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Torino: domani presidio al CIE
- Subject: Torino: domani presidio al CIE
- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Thu, 6 Oct 2011 16:42:07 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Torino: domani presidio al CIE Venerdì 7 ottobre Ore 13,30 Presidio al CIE di corso Brunelleschi Sabato scorso la polizia ha violentemente caricato gli antirazzisti che manifestavano davanti al CIE, il Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino. Una carica a freddo. Una carica fatta per spaventare, per provare a isolare gli immigrati che lottano dietro le gabbie che li rinchiudono. Non dobbiamo permetterlo! Leggi qui la cronaca di quella giornata: http://senzafrontiere.noblogs.org/ Nel 1998 un governo di centro-sinistra varò la legge che istituiva la prigioni per stranieri senza documenti. Per chi vi è rinchiuso botte, insulti, soprusi, psicofarmaci nel cibo sono il duro pane quotidiano. Le lotte degli immigrati hanno segnato gli ultimi 12 anni: fughe, incendi, scioperi della fame, labbra cucite, proteste sui tetti, rivolte. Negli ultimi tre anni il governo ha prolungato la detenzione prima a sei mesi e infine ad un anno e mezzo. Il moltiplicarsi di sbarchi dalla Tunisia ha generato nuovi mostri: le tendopoli-lager e le navi prigione. Queste ultime sono state inventate per rinchiudervi buona parte dei tunisini che lo scorso 21 settembre hanno incendiato il Centro di Lampedusa. Quest’estate il mare ha inghiottito le vite di decine uomini, donne e bambini che cercavano di bruciare la frontiera che divide i sommersi dai salvati. Nei Centri per immigrati ci sono state fughe, rivolte, pestaggi, arresti. A Torino il 22 settembre vi è stata una fuga di massa: in 22 si sono ripresi la loro libertà. La guerra ai poveri in questi mesi si è inasprita. Con il pretesto della crisi il governo ha fatto una manovra di lacrime e sangue: chi ha già poco si ritrova con ancora meno. In questa guerra i più colpiti sono i lavoratori immigrati, costretti dalle leggi razziste a piegare la testa, pena la perdita del lavoro e quindi del permesso di rimanere in Italia. Il lavoro, che ricatta la vita di tutti, è una vera catena per chi rischia di essere rinchiuso in un CIE, di venire deportato lontano dalla sua vita, dai suoi cari, dalla speranza di un futuro migliore. In questi mesi da Piacenza a Nardò si sono moltiplicati gli scioperi, i picchetti, le lotte dei lavoratori immigrati. I campi tende per senza carte, il prolungamento ad un anno e mezzo della detenzione nei CIE, la repressione sempre più dura verso chi lotta contro il caporalato, il lavoro servile, la reclusione amministrativa sono solo le punte di un enorme iceberg. Rompiamo il silenzio! Chi ci governa e chi ci sfrutta teme la solidarietà e il mutuo appoggio tra gli sfruttati, teme che i lavoratori italiani e quelli nati altrove si accorgano che il nemico, quello vero, è lo stesso per gli uni e per gli altri: il padrone che ti sfrutta senza curarsi di carte, timbri, passaporti. Tocca a noi imboccarci le maniche e far sì che la paura cambi di campo.
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