri e propri attacchi
punitivi nei confronti di singoli manifestanti verranno
rimossi dal
loro incarico.
All'attuale
Amministrazione universitaria ci permettiamo il lusso di non dire più
niente...speriamo solo che se ne vadano il prima possibile e se la smettano di
fare danni.
Che riposino
in pace...amen.
Bartleby_onda anomala bologna
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/28-settembre-chi-cera-quel-giorno/2240
*****************************
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/12/04/foto/storia_di_s_ferita_e_arrabbiata-9839127/1/
Storia di
S. ferita e arrabbiata
E' minuta,
con grandi occhi scuri che guardano dritto all'obiettivo. Non ha paura di
scendere in piazza e neanche di scrivere, sul cerotto che porta in faccia, la
parola "democrazia" perché è per questo che dice di lottare, prima
ancora che contro la riforma Gelmini. S. è la studentessa universitaria rimasta
ferita negli scontri all'ingresso del Motor Show. "Ero insieme agli altri
di fronte a un ingresso laterale della fiera. Alcuni stavano parlamentando con la Digos per capire se potevamo
entrare e fare volantinaggio. Noi avevamo tutti le mani alzate, ma è partita
una carica della polizia". E lei si è ritrovata in ospedale con un trauma
facciale, una profonda ferita al labbro e una prognosi di otto giorni.
"Denuncerò chi mi ha colpito, stavo solo manifestando, non facevo nulla di
illegale". Per ora ha prestato il suo volto all'obiettivo di Alessandro
Tricarico, studente di farmacia che da giorni segue le manifestazioni di
Bologna con una macchina analogica. Documentare tutto è il suo contributo alla
rivolta degli studenti (di Stefania Parmeggiani)
*****************************
25
marzo 2011
Schiaffi e
pugni a nomadi condannati cinque poliziotti
Gli
agenti, dopo una rissa fuori da una sexy disco, si erano giustificati parlando
di una rapina. Le registrazioni delle telecamere li hanno smentiti. Il giudice
li ritiene colpevoli di abuso d'ufficio, rissa, calunnia, falso ideologico
commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, e, solo per uno, anche lesioni
personali
Non vi fu
nessuna rapina. La rissa che coinvolse cinque poliziotti e tre nomadi,
all'uscita da una sexy discoteca a Casalecchio, nell'ottobre del 2008, fu
scatenata da alcune offese rivolte dagli agenti a due dei tre nomadi. Il
giudice per l'udienza preliminare ha condannato i cinque uomini del VII reparto
mobile di Bologna, con rito abbreviato, a pene tra un anno e otto mesi e un
anno, quattro mesi e 10 giorni (tutte sospese con la condizionale). Gli agenti
sono colpevoli di abuso d'ufficio (inizialmente si era ipotizzato l'arresto
illegale) ''per l'abietto motivo di ritorsione dei colpi ricevuti''; rissa,
calunnia, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, e,
solo per un agente, anche le lesioni personali.
Condannati a
otto mesi per rissa anche due nomadi con cui era scattata la zuffa. Per i
cinque agenti la sentenza del Gup prevede il pagamento in solido di 10.000 euro
di provvisionale ciascuno a tre nomadi, due dei quali sono quelli condannati
per rissa. Previsto anche il pagamento in solido dei danni al Ministero
dell'Interno, che si era costituito parte civile, nella misura di 10.000 euro.
Mentre per i due nomadi condannati c'é anche il pagamento di dei danni per
mille euro ciascuno a tre dei cinque agenti.
La rissa
scoppiò dopo una festa organizzata dal VII reparto Mobile nella discoteca sexy,
dissero gli agenti, a scopo benefico. A fine serata, uno dei partecipanti alla
cena - raccontarono i poliziotti - uscì per caricare in macchina una borsa con
pentole e coltelli utilizzati per la cena e fu aggredito per una rapina della
borsa nel parcheggio. Dopo - sempre in base al rapporto di allora -
intervennero alcuni colleghi e, dopo una violenta colluttazione, arrestarono i
tre nomadi. Ma un filmato registrato da una telecamera di sicurezza di una
tabaccheria vicina mostrò che non c'era stata rapina.
Il poliziotto
condannato anche per lesioni personali avrebbe colpito con schiaffi ed un
violento pugno uno dei nomadi che si era rifiutato di firmare il verbale di
sequestro e di identificazione in questura. Secondo l'accusa, senza averne la
delega dal pm, due agenti si erano poi fatti mostrare dai gestori della
tabaccheria le immagini riprese dal sistema di videosorveglianza e quindi in
tre erano tornati e per farsi consegnare dai tabaccai (''senza redigere alcun
verbale di acquisizione e/o sequestro'') un cd e un dvd con le immagini,
omettendo di depositarli ''senza ritardo'' al pubblico ministero, e depositando
poi il materiale alla sezione di pg della polizia (delegata alla indagini) solo
il 17 ottobre, dopo aver saputo dell'indagine aperta dal pm.
*****************************
21
settembre 2011
Tifoso
picchiato dalla polizia, 150 ultrà al via del processo
LESIONI. Otto
agenti sono accusati di aver aggredito il giovane sei anni fa in stazione,
mentre stava risalendo sul treno. Ferito alla testa, è stato in coma Ora ha
problemi di funzionalità agli arti e difficoltà di parola È invalido al cento
per cento
21/09/2011
Sono venuti
da Cava dei Tirreni, Padova e Bergamo. C'erano anche gli ultrà dell'Hellas.
Erano in 150 tifosi con i vari colori della loro squadra. Ma ieri fuori
dall'aula del tribunale vestivano un colore solo, quello della solidarietà a
Paolo Scaroni. Appariva inverosimile ieri nel cortile del tribunale che tifosi
tradizionalmente ostili sugli spalti con cori, sfottò e perfino scontri, si
ritrovassero davanti ad un'aula di tribunale a stringersi la mano per uno di
loro, picchiato dagli agenti della polizia. C'era anche lui, Paolo Scaroni,
vittima di quella domenica d'inferno, arrivato a Verona da Brescia coi
genitori, tutti costituitisi parti civili. Magro, zoppicante, con un lievissimo
disturbo nel linguaggio, Paolo ha sempre avuto vicino i suoi amici da quando è
successo quel pestaggio cinque anni fa. Fin dal tempo del ricovero in borgo
Trento, i tifosi del Brescia lo incoraggiavano con cori e canti sotto le
finestre della stanza dell'ospedale. Ne ha prese tante, dicono le carte
processuali, il 24 settembre 2005. Gli hanno sfondato il cranio. «Affondamento
temporale destro», riporta esattamente il capo d'imputazione, «Stavo salendo
sul treno dopo aver preso un panino da Mc Donald's alla stazione. Ero solo, mi
hanno buttato a terra a pancia in giù e mi hanno colpito coi manganelli» ha
ribadito ieri. E ancora: «Quando mi sono rialzato sono salito in treno mi sono
messo le mani nei capelli e ho visto che erano piene di sangue. Sono entrato in
coma e poi il buio». Buio sulla sua vita: «Non ricordo nulla della mia
adolescenza». Buio sul futuro: «Menomazione della funzionalità degli arti,
gravi difficoltà nella favella», recita il capo d'imputazione. Buio anche
sull'amore: «La mia compagna mi ha lasciato. Perché? Lei continuerebbe la
relazione con un invalido?».
Da ieri agli
agenti imputati Luca Iodice, Antonio Tota, Massimo Coppola, Michele Granieri,
Bartolomeo Nemolato, Ivano Pangione, Valdimiro Rulli, tutti appartenenti alla
polizia di Stato in servizio al VII Reparto mobile di Bologna, si è aggiunto
anche il collega Giuseppe Valente. Anche lui deve rispondere come i suoi
colleghi di lesioni oltre che a Scaroni ad altri 22 tifosi del Brescia. Ci sono
anche le aggravanti: le aggressioni sono state commesse da più di 5 persone. E
ancora: sono state utilizzate armi. E l'ultima: gli agenti hanno violato «i
doveri inerenti la funzione di pubblico ufficiale» è l'accusa.
È stato il
collegio a dirottare l'ottavo imputato nel processo con gli altri colleghi nell'udienza
lampo di ieri davanti al tribunale, presieduto dal giudice Dario Bertezzolo (a
latere Silvestrini e Ferraro). Nessun disordine con la polizia e nessuna
tensione fuori dal tribunale. In aula, c'erano solo Paolo Scaroni e i genitori,
assistiti dall'avvocato Alessandro Mainardi e alcuni testimoni. Torneranno
venerdì quando il processo continuerà davanti al collegio presieduto da Marzio
Guidorizzi.
Quando
l'udienza è finita, Paolo è uscito dall'aula tra gli applausi dei tifosi
presenti che in coro urlavano «Vogliamo giustizia» e «Paolo sempre con noi». È
uscito anche l'avvocato degli 8 agenti di polizia, l'avvocato Maura Rosciani di
Ancona. «Non ci sono elementi agli atti che attestino la responsabilità dei
miei assistiti», ha attaccato. E a chi ha avanzato sospetti su possibili
intralci posti dalla stessa polizia alle indagini, il legale ha replicato che
«non ci sono stati né insabbiamenti né depistaggi». Pronta la controreplica
dell'avvocato di parte civile, Mainardi: «Si vede che Paolo si è fatto male da
solo».
Nell'inchiesta
resta un interrogativo. Gli imputati, sono solo agenti. Mancano, invece, i
dirigenti della polizia che hanno dato l'ordine di caricare nella stazione di
Porta Nuova. «Ora», dice Scaroni, «sono invalido al 100 per cento. E mi chiedo
sempre: perché?».
Giampaolo
Chavan
*****************************
14
ottobre 2011
Tpo: “A
Bankitalia la polizia voleva fare male”
14 ott. – “Ci
sono state due cariche a lato, a freddo e con l’intenzione chiarissima di far
male“. E’ la denuncia del Tpo che oggi nel corso di una conferenza stampa è
tornato su quanto accaduto mercoledì davanti alla sede di Bankitalia di
Bologna. Secondo la denuncia degli attivisti del centro sociale e di quelli del
collettivo Sadir la reazione delle forze dell’ordine, e precisamente del
Settimo reparto mobile della Polizia, sarebbe stata spropositata. Soprattutto,
gli attivisti denunciano che durante la seconda carica, alcuni agenti avrebbero
usato i manganelli in maniera impropria, dall’alto verso il basso, come
dimostra una foto scattata in piazza Cavour e mostrata durante la conferenza
stampa. A questo proposito gli attivisti chiedono a chiunque abbia fotografie e
video dei tafferugli di farsi avanti per allegare materiale alla querela che
Martina Fabbri, la ragazza 23enne che durante la carica è stata colpita alla
bocca riportando la frattura di quattro denti. Proprio la giovane, presente
alla conferenza stampa dice: “Non ero davanti ma dopo tre o quattro file di
persone. E’ arrivata una carica che non ci aspettavamo, non ho avuto il tempo
di fare niente, stavo per girarmi e scappare quando mi è arrivato un colpo
sulla spalla e sulla bocca“. Martina è la protagonista del video che trovate
qua sotto, realizzato dal Tpo, che ha un titolo evocativo: “Non ci toglierete
il sorriso“.
Alla
conferenza stampa del Tpo, era presente anche l’avvocato Patrizio Del Bello,
assistente del legale Simone Sabattini che segue la vicenda di Martina. Proprio
l’avvocato Del Bello ha messo in fila gli episodi simili avvenuti nel corso
degli ultimi anni che hanno avuto come protagonisti proprio gli uomini del
Settimo Reparto, il reparto di poliziotti bolognesi “famoso per la maglietta ‘A
Genova c’ero anch’io’ e la foto del poliziotto che schiaccia un manifestante
sotto il ginocchio“. L’elenco degli episodi è lungo: dagli incidenti davanti al
Motor Show dello scorso dicembre a quelli fuori dalla stazione dello stesso
periodo, la “testa spaccata” ancora ad una ragazza davanti al Cie nel 2007, le
manganellate all’ingresso del rettorato nel 2008 ed una “lesione abbastanza
grave” ai danni sempre di una ragazza. Poi ancora, gli scontri per cacciare
Giuliano Ferrara da piazza Maggiore, nel 2008: anche in questo caso una
ragazza, “già risarcita- riferisce Del Bello- a seguito di una lesione alla
cornea”. Un bilancio che parla “sempre di ragazze poco più che ventenni
sottolinea Del Bello- che, ai margini delle manifestazioni, vengono colpite su
denti, naso o occhi”: forse c’è qualcuno “che pensa di ‘educare’ queste
ragazze, invitandole a restare a casa?”.
*****************************
19
dicembre 2011
G8 Genova:
Cassazione conferma condanne per 4 agenti
La Corte di Cassazione ha
confermato la pena a 4 anni di reclusione ciascuno inflitta dalla corte
d’appello di Genova per quattro poliziotti accusati di aver arrestato
illegalmente due studenti spagnoli durante le manifestazioni del G8 di Genova
nel luglio 2001. In
primo grado erano stati tutti assolti e in secondo grado, nel luglio 2010, la
sentenza era stata ribaltata. I poliziotti sono Antonio Cecere, Luciano
Beretti, Marco Neri e Simone Volpini. Le accuse a loro carico erano quelle di
falso ideologico in atti pubblici, calunnia e abuso d’ufficio ma su questi
ultimi due reati era stata dichiarata la prescrizione.
L’inchiesta
che li ha portati sul banco degli imputati riguardava gli scontri avvenuti il
20 luglio 2001 in
piazza Manin dove manifestavano diverse associazioni religiose e di pacifisti.
I poliziotti, in forza al VII Reparto Mobile di Bologna, furono inviati in
piazza dove alcuni black bloc si sarebbero infiltrati. Fra gli arrestati vi
furono i due spagnoli che, secondo il pm, sarebbero stati accusati ingiustamente
di aver lanciato una bottiglia incendiaria l’uno e di essersi scagliato contro
gli agenti impugnando una sbarra di ferro il secondo. Ad appellarsi contro la
sentenza di primo grado erano stati il pm Francesco Albini Cardona che aveva
chiesto 4 anni e le parti civili, gli avvocati Emanuele Tambuscio e Laura
Tartarini.
*****************************
Le Autorità della classe
dominante e le forze dell’ordine operano sempre più apertamente in violazione
delle leggi e della Costituzione vigenti (violazione dei diritti fondamentali
della persona: intimidazioni, torture, massacri; violazioni delle libertà
politiche, sindacali e di associazione, schedature, provocazioni, divieti di
manifestazioni, ecc.).
Denunciare e lottare
contro questi abusi e violazioni è un dovere democratico!
Contrastare ogni attacco,
arbitrio e illegalità e usarlo per rafforzare la mobilitazione e
l’organizzazione popolare e sviluppare la solidarietà di classe è la strada per
impedire che si ripetano: la lotta paga!
Il processo che si apre a Bologna il 31 gennaio per “Caccia allo sbirro”
non è altro che il tentativo di punire e scoraggiare chi apertamente sostiene e
riconosce il diritto sacrosanto delle masse popolari a difendersi da manovre e
abusi commessi dagli apparati repressivi.
Facciamo appello a tutte le organizzazioni comuniste, antimperialiste
e progressiste, ai sinceri democratici, agli organismi e movimenti di lotta, giuristi,
avvocati, giornalisti, esponenti politici e sindacali
- a respingere la
campagna in atto di criminalizzazione contro quanti denunciano, smascherano e
lottano contro i crimini commessi dalle forze dell’ordine,
- a dare il proprio
contributo (politico ed economico) alla battaglia per la piena assoluzione dei
compagni processati.
Anonimato vuol dire licenza di
picchiare, torturare, minacciare e orchestrare provocazioni, garanzia di
impunità e magari anche di fare carriera!
Dieci, cento, mille siti contro
gli abusi di polizia, per il controllo e la vigilanza democratica! VII Reparto
Mobile di Bologna: se li conosci almeno li eviti!
Per il codice identificativo
degli agenti in servizio di ordine pubblico! Per l’introduzione del reato di
tortura nel nostro paese!
Firma l’appello “Estendere
e rafforzare la vigilanza democratica!”
Invia la tua adesione a vigilanzademocratica at carc.it
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
- Prev by Date: Torino. Il 20 gennaio sentenza al processo Croce Rossa
- Next by Date: Videoinchiesta: 'Assicurati che non sia immigrato'
- Previous by thread: Torino. Il 20 gennaio sentenza al processo Croce Rossa
- Next by thread: Videoinchiesta: 'Assicurati che non sia immigrato'
- Indice: