[Resistenza] Fare del 12 dicembre una giornata di mobilitazione generale



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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
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Direzione Nazionale
 
Comunicato del 7.12.11
Impedire che il governo di Monti e dei tecnici della BCE e del FMI si consolidi: farebbe peggio di Berlusconi!
Nessuna misura lacrime e sangue per salvare le banche e gli speculatori!
Fare del 12 dicembre una giornata di mobilitazione generale
-  per cacciare il governo dei fantocci della BCE e del FMI
- per estendere e rafforzare la ribellione e la disobbedienza ai sacrifici imposti dalle autorità dei padroni e del mercato finanziario
- per costruire un governo di emergenza popolare che abolisca il debito pubblico e attui misure d’emergenza per eliminare da subito gli effetti peggiori della crisi, anche se sono misure che vanno contro gli interessi dei padroni, dei banchieri e del Vaticano e i diktat della comunità internazionale degli speculatori!
 
Il primo “effetto collaterale” dell’installazione del nuovo governo è stato che Marchionne ha anticipato la chiusura di Termini Imerese e ha deciso di estendere il “modello Pomigliano” a tutti gli stabilimenti FIAT in un colpo solo, anziché fabbrica per fabbrica. La prima azione diretta del governo Monti è una manovra che taglia le pensioni e allunga l’età pensionabile, reintroduce l’ICI sulla prima casa (e contestualmente rivaluta del 60% gli estimi catastali), aumenta il prezzo dei carburanti e l’IVA: una mannaia sui pensionati, sui lavoratori e su tutte le masse popolari!
Altro che “lasciarlo lavorare”, “stare a vedere cosa fa”! Monti ha un solo compito: imporre con maggiore efficacia la politica di macelleria sociale della banda Berlusconi, con  le buone o le cattive. Bisogna impedire che il governo Monti si consolidi!
 
La prima risposta alla manovra Monti sono stati gli scioperi spontanei e i blocchi stradali degli operai della Same (Treviglio-BG) e della Piaggio (Pontedera-PI), ma anche della Fabio Perini (Lucca), della Ferrari (MO) e di altre fabbriche.
Subito dopo CGIL, CISL e UIL (e persino l’UGL) hanno concordato di proclamare uno sciopero generale per il 12 dicembre: è segno che la destra sindacale e i sindacati complici hanno difficoltà a “gestire” tra lavoratori e pensionati le misure del governo Monti, per mantenere il loro ruolo e il seguito tra i lavoratori e le masse popolari devono andare oltre la semplice lamentela.
Sicuramente cercano di contenere e deviare con uno sciopero simbolico e rituale di 3 ore la rabbia e la mobilitazione che cresce tra i lavoratori e le masse popolari, ma la cosa importante è che hanno dovuto indire sciopero.
Gli operai, gli altri lavoratori, i delegati combattivi e d’avanguardia, le organizzazioni sindacali conflittuali (FIOM, USB e gli altri sindacati di base) possono e devono sfruttare il fatto che la Camusso, Bonanni, Angeletti e anche Centrella) sono stati costretti a chiamare in piazza anche lavoratori e pensionati a cui fino a ieri la CGIL diceva di “aspettare e sperare in Monti” e la CISL, la UIL e l’UGL assicuravano che “scioperare non serve a niente” e che “Pomigliano era un'eccezione”, per fare del 12 dicembre una giornata di sciopero generale, vero e generalizzato, uno sciopero politico!
- Mettere al centro dello sciopero generale del 12 dicembre l’obiettivo di cacciare il governo dei fantocci della BCE e del FMI, di abolire il debito pubblico e porre fine al dominio del mercato finanziario e delle sue istituzioni sul nostro paese e sul nostro avvenire e costruire una “soluzione politica alla crisi” positiva per le masse popolari, non una “correzione della manovra Monti” per far pagare un po’ di più anche i ricchi o per ridurre l’entità della rapina dei pensionati, dei lavoratori e delle masse popolari. Non è che siccome ai ricchi viene fatta pagare qualche briciola in più, i lavoratori e i pensionati devono accettare di essere strangolati! Non è che i lavoratori e i pensionati devono accettare di farsi togliere 80 anziché 100!
- Allungare a 8 e più ore la durata dello sciopero e organizzare iniziative di protesta e di lotta che estendano la ribellione e la disobbedienza ai sacrifici del governo dei fantocci della BCE e del FMI.
- Promuovere la più ampia partecipazione allo sciopero delle organizzazioni operaie e popolari: Monti avrà anche un’ampia fiducia in Parlamento, ma non ha la fiducia né l’appoggio del movimento che da Pomigliano in poi è cresciuto e si è rafforzato in tutto il paese. E non perché non è stato eletto, ma perché è il governo di chi ci ha trascinati nella crisi, di chi sta seminando miseria, disoccupazione, precarietà, degrado, devastazione e guerra, nel nostro paese e nel mondo intero, pur di mantenere in piedi un sistema che gli assicura ricchezze, poteri e privilegi.
- Promuovere la partecipazione allo sciopero anche dei lavoratori dei trasporti, dei servizi pubblici essenziali e della pubblica amministrazione che invece CGIL, CISL e UIL hanno deciso di far scioperare in altra data: o aderendo  allo sciopero oppure organizzando collettivamente per il 12 dicembre iniziative di lotta quali non far pagare ticket in ospedale e i biglietti dei trasporti, dei musei, ecc., perché sia veramente sciopero generale, senza l’esclusione di intere categorie di lavoratori.
- Approfittare dello sciopero unitario per trascinare alla lotta anche i lavoratori ancora iscritti a CISL e UIL. Ce ne sono le condizioni! Un esempio per tutti: alla FIAT di Cassino (FR), dove CISL e UIL sono ben più forti che non a Pomigliano, in un'assemblea interna tenutasi il 1° dicembre è successo per la prima volta che i sindacalisti della CISL e della UIL sono stati contestati pesantemente non solo dai “soliti facinorosi” della FIOM e dei sindacati di base, ma anche dai loro stessi iscritti.
 
L’Al-Cobas ha aderito con propri obiettivi e parole d’ordine allo sciopero di lunedì: “L’A.L.Cobas-Cub, in considerazione della gravità dell’attacco portato dal governo Monti, invita tutti i lavoratori alla massima mobilitazione, per il ritiro di questa manovra.  Bisogna mobilitarsi unitariamente e subito, contro questo ennesimo schiaffo alla classe lavoratrice pubblica e privata, ai pensionati, ai giovani, ai precari, con mobilitazione e presidi a partire dallo sciopero del 12 dicembre, proclamato dalla CGIL a cui la nostra organizzazione aderisce ed organizza la presenza alle manifestazioni. È indispensabile inoltre che tutto il sindacalismo di base in modo unitario e senza esitazioni, costruisca l’unità d’azione di tutto il mondo del lavoro, degli studenti, dei pensionati, dei disoccupati, perché si arrivi ad uno sciopero generale di otto ore con manifestazioni in tutto il paese”.
Che gli altri sindacati di base seguano questo esempio, a partire dall’USB, dallo Slai Cobas, dal Cib Unicobas, dallo Snater, dall’USI che il 3 dicembre a Roma hanno tenuto un’assemblea nazionale per “intraprendere azioni tese all'accumulo di energie e di forze” e costruire “una campagna nazionale e generale di forte opposizione sindacale e sociale al governo Monti, commissario straordinario dei poteri forti. Una 'medicina' peggiore della malattia, un paradosso per una crisi creata dagli speculatori Goldman & Sachs, Trilateral,  Bilderberg, dalla UE, dalla BCE e dalla Banca Mondiale”. Se non contrappongono le loro organizzazioni sindacali a quelle della Camusso, di Bonanni e Angeletti ma mettono veramente al centro l’“accumulo di energie e forze”, “le più ampie alleanze con tutti quei soggetti sociali che nel nostro paese si battono per la difesa dei beni comuni, dell’ambiente, la scuola pubblica, contro tutte le privatizzazioni, per i diritti dei migranti”, l’USB e gli altri sindacati di base possono mandare all’aria il tentativo di ridurre lo sciopero a una sfilata, inconcludente ai fini della lotta contro la manovra Monti, il piano Marchionne, l’art. 8 e la difesa del CCNL e demoralizzante ai fini  dell’“accumulo di energie e forze” e fare del 12 dicembre una giornata che rafforzi e assesti una mazzata a Monti e ai suoi mandanti nostrani e internazionali.
 
Insieme ai sindacati di base, anche la sinistra della FIOM e della CGIL può concorrere allo stesso obiettivo. Se non si limita a denunciare le contraddizioni di uno sciopero insieme a CISL e UIL che “stanno accettando la manovra Marchionne, contro i diritti dei lavoratori e contro tutti i sindacati che ad esso si oppongono” (dal sito della Rete 28 Aprile”). Se non si limita a proclamare che “se si sciopera assieme si abbia il coraggio di affrontare pubblicamente le differenze, di dire cosa si vuole, di non ignorare i tanti fronti aperti all’aggressione dei diritti dei lavoratori. La Fiom è costretta a gestire autonomamente la giornata del 12 dicembre, non solo con l’allungamento delle ore di sciopero, ma con una propria piattaforma che affronta anche l’aggressione della Fiat. Questa questione non riguarda solo i metalmeccanici, ma tutti i lavoratori italiani. Marchionne fa in fabbrica quello che Monti fa nel paese. Se non lo si dice con chiarezza le ore di sciopero diventano inefficaci”. Ma fa vivere, nelle parole d’ordine, nelle iniziative di protesta e di lotta, nella mobilitazione dei delegati di base, nella chiamata in piazza delle organizzazioni popolari, che il 12 dicembre si sciopera “contro Monti, contro Marchionne, contro la manovra e contro gli accordi separati”.
 
Vari esponenti e delegati dell’USB, di altri sindacati di base, della FIOM e della sinistra CGIL nei mesi scorsi hanno insieme promosso, con l’assemblea nazionale del 1° ottobre la cui seconda tappa sarà il 17 dicembre, il coordinamento e la mobilitazione ad ampio raggio per costruire una soluzione politica alla crisi e un programma incentrato su 5 punti: non pagare il debito, drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro, i beni comuni per un nuovo modello di sviluppo, una rivoluzione per la democrazia. Soluzione politica della crisi, se le parole hanno un senso, significa che ci vuole un governo deciso a far fronte alla situazione anche a costo di dispiacere alle istituzioni e agli esponenti della comunità internazionale degli speculatori!
 
L’alternativa a Monti e Passera è un governo di emergenza popolare. Solo un governo simile può abolire il debito pubblico (tutelando solo i piccoli risparmiatori), far fronte alle ritorsioni degli organismi internazionali e della borghesia e del clero “nostrani” e provvedere all’attività economica del paese con misure d’emergenza:
1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa),
2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
3. assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato),
4. eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,
5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,
6. stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
 
Rendere ingovernabile il paese ai fantocci della BCE, del FMI, ai portavoce della Confindustria, agli esponenti della malavita e del Vaticano!
Come non sono servite le elezioni per nominare Monti a capo del governo, così non servono e non serviranno per formare un nuovo governo, però composto da persone che godono della fiducia delle organizzazioni operaie e popolari. Bisogna rendere ingovernabile il paese al governo Monti e ai poteri forti moltiplicando mobilitazioni, iniziative e lotte, estendendo i metodi del movimento NO TAV e degli operai di Fincantieri, sviluppando campagne come quella dell’autoriduzione delle tariffe dell’acqua: proteste e boicottaggio dell’attività delle Autorità; campagne di disobbedienza e insubordinazione alle loro misure, appropriazione organizzata di beni e servizi in modo da assicurare a tutta la popolazione il necessario per una vita dignitosa, rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui; occupazione di fabbriche, scuole, stabili, uffici pubblici, banche, piazze; sviluppo di attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale; promozione di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali (in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”).
 
Unire le forze, tenere l’iniziativa in mano! Passare dalla difesa all’attacco!
Le organizzazioni sindacali non asservite (la FIOM, la sinistra CGIL, l’USB e gli altri sindacati di base) insieme alle grandi associazioni popolari, alle reti ambientaliste, ai comitati per i beni comuni, ai coordinamenti immigrati, alle reti di studenti, insegnanti e ricercatori, alle organizzazioni dei precari hanno la forza, il seguito, l’autorevolezza per promuovere una mobilitazione generale e permanente fino a imporre un proprio governo d’emergenza.
 
“Ogni progetto che si limita a promuovere, tanto peggio se si limita addirittura solo a invocare la costituzione di un movimento di opposizione al governo Monti è destinato al fallimento: per la mancanza di risultati e l’inefficacia delle iniziative che da esso deriveranno, per la mancanza di determinazione e di coscienza implicita nel limitarsi all’opposizione nel contesto sociale, economico e politico di oggi. Se hai la forza di opporti ai promotori di tanto disastro, perché non prendi il potere? Come puoi opporti al disastro, se non sai cosa sostituire al disastro stesso? Se sai cosa sostituire, perché non lo proponi? Chi si limita a priori all’opposizione, nelle circostanze attuali è condannato all’impotenza e in definitiva a servire i vertici della Repubblica Pontificia e i loro disegni criminali. (...) Per porre fine al triste presente, per raccogliere e mobilitare le forze necessarie per porci fine, bisogna avere un avvenire da sostituire al presente. Questo avvenire è solo il socialismo” (dal comunicato del (n)PCI, n. 42).
 
Per uscire dalla crisi del capitalismo dobbiamo uscire dal capitalismo!
Dobbiamo instaurare al suo posto un sistema di produzione e di scambio in cui l’intesa, la pianificazione e la decisione collettiva prendono il posto del mercato, della speculazione e del profitto, un sistema in cui tutti i beni e servizi necessari a una vita sicura e dignitosa non siano venduti come merce e a disposizione solo di chi ha i soldi per pagarli, ma siano gestiti pubblicamente e liberamente disponibili. Dobbiamo fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Il governo di emergenza popolare è il primo passo in questa direzione!
O subiamo la guerra dei padroni e delle loro autorità o la combattiamo a modo nostro, con ogni mezzo!
Organizziamoci per vincere!
 

 

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Cordiali saluti dalla redazione di:
RESISTENZA

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