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Torino. Crisi e guerra ai poveri: punto info in Barriera
- Subject: Torino. Crisi e guerra ai poveri: punto info in Barriera
- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Mon, 10 Oct 2011 19:46:21 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Torino. Crisi e guerra ai poveri: punto info in Barriera Martedì 11 ottobre ore 17 corso Vercelli angolo via Desana Punto info su guerra ai poveri e crisi Sabato 15 ottobre ore 10/15 al Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto i portici all’angolo con corso Giulio) Presidio e punto info su crisi e guerra ai poveri Che la crisi la paghino i padroni! Noi il debito non lo paghiamo! La resistenza parte dalla periferie dove la difficoltà di arrivare a fine mese è storia di sempre Vite precarie Il governo serve ad ogni ragazzo e ragazza che si affaccia alla vita un bel pacco regalo. L’accesso al sapere, anno dopo anno, sta diventando un lusso che solo pochi possono permettersi. Dopo, per i più, c’è la prospettiva di una vita senza futuro. Lavori precari, malpagati, pericolosi, in nero sono diventati la regola per tutti. E di lavoro si muore. Ogni giorno. Non chiamiamolo “incidente”, perché finire schiacciati dal crollo di una palazzina fatiscente, mentre si lavora senza contratto, sino a 14 ore, per 3,90 l’ora, è omicidio. Le quattro donne di Barletta sono state uccise da un sistema che nega persino la vita a chi, per campare, è costretto alla schiavitù. Chi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. I padroni si sentono forti e passano all’incasso di quel che resta di garanzie, libertà, salario. Un macello che gronda sangue. Le vicende di Pomigliano e Mirafiori dimostrano che, se non si inverte la rotta, non ci sarà freno alla corsa all’incasso di chi lucra sulla vita di tutti. E va sempre peggio. Tanti non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, a pagare il fitto e il mutuo, rischiando di finire in strada. A Torino si moltiplicano gli sfratti, mentre ci sono 150.000 appartamenti vuoti. Dicono che non ci sono soldi. Mentono. I soldi per le guerre, per le armi, per le grandi opere inutili li trovano sempre. Aumenta la spesa bellica e si moltiplicano i tagli per ospedali, trasporti locali, scuole. La nuova linea tra Torino e Lyon che cercano da tre mesi di imporre con la forza, occupando militarmente il territorio, è un affare da 22 miliardi di euro. Un centimetro di Tav costa 1.200 euro, come lo stipendio di un operaio. Il Comune di Torino, per far fronte al debito, sta mettendo in vendita la GTT, l’azienda dei trasporti e la Smat, quella dei rifiuti: pur di fare cassa cancellano quel che resta dei servizi per handicappati e anziani. Così toccherà a tutti pagare per l’enorme buco delle olimpiadi. Il governo ha le idee chiare. Se la crisi peggiora il conto lo devono pagare i lavoratori, i pensionati, i giovani schiacciati da una vita precaria. Aumento dell’età pensionabile, ticket sanitari, blocco dei contratti, tredicesima a rischio, eliminazione di ogni garanzia per chi lavora fanno parte del pacchetto avvelenato servito alla povera gente. I più colpiti sono i lavoratori immigrati, costretti dalle leggi razziste a piegare la testa, pena la perdita del lavoro e quindi del permesso di rimanere in Italia. Il lavoro, che ricatta la vita di tutti, è una vera catena per chi rischia di essere rinchiuso in un CIE, di venire deportato lontano dalla sua vita, dai suoi cari, dalla speranza di un futuro migliore. I campi tende per immigrati, il prolungamento ad un anno e mezzo della detenzione nei CIE, la repressione sempre più dura verso chi lotta contro il caporalato, il lavoro servile, la reclusione amministrativa sono solo le punte di un enorme iceberg. Ma c’è chi non ci sta, chi si ribella ad un destino già scritto, chi vuole riprendersi il futuro. Sono i ragazzi tunisini che bruciano le frontiere, sono i prigionieri dei CIE che sfondano le porte e scavalcano i muri. Sono gli sfrattati che non si rassegnano alla strada ed occupano le case vuote. Sono i No Tav, che da Torino alla Valsusa, resistono all’occupazione militare, allo sperpero di risorse pubbliche, alla devastazione dell’ambiente. Sono gli studenti che scendono in piazza perché hanno imparato a loro spese che nulla è garantito se non dalla lotta. Cambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, abbandonando l’illusione elettorale, perché destra e sinistra in questi anni si sono divise su tutto ma non su quello che conta. Hanno attuato lo stesso programma: farci pagare la crisi dei padroni finanziando le imprese e tagliando i servizi. Facciamola finita con chi ci dice di abbassare sempre la testa, di tirare a campare, di rassegnarsi. Un mondo di liberi ed eguali è possibile. Tocca a noi costruirlo. Per info e contatti: Federazione Anarchica Torino Corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21 338 6594361 fai_to at inrete.it
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