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[Resistenza] Le stragi del maltempo non sono una fatalità, ma il frutto della criminale indifferenza delle Autorità pubbliche per la sicurezza e la salute delle masse popolari!
- Subject: [Resistenza] Le stragi del maltempo non sono una fatalità, ma il frutto della criminale indifferenza delle Autorità pubbliche per la sicurezza e la salute delle masse popolari!
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Sun, 6 Nov 2011 08:21:47 -0800 (PST)
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Direzione Nazionale
Comunicato del 06.11.2011
Le stragi del maltempo non sono una fatalità, ma il frutto della
criminale indifferenza delle Autorità pubbliche per la sicurezza e la salute
delle masse popolari!
Usare soldi e risorse per mettere in sicurezza il territorio anziché per
soddisfare la brama di soldi degli speculatori, delle banche e dei ricchi! Questo deve fare un’autorità pubblica degna
di questo nome!
Ogni volta che piove l’Italia si
sgretola, il territorio frana, i fiumi esondano, le città diventano trappole
mortali. Se piove più del solito, oltre ai danni, il maltempo si lascia alle
spalle una scia di morti: sono 19 solo negli ultimi 20 giorni. A Genova, nelle
Cinque terre, in Lunigiana, a Roma, a Napoli.
Non è vero, come sostengono oggi il
sindaco di Genova e il Presidente della Regione che “ha piovuto così tanto che
non c’è prevenzione che tenga”. Giocano allo scaricabarile!
“Gli
enti locali non hanno i soldi per realizzare le opere di manutenzione e cura
del territorio”. In Liguria come nel resto d’Italia di soldi ne vengono
spesi a palate, ma per far ingrassare gli amici degli amici con opere inutili,
con speculazioni, con piani regolatori fatti per garantire gli interessi dei
privati contro l’interesse comune, con deroghe alle leggi sull’urbanizzazione e
la tutela dell’ambiente e del territorio, con compensi d’oro ad assessori, consiglieri, collaboratori, dirigenti e manager
vari. Anziché parlare di lana caprina, le Autorità locali dicano
pubblicamente quanti soldi sono stati spesi per la cura del territorio, come
sono stati spesi e quando.
“E’ colpa del governo centrale che ha tagliato i fondi”. Certo che il governo centrale ha
precise responsabilità, tanto grandi ed evidenti che nessun esponente
interviene apertamente sull’argomento, dopo che il Ministro Matteoli è scampato
a un’aggressione da parte dei cittadini proprio in Lunigiana, a fine ottobre. Quindi
è ora che le amministrazioni locali disobbediscano ai Patti di Stabilità, alle
imposizioni, ai traffici, agli inciuci che il governo impone su come spendere i
soldi (e magari anche sulle ditte a cui appaltare i lavori)!
“I
cittadini non hanno rispettato lo stato di allerta”. Lo stato di allerta… ma le amministrazioni
locali, oltre a dichiarare lo stato di allerta, possono ordinare la chiusura di
scuole, uffici e negozi, interdire il traffico, organizzare e gestire piani di
evacuazione, ecc. Perché hanno aspettato che sei persone fossero uccise per
prendere misure adeguate alla situazione?
Il governo del paese è in mano a
gruppi di potere che decidono secondo i loro interessi (a volte unitari, a
volte contrastanti persino gli uni con gli altri). Hanno deciso di andare fino
in fondo con la TAV
(o almeno di provarci!) e hanno fatto diventare il cantiere di Chiomonte una
zona di interesse strategico nazionale (una zona militare a tutti gli effetti,
come se non bastassero le migliaia di poliziotti che occupano la Val di Susa). Stanno avviando
i lavori per la realizzazione dell’Expo a Milano, nel 2015, un’altra opera
della vergogna che costa centinaia di milioni di denaro pubblico che finisce
nelle tasche di Comunione e Liberazione, della Compagnia delle Opere, del
“partito del cemento” e dei palazzinari (Cabassi, Ligresti, ecc.), delle
organizzazioni criminali. Tutto questo nello stesso momento in cui, per qualche
giorno di pioggia, il paese è in ginocchio.
Crisi ambientale, crisi economica e
crisi politica: le risposte che la borghesia riesce a dare sono una
combinazione di misure antipopolari e fatalismo… “speriamo che la crisi
finisca!”, “speriamo che non piova troppo”, “speriamo che le cose migliorino” e
intanto governo e autorità finanziarie varano manovre di lacrime e sangue, che
in nome del “risanamento dei conti pubblici” tagliano le spese per la
manutenzione del territorio, cancellano diritti e tutele, eliminano servizi
pubblici, spingono milioni di persone nella miseria e ne condannano centinaia
di migliaia a morire.
Insieme alla solidarietà alle
popolazioni colpite, insieme al cordoglio per le vittime innocenti, fra cui due
bambine, la rabbia e la frustrazione devono e possono trasformarsi in
mobilitazione costruttiva, in lotta, in lotta politica per togliere la
direzione del paese a questa banda di criminali.
- Centinaia di migliaia di disoccupati, inoccupati, cassintegrati possono dare il loro contributo al risanamento e alla messa in sicurezza del paese. C’è bisogno del lavoro di tutti! Un governo di emergenza popolare può e deve valorizzare le enormi forze che i padroni immobilizzano e disperdono: nessun lavoratore deve essere licenziato, assegnare a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso!
- Centinaia di aziende che i padroni chiudono o delocalizzano possono essere coinvolte in un piano straordinario per ricostruire il paese: nessuna azienda deve esse chiusa, assegnare a ogni azienda compiti produttivi utili secondo un piano nazionale, eliminare le attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente assegnando alle aziende altri compiti!
Le ingenti risorse pubbliche che la
banda di affaristi, parassiti e corrotti che governa il paese ha destinato alle
speculazioni, alle grandi opere inutili e dannose, alla cementificazione del
territorio, a ingrassare gli amici degli amici devono essere destinate a un
piano generale straordinario per il lavoro e la ricostruzione del paese.
Ci sono milioni di metri quadri di
territori da risanare, da mettere in sicurezza, centinaia di chilometri di
fiumi da bonificare e ripulire, argini da rafforzare, boschi da curare,
montagne da riassestare, abitazioni ed edifici da ristrutturare, reti dei
servizi da ammodernare e infrastrutture da potenziare.
Non vogliamo più piangere morti
innocenti di stragi annunciate. I morti per il maltempo sono le vittime di una
guerra non dichiarata che produce ogni anno altre decine di migliaia di morti e
centinaia di migliaia di invalidi solo nel nostro paese: sono le vittime della
malasanità, del lavoro, dell’incuria e del degrado, dell’inquinamento, della
devastazione ambientale.
- Una mobilitazione generale e straordinaria per cacciare la classe di parassiti e speculatori che governa il paese e amministra gli enti locali.
- Una mobilitazione generale e straordinaria per costituire un governo di emergenza popolare per risanare e ricostruire il paese.
Chi può farlo? Le grandi
organizzazioni operaie (la sinistra sindacale, la FIOM i sindacati di base), le
organizzazioni popolari (la rete per l’acqua pubblica, i movimenti per i beni
comuni, le associazioni democratiche e ambientaliste, quelle contro le
nocività) hanno il seguito, le forze, le strutture e le intelligenze
necessarie. Devono assumere il coraggio e la responsabilità di promuovere l’organizzazione
e la mobilitazione necessarie a cacciare i politicanti, i mafiosi, i corrotti
dalle stanze del potere, nazionale e locale, e formare un loro governo di
emergenza.
Proprio in questi giorni cade il 94°
anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, la mobilitazione straordinaria che ha
portato la classe operaia e le masse popolari della Russia a prendere il
potere, a iniziare a scrivere un capitolo nuovo della storia dell’umanità.
Era in corso, 94 ani fa, la prima
crisi generale del capitalismo, le condizioni generali erano simili a quelle
attuali. Anche 94 anni fa il mondo era nel caos, alle prese con la guerra
imperialista (lo sbocco e la soluzione “naturale” con cui la borghesia “esce
dalla crisi”). I popoli del mondo erano di fronte a una grande occasione di
cambiamento che le masse popolari della Russia, guidate dal partito bolscevico,
hanno colto, avviando la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, il
più ampio, esteso, generale salto in avanti, verso il futuro, compiuto in massa
dall’umanità.
Oggi la crisi è la stessa, solo
innumerevoli volte più grave e potenzialmente distruttiva in virtù dello sviluppo
dei mezzi di produzione, della connessione di tutti i paesi del mondo tra loro,
dell’inquinamento e del saccheggio dell’ambiente oramai
giunti a un livello tale da mettere in pericolo la sopravvivenza della specie
umana. E la soluzione è la medesima: uscire dalla crisi uscendo dal
capitalismo e instaurando il socialismo, un nuovo e superiore sistema di
relazioni tra gli uomini in cui l’intesa, la pianificazione e la decisione
collettiva prendono il posto del denaro, del profitto, del mercato. Questo è l’altro mondo possibile e necessario!
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
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