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Torino. Punto info No Crisi
- Subject: Torino. Punto info No Crisi
- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Mon, 21 Nov 2011 16:44:28 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Torino. Punto info No Crisi Martedì 22 novembre Punto info No Crisi in via Po 16 dalle ore 17 Dalla padella nella brace Il governo è cambiato ma la ricetta non cambia. Il conto della crisi lo devono pagare i lavoratori, i pensionati, i giovani schiacciati da una vita precaria. Prima di andarsene la banda Berlusconi ha approvato il patto di stabilità, la vecchia legge finanziaria, aggiungendo fiele ad una minestra già amarissima. Aumento dell’età pensionabile, ticket sanitari, blocco dei contratti, licenziamenti facili, tredicesima a rischio, svendita del patrimonio pubblico, privatizzazione dei servizi, eliminazione di ogni garanzia per chi lavora fanno parte del pacchetto avvelenato servito alla povera gente. Da anni il lavoro è diventato una roulette russa: i lavori precari, malpagati, pericolosi, in nero sono diventati la regola per tutti. Chi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. Chi governa racconta la favola che sfruttati e sfruttatori stanno sulla stessa barca e elargisce continui regali ai padroni. I padroni si sentono forti e passano all’incasso di quel che resta di garanzie, libertà, salario. Un macello che gronda sangue. Le vicende di Pomigliano e Mirafiori dimostrano che, se non si inverte la rotta, non ci sarà freno alla corsa all’incasso di chi lucra sulla vita di tutti. I più colpiti sono i lavoratori immigrati, costretti dalle leggi razziste a piegare la testa, pena la perdita del lavoro e quindi del permesso di rimanere in Italia. Il lavoro, che ricatta la vita di tutti, è una vera catena per chi rischia di essere rinchiuso in un CIE, di venire deportato lontano dalla sua vita, dai suoi cari, dalla speranza di un futuro migliore. I campi tende per immigrati, il prolungamento ad un anno e mezzo della detenzione nei CIE, la repressione sempre più dura verso chi lotta contro il caporalato, il lavoro servile, la reclusione amministrativa sono solo le punte di un enorme iceberg. E va sempre peggio. Tanti non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, a pagare il fitto e il mutuo, rischiando di finire in strada. A Torino si moltiplicano gli sfratti, mentre ci sono 150.000 appartamenti vuoti. Dicono che non ci sono soldi. Mentono. I soldi per le guerre, per le armi, per le grandi opere inutili li trovano sempre. Aumenta la spesa bellica e si moltiplicano i tagli per ospedali, trasporti locali, scuole. La nuova linea tra Torino e Lyon che cercano da sei mesi di imporre con la forza, occupando militarmente il territorio, è un affare da 22 miliardi di euro. Un centimetro di Tav costa 1.200 euro, come lo stipendio di un operaio. Il Comune di Torino, per far fronte al debito, sta mettendo in vendita la GTT, l’azienda dei trasporti e la Smat, quella dei rifiuti: pur di fare cassa cancellano quel che resta dei servizi per handicappati e anziani. Così toccherà a tutti pagare per l’enorme buco delle olimpiadi. Hanno fatto un governo di tecnici. La politica fa un passo indietro e si affida a chi, per lavoro, sa far funzionare bene il sistema di sfruttamento ed oppressione nel quale siamo forzati a vivere. Un militare per fare la guerra fuori casa, un prefetto per la guerra in casa, un po’ di banchieri per imporre le ricette dell’Europa e del Fondo Monetario Internazionale. Il tutto all’ombra del Vaticano che benedice un esecutivo “tecnico ma di osservanza vaticana”. Ma c’è chi non ci sta, chi si ribella ad un destino già scritto, chi vuole riprendersi il futuro. Sono i No Tav, che da Torino alla Valsusa, resistono all’occupazione militare, allo sperpero di risorse pubbliche, alla devastazione dell’ambiente. Sono i ragazzi tunisini che bruciano le frontiere, sono i prigionieri dei CIE che sfondano le porte e scavalcano i muri. Sono gli sfrattati che non si rassegnano alla strada ed occupano le case vuote. Sono gli studenti che scendono in piazza perché hanno imparato a loro spese che nulla è garantito se non dalla lotta. Sono i lavoratori che stanchi di piegare la testa vogliono riprendersi un po’ della loro vita. Cambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, abbandonando l’illusione elettorale, perché destra e sinistra in questi anni si sono divise su tutto ma non su quello che conta. Hanno attuato lo stesso programma: farci pagare la crisi dei padroni finanziando le imprese e tagliando i servizi. Facciamola finita con chi ci dice di abbassare sempre la testa, di tirare a campare, di rassegnarsi. Che se ne vadano tutti! Un mondo di liberi ed eguali è possibile. Tocca a noi costruirlo. Per info e contatti: Federazione Anarchica Torino Corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21 338 6594361 fai_to at inrete.it
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