[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Resistenza] Fare del 12 dicembre una giornata di mobilitazione generale
- Subject: [Resistenza] Fare del 12 dicembre una giornata di mobilitazione generale
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Wed, 7 Dec 2011 14:39:26 -0800 (PST)
- Delivered-to: resistenza at lists.riseup.net
- List-archive: <https://lists.riseup.net/www/arc/resistenza>
- List-help: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=help>
- List-id: <resistenza.lists.riseup.net>
- List-owner: <mailto:resistenza-request@lists.riseup.net>
- List-post: <mailto:resistenza@lists.riseup.net>
- List-subscribe: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=subscribe%20resistenza>
- List-unsubscribe: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=unsubscribe%20resistenza>
- Sender: resistenza-owner at lists.riseup.net
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454
e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
Direzione Nazionale
Comunicato del 7.12.11
Impedire che il governo di Monti e dei tecnici della BCE e del FMI si
consolidi: farebbe peggio di Berlusconi!
Nessuna misura lacrime e sangue per salvare le banche e gli speculatori!
Fare del 12 dicembre una giornata di mobilitazione generale
- per cacciare il governo dei
fantocci della BCE e del FMI
- per estendere e rafforzare la ribellione e la disobbedienza ai
sacrifici imposti dalle autorità dei padroni e del mercato finanziario
- per costruire un governo di emergenza popolare che abolisca il debito
pubblico e attui misure d’emergenza per eliminare da subito gli effetti
peggiori della crisi, anche se sono misure che vanno contro gli interessi dei
padroni, dei banchieri e del Vaticano e i diktat della comunità internazionale
degli speculatori!
Il primo “effetto collaterale”
dell’installazione del nuovo governo è stato che Marchionne ha anticipato la
chiusura di Termini Imerese e ha deciso di estendere il “modello Pomigliano” a
tutti gli stabilimenti FIAT in un colpo solo, anziché fabbrica per fabbrica. La
prima azione diretta del governo Monti è una manovra che taglia le pensioni e
allunga l’età pensionabile, reintroduce l’ICI sulla prima casa (e
contestualmente rivaluta del 60% gli estimi catastali), aumenta il prezzo dei
carburanti e l’IVA: una mannaia sui pensionati, sui lavoratori e su tutte le
masse popolari!
Altro che “lasciarlo lavorare”,
“stare a vedere cosa fa”! Monti ha un solo compito: imporre con maggiore
efficacia la politica di macelleria sociale della banda Berlusconi, con le buone o le cattive. Bisogna impedire che
il governo Monti si consolidi!
La prima risposta alla manovra Monti
sono stati gli scioperi spontanei e i blocchi stradali degli operai della Same
(Treviglio-BG) e della Piaggio (Pontedera-PI), ma anche della Fabio Perini
(Lucca), della Ferrari (MO) e di altre fabbriche.
Subito dopo CGIL, CISL e UIL (e
persino l’UGL) hanno concordato di proclamare uno sciopero generale per il 12
dicembre: è segno che la destra sindacale e i sindacati complici hanno difficoltà
a “gestire” tra lavoratori e pensionati le misure del governo Monti, per
mantenere il loro ruolo e il seguito tra i lavoratori e le masse popolari
devono andare oltre la semplice lamentela.
Sicuramente cercano di contenere e
deviare con uno sciopero simbolico e rituale di 3 ore la rabbia e la
mobilitazione che cresce tra i lavoratori e le masse popolari, ma la cosa
importante è che hanno dovuto indire sciopero.
Gli operai, gli altri lavoratori, i
delegati combattivi e d’avanguardia, le organizzazioni sindacali conflittuali
(FIOM, USB e gli altri sindacati di base) possono e devono sfruttare il fatto
che la Camusso, Bonanni, Angeletti e anche Centrella) sono stati costretti a
chiamare in piazza anche lavoratori e pensionati a cui fino a ieri la CGIL diceva
di “aspettare e sperare in Monti” e la CISL, la UIL e l’UGL assicuravano che
“scioperare non serve a niente” e che “Pomigliano era un'eccezione”, per fare
del 12 dicembre una giornata di sciopero generale, vero e generalizzato, uno
sciopero politico!
- Mettere al centro dello sciopero
generale del 12 dicembre l’obiettivo di cacciare il governo dei fantocci della
BCE e del FMI, di abolire il debito pubblico e porre fine al dominio del
mercato finanziario e delle sue istituzioni sul nostro paese e sul nostro
avvenire e costruire una “soluzione politica alla crisi” positiva per le masse
popolari, non una “correzione della manovra Monti” per far pagare un po’ di più
anche i ricchi o per ridurre l’entità della rapina dei pensionati, dei
lavoratori e delle masse popolari. Non è che siccome ai ricchi viene fatta
pagare qualche briciola in più, i lavoratori e i pensionati devono accettare di
essere strangolati! Non è che i lavoratori e i pensionati devono accettare di
farsi togliere 80 anziché 100!
- Allungare a 8 e più ore la durata
dello sciopero e organizzare iniziative di protesta e di lotta che estendano la
ribellione e la disobbedienza ai sacrifici del governo dei fantocci della BCE e
del FMI.
- Promuovere la più ampia
partecipazione allo sciopero delle organizzazioni operaie e popolari: Monti
avrà anche un’ampia fiducia in Parlamento, ma non ha la fiducia né l’appoggio
del movimento che da Pomigliano in poi è cresciuto e si è rafforzato in tutto
il paese. E non perché non è stato eletto, ma perché è il governo di chi ci ha
trascinati nella crisi, di chi sta seminando miseria, disoccupazione,
precarietà, degrado, devastazione e guerra, nel nostro paese e nel mondo
intero, pur di mantenere in piedi un sistema che gli assicura ricchezze, poteri
e privilegi.
- Promuovere la partecipazione allo
sciopero anche dei lavoratori dei trasporti, dei servizi pubblici essenziali e
della pubblica amministrazione che invece CGIL, CISL e UIL hanno deciso di far
scioperare in altra data: o aderendo
allo sciopero oppure organizzando collettivamente per il 12 dicembre
iniziative di lotta quali non far pagare ticket in ospedale e i biglietti dei
trasporti, dei musei, ecc., perché sia veramente sciopero generale, senza
l’esclusione di intere categorie di lavoratori.
- Approfittare dello sciopero
unitario per trascinare alla lotta anche i lavoratori ancora iscritti a CISL e
UIL. Ce ne sono le condizioni! Un esempio per tutti: alla FIAT di Cassino (FR),
dove CISL e UIL sono ben più forti che non a Pomigliano, in un'assemblea interna
tenutasi il 1° dicembre è successo per la prima volta che i sindacalisti della
CISL e della UIL sono stati contestati pesantemente non solo dai “soliti
facinorosi” della FIOM e dei sindacati di base, ma anche dai loro stessi
iscritti.
L’Al-Cobas ha aderito con propri
obiettivi e parole d’ordine allo sciopero di lunedì: “L’A.L.Cobas-Cub, in
considerazione della gravità dell’attacco portato dal governo Monti, invita
tutti i lavoratori alla massima mobilitazione, per il ritiro di questa manovra. Bisogna mobilitarsi unitariamente e subito,
contro questo ennesimo schiaffo alla classe lavoratrice pubblica e privata, ai
pensionati, ai giovani, ai precari, con mobilitazione e presidi a partire dallo
sciopero del 12 dicembre, proclamato dalla CGIL a cui la nostra organizzazione
aderisce ed organizza la presenza alle manifestazioni. È indispensabile inoltre che tutto il sindacalismo
di base in modo unitario e senza esitazioni, costruisca l’unità d’azione di
tutto il mondo del lavoro, degli studenti, dei pensionati, dei
disoccupati, perché si arrivi ad uno sciopero generale di otto ore con
manifestazioni in tutto il paese”.
Che gli altri sindacati di base
seguano questo esempio, a partire dall’USB, dallo Slai Cobas, dal Cib Unicobas, dallo
Snater, dall’USI che il 3 dicembre a Roma hanno tenuto un’assemblea nazionale
per “intraprendere azioni tese all'accumulo di energie e di forze” e costruire
“una campagna nazionale e generale di
forte opposizione sindacale e sociale al governo Monti, commissario
straordinario dei poteri forti. Una 'medicina' peggiore della malattia, un
paradosso per una crisi creata dagli speculatori Goldman & Sachs,
Trilateral, Bilderberg, dalla UE, dalla BCE e dalla Banca Mondiale”.
Se non contrappongono le loro organizzazioni sindacali a quelle della Camusso,
di Bonanni e Angeletti ma mettono veramente al centro l’“accumulo di energie e
forze”, “le più ampie alleanze con tutti quei soggetti sociali che nel nostro
paese si battono per la difesa dei beni comuni, dell’ambiente, la scuola
pubblica, contro tutte le privatizzazioni, per i diritti dei migranti”, l’USB e
gli altri sindacati di base possono mandare all’aria il tentativo di ridurre lo
sciopero a una sfilata, inconcludente ai fini della lotta contro la manovra
Monti, il piano Marchionne, l’art. 8 e la difesa del CCNL e demoralizzante ai
fini dell’“accumulo di energie e forze”
e fare del 12 dicembre una giornata che rafforzi e assesti una mazzata a Monti
e ai suoi mandanti nostrani e internazionali.
Insieme ai sindacati di base, anche
la sinistra della FIOM e della CGIL può concorrere allo stesso obiettivo. Se
non si limita a denunciare le contraddizioni di uno sciopero insieme a CISL e
UIL che “stanno accettando la manovra Marchionne, contro i diritti dei
lavoratori e contro tutti i sindacati che ad esso si oppongono” (dal sito della
Rete 28 Aprile”). Se non si limita a proclamare che “se si sciopera assieme si
abbia il coraggio di affrontare pubblicamente le differenze, di dire cosa si
vuole, di non ignorare i tanti fronti aperti all’aggressione dei diritti dei
lavoratori. La Fiom è costretta a gestire autonomamente la giornata del 12
dicembre, non solo con l’allungamento delle ore di sciopero, ma con una propria
piattaforma che affronta anche l’aggressione della Fiat. Questa questione non
riguarda solo i metalmeccanici, ma tutti i lavoratori italiani. Marchionne fa
in fabbrica quello che Monti fa nel paese. Se non lo si dice con chiarezza le
ore di sciopero diventano inefficaci”. Ma fa vivere, nelle parole d’ordine,
nelle iniziative di protesta e di lotta, nella mobilitazione dei delegati di
base, nella chiamata in piazza delle organizzazioni popolari, che il 12
dicembre si sciopera “contro Monti, contro Marchionne, contro la manovra e
contro gli accordi separati”.
Vari esponenti e delegati dell’USB,
di altri sindacati di base, della FIOM e della sinistra CGIL nei mesi scorsi
hanno insieme promosso, con l’assemblea nazionale del 1° ottobre la cui seconda
tappa sarà il 17 dicembre, il coordinamento e la mobilitazione ad ampio raggio per costruire una soluzione politica alla crisi e un
programma incentrato su 5 punti: non
pagare il debito, drastico
taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, giustizia e
diritti per tutto il mondo del lavoro, i beni comuni per un nuovo modello di sviluppo, una rivoluzione per la democrazia. Soluzione
politica della crisi, se le parole hanno un senso, significa che ci vuole un
governo deciso a far fronte alla situazione anche a costo di dispiacere alle
istituzioni e agli esponenti della comunità internazionale degli speculatori!
L’alternativa a Monti e Passera è un governo di emergenza popolare. Solo un governo simile può abolire il
debito pubblico (tutelando solo i piccoli risparmiatori), far
fronte alle ritorsioni degli organismi internazionali e della borghesia e del
clero “nostrani” e provvedere all’attività economica
del paese con misure d’emergenza:
1. assegnare a ogni azienda compiti
produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano
nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa),
2. distribuire i prodotti alle
famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e
criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
3. assegnare ad ogni individuo un
lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa
esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la
partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere
licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve
essere emarginato),
4. eliminare attività e produzioni
inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri
compiti,
5. avviare la riorganizzazione delle
altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo
sistema di distribuzione,
6. stabilire relazioni di
solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle
con noi.
Rendere ingovernabile il paese ai fantocci della BCE, del FMI, ai
portavoce della Confindustria, agli esponenti della malavita e del Vaticano!
Come non sono servite le elezioni per
nominare Monti a capo del governo, così non servono e non serviranno per
formare un nuovo governo, però composto da persone che godono della fiducia
delle organizzazioni operaie e popolari. Bisogna rendere ingovernabile il paese
al governo Monti e ai poteri forti moltiplicando mobilitazioni, iniziative e
lotte, estendendo i metodi del movimento NO TAV e degli operai di Fincantieri,
sviluppando campagne come quella dell’autoriduzione delle tariffe dell’acqua:
proteste e boicottaggio dell’attività delle Autorità; campagne di disobbedienza
e insubordinazione alle loro misure, appropriazione organizzata di beni e
servizi in modo da assicurare a tutta la popolazione il necessario per una vita
dignitosa, rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui; occupazione
di fabbriche, scuole, stabili, uffici pubblici, banche, piazze; sviluppo di
attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base
solidaristica locale; promozione di azioni autonome dal governo centrale da
parte delle Amministrazioni Locali (in primo luogo per attuare la parola
d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”).
Unire le forze, tenere l’iniziativa in mano! Passare dalla difesa
all’attacco!
Le organizzazioni sindacali non
asservite (la FIOM, la sinistra CGIL, l’USB e gli altri sindacati di base)
insieme alle grandi associazioni popolari, alle reti ambientaliste, ai comitati
per i beni comuni, ai coordinamenti immigrati, alle reti di studenti,
insegnanti e ricercatori, alle organizzazioni dei precari hanno la forza, il
seguito, l’autorevolezza per promuovere una mobilitazione generale e permanente
fino a imporre un proprio governo d’emergenza.
“Ogni progetto che si limita a
promuovere, tanto peggio se si limita addirittura solo a invocare la
costituzione di un movimento di opposizione al governo Monti è destinato al
fallimento: per la mancanza di risultati e l’inefficacia delle iniziative che
da esso deriveranno, per la mancanza di determinazione e di coscienza implicita
nel limitarsi all’opposizione nel contesto sociale, economico e politico di
oggi. Se hai la forza di opporti ai promotori di tanto disastro, perché non
prendi il potere? Come puoi opporti al disastro, se non sai cosa sostituire al
disastro stesso? Se sai cosa sostituire, perché non lo proponi? Chi si limita a
priori all’opposizione, nelle circostanze attuali è condannato all’impotenza e
in definitiva a servire i vertici della Repubblica Pontificia e i loro disegni
criminali. (...) Per porre fine al triste presente, per raccogliere e
mobilitare le forze necessarie per porci fine, bisogna avere un avvenire da
sostituire al presente. Questo avvenire è solo il socialismo” (dal comunicato
del (n)PCI, n. 42).
Per uscire dalla crisi
del capitalismo dobbiamo uscire dal capitalismo!
Dobbiamo instaurare al suo posto un sistema di produzione e
di scambio in cui l’intesa, la pianificazione e la decisione collettiva
prendono il posto del mercato, della speculazione e del profitto, un sistema in
cui tutti i beni e servizi necessari a una vita sicura e dignitosa non siano
venduti come merce e a disposizione solo di chi ha i soldi per pagarli, ma
siano gestiti pubblicamente e liberamente disponibili. Dobbiamo fare
dell’Italia un nuovo paese socialista. Il governo di emergenza popolare è il
primo passo in questa direzione!
O subiamo la
guerra dei padroni e delle loro autorità o la combattiamo a modo nostro, con
ogni mezzo!
Organizziamoci per vincere!
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
- Prev by Date: Cina: diritti umani negati! Libertà per Liu Xiaobo!
- Next by Date: Roma, 10 dicembre 2011 - Workshop aperto La Palestina come bene comune (zst)
- Previous by thread: Cina: diritti umani negati! Libertà per Liu Xiaobo!
- Next by thread: Roma, 10 dicembre 2011 - Workshop aperto La Palestina come bene comune (zst)
- Indice: