Partito dei Comitati
di
Appoggio
alla Resistenza
- per il Comunismo
(CARC)
Via
Tanaro, 7 - 20128 Milano
- Tel/Fax
02.26306454
Direzione
Nazionale
Milano,
26.10.11
Seguire
l’esempio degli operai della Same di
Treviglio (BG)
RESPINGERE
la Piattaforma di CCNL dei
metalmeccanici!
E’
una piattaforma di collaborazione con
i padroni e di cedimento ai loro
complici (CISL e UIL) e ai loro
aspiranti complici (la Camusso e il
resto della
destra che dirige la CGIL)!
L'esito
della battaglia per il CCNL è
strettamente legato allo sviluppo
della lotta per cambiare il paese!
No
alla collaborazione con Marchionne e
il resto del padronato! NO ai
cedimenti alla Camusso e al resto
della destra che dirige la CGIL!
Riprendere
con decisione e forza la strada del 16
ottobre 2010! Unire le
forze, tenere in mano l’iniziativa,
passare dalla difesa all’attacco!
Mettersi
alla testa del movimento delle
organizzazioni operaie e popolari per
costruire
un loro governo di emergenza, il
Governo di Blocco Popolare!
Dalla
Fincantieri alla Val di Susa, dalla
manifestazione del 15 ottobre
alla Irisbus: cresce l’indignazione,
la ribellione, la volontà di farla
finita
con il marasma della crisi in cui i
padroni, il clero, i ricchi e le loro
autorità ci hanno cacciati!
Organizziamoci per vincere!
Oggi iniziano le assemblee di
fabbrica sulla piattaforma FIOM per il
rinnovo del CCNL dei metalmeccanici che,
all’Assemblea dei delegati FIOM tenutasi
a Cervia il 22 e 23 settembre, Landini
ha tirato fuori a sorpresa: di una parte
dello stesso gruppo dirigente della
FIOM, ma soprattutto dei delegati
presenti (con buona pace dell’impegno a
costruire la piattaforma “dal basso”
assunto all’Assemblea dei delegati FIOM
del 3 e 4 febbraio 2011).
Alla Same di Treviglio, dove
gli
operai hanno votato il 20.10.11 perché
una parte di loro questa settimana è in
cassa integrazione, ha vinto il NO: su
1.100 dipendenti hanno votato in 708, di
cui 481 no (68%), 214 sì (32%).
E’ un’indicazione di voto per
tutti i
metalmeccanici, una lezione a tutta la
sinistra dei dirigenti FIOM e anche
qualcosa di più.
NO
alla piattaforma contrattuale che
-
Impegna gli operai a non scioperare e
a non intraprendere altre
iniziative di lotta durante le
trattative
(“a fronte dell'attivazione di un
sistema di
partecipazione negoziata a livello
aziendale, potrà essere concordato, con
il
consenso di tutte le parti, una
procedura di confronto entro la quale
verranno
esaminati i problemi e ricercate le
soluzioni senza che le parti procedano
ad
azioni unilaterali": è scritto in
“sindacalese”, però il senso è chiaro!).
E’ l’esatto contrario di quello che
occorre: gli operai della Fincantieri
sono
riusciti a impedire che gli stabilimenti
di Sestri, di Castellammare e di
Ancona venissero chiuso lottando senza
se e senza ma, facendo della difesa del
posto di lavoro un problema di ordine
pubblico!
-
Apre all’istituzione di un “Fondo
nazionale per la sicurezza del lavoro
e le tutele sociali
per interventi e iniziative a favore
della qualità e sicurezza del lavoro e a
sostegno delle cosiddette politiche del
welfare (congedi parentali e assistenza
dei non autosufficienti)”: tradotto dal
“sindacalese”, vuol dire enti
bilaterali (con CISL e UIL e padronato)
che assumono, in tutto o in parte,
compiti che oggi sono svolti dalle ASL,
dal Servizio Sanitario Nazionale,
dell'INPS e dell'INAIL. Quindi
maternità, indennità, ecc. da diritti
diventano
variabili dipendenti del mercato
finanziario,
cioè del gioco d’azzardo degli
speculatori: la truffa dei fondi
pensione
insegna!
-
Prolunga il periodo di vigenza della
parte economica del CCNL, cioè non si recupera più
neanche
parte dell’inflazione. A questo
proposito Operai Contro denuncia che: “i 206 € di aumento
al 5° livello, dovendogli
sottrarre 40 € del Contratto separato
firmato da Cisl-Uil, restano 166 €, ma
consideriamo che, essendo lorde, si
tradurranno in circa 121 € netti, ma
essendo solo una richiesta, sappiamo
bene come poi nel corso di una
trattativa
si dimezzeranno di certo, quindi c'è la
concreta possibilità di portare a casa
circa 60 € netti! Inoltre si ricorda a
tutti come tale richiesta sia
vergognosamente la richiesta del
triennio 2012- 13-14, lasciando aperta
la
porta al solito scaglionamento,
un’elemosina per ogni anno, andando a
smentire
tutta la storia dei metalmeccanici che
li vedeva sempre impegnanti a rinnovare
la parte economica ogni 2 anni! Grazie
davvero per aver regalato il triennio ai
padroni come hanno fatto la Cisl
e la Uil! Infine
va detto che non avendo percepito un bel
niente nel 2010 e nel 2011, questa è
una "piattaforma" che per quanto
riguarda la parte economica è
quinquennale!” (dal manifestino degli
operai della Piaggio di Pontedera-.Pisa,
manifestino.blosgpost.com).
-
Promuove i contratti di solidarietà a
principale strumento
per
bloccare i licenziamenti: quindi
per non perdere il posto di lavoro,
bisogna accettare di lavorare come,
quanto e quando ordina il padrone, cioè
proprio quello che Marchionne sta
cercando di fare alla FIAT! Un esempio
per
tutti: all'Alfa Acciai di Brescia è
stato sottoscritto un Contratto di
Solidarietà che obbliga gli operai a
concentrare la produzione di notte (dal
lunedì al venerdì) e nel fine settimana
(sabato e domenica) a pieno regime,
perché l'energia elettrica costa meno!
Sono uno strumento di solidarietà… sì,
ma per gli affari dei padroni!
-
Sostituisce la stabilizzazione dei
precari (e l’abolizione della Legge
Biagi) con la richiesta di una
“indennità pari al 25% del monte
retributivo
percepito dal lavoratore per il
periodo di permanenza in azienda” per i
lavoratori atipici al termine del
rapporto di lavoro. Ma se è pratica
corrente che le aziende usino e gettino
i
lavoratori precari mentre impongono a
quelli a tempo determinato di fare
straordinari, di lavorare il sabato e la
domenica, di ridurre la pausa pranzo,
ecc.! “Indennità al termine del rapporto
di lavoro” è calare le braghe di
fronte a quella che è diventata una vera
e propria piaga sociale, una mannaia
per milioni di giovani e meno giovani!
E’ la stessa logica dei Bonanni e degli
Angeletti che vanno predicando “in
periodi di crisi bisogna essere
ragionevoli,
altrimenti non portiamo a casa nulla”: e
di ragionevolezza in ragionevolezza
lastricano la strada al “lavorare,
obbedire e combattere” di Marchionne e
dei
suoi soci!
Non
è più il tempo dell’opposizione di
opinione!
Denunciare che la piattaforma è un
cedimento alla Camusso e alla destra
sindacale è giusto, ma non basta! La
redazione del sito della Rete 28 Aprile
(dove vi sono dirigenti nazionali della
FIOM come Cremaschi e Bellavita)
all’indomani dell’Assemblea di Cervia ha
scritto: “I pochissimi voti
di dissenso
nell'assemblea dei delegati che ha
approvato la piattaforma della Fiom
per il rinnovo del Contatto dei
metalmeccanici, non devono essere
fraintesi. Il
voto comune dell'assemblea è dovuto
alla scelta politica di presentare
alle
controparti ed agli altri sindacati
una piattaforma sostenuta da tutti, a
partire dal no alle deroghe e dalla
cancellazione dei contratti separati.
Se su
questi temi c'è stata larga
condivisione, in realtà sia nel
dibattito sia sugli
stessi contenuti della piattaforma si
è sviluppato un forte dissenso. Una
percentuale tra il 15 e il 20%
dell'assemblea non ha condiviso la
scelta della
maggioranza della segreteria, con il
dissenso di Sergio Bellavita, di
aggiungere alla griglia di richieste
già decise precedentemente, due
novità.
L'apertura verso il raffreddamento del
conflitto in cambio di maggiore
partecipazione alle decisioni
aziendali e la richiesta di un non ben
precisato
fondo bilaterale su sicurezza del
lavoro e welfare. Su questi due punti
la
minoranza dell'assemblea non è stata
convinta dalle argomentazioni di
Maurizio
Landini che ha presentato le novità
come richieste più avanzate, mentre
Fausto
Durante le ha fortemente sostenute
considerandole invece segnali di
apertura verso le controparti e Fim e
Uilm.
Ancor
più nel dibattito i segnali contenuti
nella piattaforma sono stati
amplificati. L'assemblea ha visto un
sostanziale riavvicinamento, in
particolare nelle conclusioni di
Maurizio Landini, verso la
Confederazione. Il
dissenso sul 28 giugno e su altre
scelte della Cgil è stato formalmente
mantenuto, ma sostanzialmente
archiviato nel passato. In particolare
Landini ha
più volte ribadito di considerare
superate le differenze congressuali. A
sua
volta Susanna Camusso, che ha
riproposto integralmente le scelte e
la linea
della Cgil di questa fase, ha in
qualche modo messo al passato i
dissensi e ha
proposto al gruppo dirigente della
Fiom di superare le conflittualità
con
la confederazione (…)”. Giusto, ma quali sono le
conclusioni pratiche, dove sono le
indicazioni
per i delegati e gli iscritti della
FIOM, a partire da quelli che hanno mal
digerito la piattaforma (e a Cervia ce
ne erano molti, come ben sanno gli
autori dell’articolo che erano
presenti!)? Quello che non ha fatto la
sinistra
dei dirigenti FIOM, lo hanno fatto gli
operai della Same: se è una piattaforma
di cedimento alla destra che dirige la
CGIL, quindi di collaborazione con il
padronato a danno degli
operai, va bocciata! La denuncia,
l’opposizione vanno tradotte in
indicazioni
pratiche, in obiettivi positivi,
costruttivi, unitari e radicali, in
organizzazione e coordinamento, in
iniziative di mobilitazione, di lotta,
di
ribellione, di disobbedienza, altrimenti
a cosa servono se non a mettersi a
posto la coscienza o a seminare
sconforto e rassegnazione?
Non solo la classe operaia
esiste
ancora, ma ha ancora un ruolo sociale
decisivo! Gli operai metalmeccanici sono
il
nucleo più organizzato della classe
operaia, e la classe operaia quando si
mobilita e lotta trascina con sé anche
il resto dei lavoratori e delle masse
popolari. La vittoria dei referendum sui
beni comuni, la mobilitazione degli
immigrati, delle donne (13 febbraio),
degli studenti, dei precari, la vittoria
alle amministrative di liste in rottura
con la destra reazionaria e con la
destra moderata, la mobilitazione dei
vertici della FIOM, dei sindacati di
base e del resto della sinistra
sindacale,
degli esponenti sinceramente democratici
della sinistra borghese e della
società civile, le manifestazioni del 14
dicembre e del 15 ottobre, in sintesi
la vasta mobilitazione popolare che è
cresciuta nell’ultimo anno e mezzo è in
larga misura frutto di Pomigliano e del
16 ottobre.
Gli
operai e i delegati più combattivi e
decisi, gli operai e di delegati
comunisti devono
e possono spingere la FIOM a
rimettersi con
decisione e forza sulla strada del 16
ottobre 2010!
A tenere in mano l’iniziativa e a
unirsi con l’USB, i COBAS, la CUB
e gli altri sindacati di base, per
aggregare e coalizzare i coordinamenti
immigrati, le reti di studenti,
insegnanti e ricercatori, le
organizzazioni dei
precari, le grandi associazioni come
l’ARCI, l’ANPI, Emergency, le reti
ambientaliste, i comitati per i beni
comuni, le amministrazioni locali e i
partiti che mettono o sono disposti a
mettere al centro gli interessi
popolari,
la parte progressista degli esponenti
della società civile, i sinceri
democratici in un unico movimento per
costruire un governo di emergenza
popolare che abolisca il debito pubblico
e faccia fronte alle ritorsioni degli
organismi internazionali (blocco dei
beni all’estero e delle ordinarie
operazioni bancarie e commerciali,
embargo, ecc.) e alle rappresaglie della
borghesia e del clero “nostrani”
(serrate, boicottaggio, ecc.), che
provveda a
rimettere in sesto l’attività economica
del paese con misure d’emergenza.
Questa è l’alternativa, realistica e
positiva, alla banda Berlusconi e
agli amici di Draghi e Trichet che si
candidano a governare in nome e per
conto della UE, della BCE, del FMI,
delle
cricche di speculatori e banchieri,
delle organizzazioni criminali e del
Vaticano.
Per gli operai, gli altri
lavoratori
e il resto delle masse popolari è
l’unico modo per mettere fine alle
prepotenze
di Marchionne e della banda Berlusconi
ed eliminare almeno agli effetti più
devastanti della crisi: disoccupazione,
precarietà, delocalizzazione di
fabbriche, distruzione e degrado dei
servizi pubblici, persecuzione degli
immigrati,
spedizioni militari, devastazione del
territorio, imbarbarimento delle
relazioni sociali.
Per la FIOM, quindi anche per
i
delegati e gran parte dei suoi
dirigenti, è l’unico modo per non essere
spazzati via da Marchionne alla FIAT e
da lì nell’intero paese. Marchionne
punta a liquidare le fabbriche FIAT in
Italia (per fare della FIAT una società
finanziaria internazionale: le risposte
evasive dello stesso Marchionne alla
Consob ne sono l’ennesima conferma) e
insieme ad esse ogni diritto dei
lavoratori
e le organizzazioni sindacali non
asservite, a partire dalla FIOM.
Quello che sta succedendo a
Pomigliano parla chiaro. Da
controlacrisi.org: “Lascia
la Fiom
se vuoi lavorare a Pomigliano.
(…) Ci sono 4.700 persone in attesa di
passare dalla vecchia Fiat alla nuova
Fabbrica Italiana Pomigliano. Finora
(comunica la Fiat)
ne hanno presi 200. (…) Denuncia
Giorgio Airaudo, responsabile auto
della Fiom:
‘Ci raccontano che la Fiat
esercita forti pressioni sui
lavoratori, lasciando intendere che
difficilmente
verranno chiamati gli iscritti ai
sindacati dissidenti’, cioè la Fiom e
i Cobas. Andrea
Amendola, capo della Fiom di Napoli,
stima che dei 6-700 iscritti della
Fiat di
Pomigliano almeno un centinaio hanno
già mollato. Nessuno parla, perché il
clima è di paura. Ma tutti sanno che
cosa è capitato al collega. C’è quello
che
alla fine della visita alle nuove
linee ha sentito l’alto dirigente
alludere al
nesso assunzione-sindacato guardando
negli occhi le mogli. C’è quello che
il
capetto gli ha detto: ‘Sei bravo, sei
stimato, ma lo dico per te: se non
molli la Fiom non ti prendono’. Dice
Airaudo: ‘A me un paio di compagni ne
hanno parlato, se ci trovassimo di
fronte
alle prove di tutto questo faremmo
partire una denuncia’. Per ora, va
detto con
chiarezza, non c’è alcun elemento per
accusare la Fiat di niente. C’è solo
un
fatto: di questo si parla, e gli
iscritti alla Fiom calano di giorno in
giorno.
Del resto, sapete come si fa? Si va
all’ufficio del personale e si
comunica:
‘dal prossimo mese non fatemi più la
trattenuta per la Fiom’. Così
l’azienda lo sa
subito, mentre il sindacato avrà
l’aggiornamento dei suoi iscritti solo
nel
prossimo mese di febbraio. Per ora si
va a sensazioni. I delegati della
Fim-Cisl sono certi che la Fiom
stia perdendo iscritti, ma
attribuiscono l’emorragia alla
bocciatura della
‘linea dura’. E rivendicano uno
speculare boom di iscritti alla Cisl
che
premierebbe la concreta tutela degli
interessi. Qualcuno potrebbe
sospettare
che la voglia di Cisl nasca dalla
ricerca di protezione nella corsa al
posto.
‘Noi rifuggiamo dalle pratiche
clientelari’, taglia corto Antonio
Borrelli,
delegato Fim-Cisl da 19 anni. E quelli
della Fiom invece ti spiegano che, se
c’è una sigla in grado di tutelare la
posizione personale dei suoi iscritti,
è
quella del Fismic, autentico sindacato
aziendalista, da sempre quello con più
adesioni a Pomigliano. E che, se
qualcuno si è iscritto alla Cisl per
salvare
il posto, potrebbe rimanere deluso.
Anche perché, si scopre a forza di
chiacchierare ai cancelli, per la Fiat
gli operai non sono tutti uguali, e
vorrebbe prendere
prima quelli bravi, possibilmente
senza tessere. Dice uno di loro, che
non vuol
dire come si chiama: ‘Siamo i pionieri
di Fabbrica Italia, vero? Dammi retta,
entro sei mesi ci scanneremo. Tra
noi’.
Se si mette alla testa del
movimento
per costruire un governo di emergenza
popolare, la FIOM può mandare all’aria i
piani di Marchionne e di tutta la sua
cricca. Invece se si appella al senso di
responsabilità di Marchionne e
all’intervento del governo Berlusconi
come fa
Landini alla Irisbus di Valle Ufita-AV
(dove l’azienda ha sospeso 10 tra
lavoratori e delegati che presidiano la
fabbrica per impedire che vengano
portati fuori gli autobus) o fa
operazioni sporche come alla Lear di
Caivano-NA
(dopo che il 7.10.11 gli operai hanno
votato a maggioranza contro l’accordo
aziendale in stile Pomigliano
sottoscritto dalla FIOM insieme alla FIM
e alla
UILM, la FIOM ha
sottoscritto un nuovo accordo uguale
nella sostanza a quello bocciato e
indetto
un nuovo referendum il 7.11.11!), gli
spiana la strada e taglia anche il ramo
su cui è seduta!
L’instaurazione del Governo
di Blocco
Popolare e la sua azione mostrerà anche
con l’esperienza pratica alle masse
popolari che per farla finita
definitivamente con la crisi economica,
ambientale, sociale, culturale e
imboccare la via del progresso, bisogna
instaurare il socialismo. Con la stessa
esperienza le masse popolari
acquisiranno anche il livello di
organizzazione, i comportamenti, la
coscienza,
i sentimenti necessari per riuscirci.
Le devastazioni e i morti in
Liguria
e Toscana, la strage di Barletta, le
manovre lacrime e sangue, la guerra in
Libia e in Afghanistan, l'occupazione
militare della Val di Susa, la chiusura
della Irisbus, di Termini Imerese, di
Fincantieri e di altre aziende, il piano
Marchionne per liquidare le fabbriche
FIAT in Italia e insieme ad esse ogni
diritto dei lavoratori e le
organizzazioni sindacali non asservite,
il dilagare
del lavoro nero e precario, lo scempio
dell’istruzione e della sanità
pubbliche,
il lager a cielo aperto di Lampedusa e i
CIE non lasciano dubbi sulla strada
che i poteri forti vogliono imporre alle
masse popolari.
O subiamo la guerra dei
padroni e
delle loro autorità o la combattiamo a
modo nostro, con tutti i mezzi che
abbiamo a disposizione. Organizziamoci
per vincere!
La crisi è il capitalismo.
Per uscire
dalla crisi dobbiamo uscire dal
capitalismo instaurando un nuovo e
superiore
sistema di relazioni sociali. Facciamo
dell’Italia un nuovo paese socialista:
un paese il cui sistema di produzione e
di scambio si basa sull’intesa, la
pianificazione e la decisione collettiva
anziché sul denaro, sui profitti e sul
mercato!