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Cronache dalla Maddalena occupata
- Subject: Cronache dalla Maddalena occupata
- From: "Federazione Anarchica Torinese - FAI" <fat at inrete.it>
- Date: Thu, 28 Jul 2011 14:33:16 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Cronache dalla Maddalena occupata Assedio Venerdì 22 luglio. Al presidio della centrale, dopo il ponte sulla Dora, è il giorno dell’accerchiamento. Zaini, limoni, bottigliette di acqua e malox, maschere antigas di tutte le fogge spuntano da ogni parte. Da una settimana la polizia asserragliata dietro i due sbarramenti che chiudono l’accesso alla strada dell’Avanà, spara lacrimogeni ai No Tav che cingono d’assedio il fortino messo su dallo Stato alla Maddalena occupata. Basta un battitura più intensa, un pezzo di rete tagliata per scatenare la rappresaglia con idranti e gas nocivi. Ma i No Tav hanno la testa dura. Il tam tam di movimento diffonde le notizie sulle maschere che costano meno, su quelle che durano di più, sui posti dove comperarle. Quelle per il verderame, mi dice una compagna, dovrebbero tenere 8 ore ma con i gas CS dopo solo 20 minuti il filtro è da cambiare. I più incoscienti e temerari usano mascherine da ospedale o fazzoletti bagnati. Alcuni passano da Giaglione, altri si incamminano sul sentiero No Tav, che collega la “centrale” con la zona della Baita, girando intorno al piazzale occupato. Il sentiero con tanto di segnavia “No Tav” è stato aperto, pulito e segnato nei giorni precedenti. Un breve scroscio di pioggia apre la serata che torna presto limpida. In ogni angolo partono ritmiche le battiture: c’è gente sulla strada che scende alla centrale come su quella che porta al bivio per la Ramats. Sul sentiero “No Tav” lampeggiano centinaia di luci: un serpentone che picchietta la montagna di lievi brillii. Alla centrale, lungo la strada e nel fortino/pollaio in cima ci sono fari potentissimi, che illuminano a giorno il filo spinato, i container, parte delle vigne. La potenza debole e arrogante degli occupanti frantuma la notte, nasconde il cielo, come nel set di un film di guerra. La guerra dichiarata dallo Stato italiano alle popolazioni ribelli di quest’angolo di nord ovest. Dal lato Giaglione viene acceso un falò sotto i piloni dell’autostrada, mentre il gruppo partito dalla centrale raggiunge la gabbia. Gli uomini in divisa sparano: una pioggia di lacrimogeni si abbatte sui No Tav, volano sassi e scoppia qualche bomba carta. La polizia decide per l’ennesima volta di chiudere la A32 tra Susa e Oulx. Dalla strada che scende a Chiomonte e dal paese il fragore delle battiture sale sempre più forte. Tutti gli sguardi sono diretti verso l’altro versante della montagna da cui si leva un fumo denso bianco, come un calderone. Chi è lì ma lontano dalla mischia guarda con partecipazione e affetto. “Ma quelli chi sono?” Saranno i poliziotti?” “No, No! quelli non escono dal pollaio!” “Tua figlia è là? L’hai sentita?” “No, meglio di no, chiamo dopo”. Sento un compagno: “come stai? Tutto bene?” “Sì, adesso va bene: ci eravamo persi, ma poi ho ritrovato il sentiero. Per poco non ruzzolavo giù: fortuna che un altro compagno mi ha pescato al volo. Ci hanno ammazzati di gas”. Un fuoco d’artificio spezza la notte. Da Kabul a Chiomonte: via gli alpini! Sabato 23 luglio, Baita Clarea. I No Tav della rete “torino&cintura sarà dura” si sono dati appuntamento per una giornata antimilitarista. Prima di pranzo facciamo un giro alle gabbie e raccogliamo due borsate di bossoli di lacrimogeni. Incrociamo forestali e poliziotti che stanno facendo lo stesso lavoro, per far sparire le tracce della notte precedente. Insistono per vedere le nostre carte di identità e poi si allontanano. Intorno alle gabbie hanno sbancato con le ruspe per rendere più difficile avvicinarsi: all’interno stazionano all’ombra dell’autostrada una cinquantina di poliziotti e finanzieri. Un cingolato sposta qualche jersey. Gli alpini della Taurinense, gli ultimi arrivati nel fortino della Maddalena, se ne stanno lontani dalle reti. Il governo, dopo lungo tergiversare, ha deciso di impiegare l’esercito in Val Susa. Ospitare in albergo poliziotti, carabinieri, finanzieri e forestali costa troppo: gli alpini dormono in caserma. Dopo la guerra in Afganistan, nei CIE della penisola o nelle periferie delle nostre città sono pronti per la Maddalena. Nel pomeriggio andiamo alle gabbie per un rumoroso saluto ai nuovi arrivati: collane di fiori, bombe di coriandoli, uno striscione con la scritta “Da Kabul a Chiomonte: via gli alpini!”. Attacchiamo alle reti carta e plastica trasparente, dove ciascuno scrive il proprio messaggio ai nuovi arrivati “Soldà fora d’le bale!”, “Gli alpini attaccano la gente delle alpi”, “No a tutte le guerre!”. Poi parte la battitura sul cancello. Una buona mezz’ora e poi si va. Lungo la recinzione hanno chiuso col filo spinato il camminamento che consentiva di salire alla strada asfaltata ma il modo di salire lo troviamo lo stesso: arriviamo sulla strada dell’Avanà, apriamo lo striscione e partiamo in corteo verso la centrale. A metà strada ci viene incontro la polizia in assetto antisommossa, che ci spiega a gesti che non possiamo andare oltre. Gli argomenti sono rozzi ma inequivocabili. Arriva anche la digos: sono nervosi ed incazzati. È la seconda volta in due settimane che, in barba a divieti e cancelli, filo spinato e guardie armate, torniamo sulla strada che porta alla Maddalena. Alcuni poliziotti ci scortano indietro… sul sentiero sbagliato! Quando i tutori dell’ordine costituito decidono di salutarci, torniamo sui nostri passi ed imbocchiamo l’erto cammino dell’andata. Non hanno abbastanza filo spinato, né guardie armate per serrare la montagna in una morsa: c’è sempre chi si inventa il modo di passare. Qui trovi qualche foto della giornata: http://www.flickr.com/photos/58952321@N07/sets/72157627299981218/show/ I No Tav al corteo storico con la Gemma di Susa Sabato 23 luglio, Susa. È in programma la sfilata storica per le strade della città. Questa volta ci sono anche i No Tav con tanto di bandiere e l’ultima creazione di Piero Gilardi: la sindaca di Susa in gommapiuma con in braccio tutti i doni malefici del Tav. Assisa su un baldacchino partecipa anche lei alla sfilata: la sindaca originale alla vista del proprio doppio si allontana in tutta fretta. Al termine della sfilata si accodano anche i No Tav. Sfiliamo gridando “giù le mani dalla Valsusa!” “via le truppe di occupazione”. Molti applaudono, gli unici fischi vengono da un gruppetto vicino ai Lazzaro e ai Martina i due imprenditori che per soldi stanno erigendo le fortificazioni alla Maddalena. Si chiude in bellezza con foto ricordo davanti al palazzo del Comune. Qui puoi vedere alcune foto della serata segusina: http://www.flickr.com/photos/58952321@N07/sets/72157627300037244/show/ Alpini del popolo, gas, un ferito grave Domenica 24 luglio, presidio No Tav alla Centrale. I No Tav che hanno fatto l’alpino sono tanti in Valsusa: hanno partecipato alla difesa della Maddalena e sono presenti all’assedio, veri “alpini del popolo”. Come gli ex arditi della prima guerra mondiale, che scelsero di opporsi al fascismo, hanno deciso di schierarsi contro l’occupazione militare della loro valle. Discorsi, canti, e poi la marcia per il sentiero No Tav sino alla al piazzale. Dall’altra parte della gabbia ci sono i reduci dell’Afganistan, i secondini dei CIE, mercenari che hanno scelto il mestiere delle armi. Come ogni sera, nell’area del presidio ci sono incontri, chiacchiere, bambini che giocano. Sul primo dei due cancelli che serrano la strada dell’Avanà comincia la battitura. Un pezzo di cancello viene giù. La reazione dei poliziotti è immediata: sparano centinaia di cartucce di gas CS, incuranti dei bambini, degli anziani, della folla domenicale che mangia e beve. La gente reagisce con composta calma. I genitori portano i bimbi lontano lungo il fiume: ne vedo uno sui sei sette anni, il fazzolettino davanti alla bocca, che guarda con occhi larghi il fumo denso ed acre, che poco a poco raggiunge l’area del presidio, si insinua tra le tende, invade la cucina. Chi l’ha indossa la maschera antigas, prende un fazzoletto bagnato, afferra un limone. Nessuno scappa. I ragazzi corrono, afferrano i lacrimogeni e li buttano nella Dora o nelle bacinelle sempre pronte al presidio. Qualcuno va sulla statale e blocca il traffico. Un No Tav si avvicina al cancello per scattare qualche foto: gli sparano un candelotto in faccia rompendogli il naso e la mandibola, tagliandogli labbra e palato. Lo soccorre un medico No Tav, poi va all’ospedale di Susa dove lo ricuciono. Il giorno dopo La Stampa oserà scrivere che i No Tav hanno usato i bambini come scudi umani. Dell’uomo con la faccia spaccata non farà parola. La testimonianza di Alessandro, l’uomo ferito dal candelotto: http://www.youreporter.it/video_FERITO_GRAVE_DA_LACRIMOGENO_IN_VAL_DI_SUSA Carabinieri e sassi Lunedì 25 luglio, presidio No Tav alla centrale. Una serata fredda e calma. La notizia del giorno è l’attacco subito dalla Italcoge la notte precedente: un camion distrutto, altri danneggiati. Naturalmente i giornali puntano subito il dito sui No Tav, dimenticando che spesso le ditte bollite come quella segusina subiscono attentati, che, grazie alle assicurazioni, garantiscono loro denaro liquido. Il giorno dopo è previsto un presidio davanti all’Italcoge: se qualcuno spera che i No Tav rinuncino si sbaglia. Di grosso. L’assemblea del presidio conferma l’iniziativa. Nella notte i carabinieri sono schierati come statuine del presepe sull’alto muraglione accanto agli sbarramenti. Chi prova a passare sul ponte rischia una sassata: i militari ammazzano il tempo giocando con le pietre. Niente di speciale, solo sassolini. Chi ha l’auto al di là del ponte lo attraversa di corsa. Collaborazionisti Martedì 26 luglio, viale Couvert, Susa. Dalle sei del mattino circa duecento No Tav salutano in ingresso e in uscita i mezzi dell’Italcoge, una delle ditte che dal 27 giugno collabora con le forze del disordine statale nel costruire il fortino della Maddalena. Slogan, bandiere, un tappo della benzina che parte e poi torna. Su tutto una cantilena orecchiabile che diventa subito contagiosa. “Come mai, come mai, vi chiamate operai? Siete servi degli sbirri e non vi lamentate mai!” Una sorta di forca caudina dove camion ed auto sono obbligate a passare, senza tuttavia che vi sia un blocco delle partenze. Chi collabora con gli occupanti la deve trovare dura. Una bandiera No Tav viene issata sul pennone che svetta all’ingresso del piazzale dell’Italcoge. La mattinata prosegue con un presidio informativo nella limitrofa piazza del mercato. Su un banchetto piazzato sotto lo striscione “prodotti del Tav” vengono esposti centinaia di bossoli di gas CS. Volantini e brevi comizi informano chi passa. Una goccia nel mare dell’informazione al servizio del Si Tav. Una goccia corrosiva. Qui alcune foto scattate all’Italcoge e al mercato: http://www.flickr.com/photos/58952321@N07/sets/72157627175929541/show/ Le storie raccontate dai giornali del giorno dopo sono molto diverse. Da mesi provano senza successo a dividere i buoni dai cattivi, i valligiani dai facinorosi di pianura. Al di là delle diverse posizioni politiche tutti hanno le idee chiare: i violenti, i devastatori, chi lucra sulle vite di tutti per il profitto di pochi siede sui banchi del governo e su quelli dell’opposizione. Chi ordina di gasare i bambini in Val Susa è lo stesso criminale ha appena deciso il rifinanziamento della “missione” militare in Afganistan. Lì i bambini non hanno scrupoli ad ammazzarli. Maria Matteo (questi testi, in versione riveduta, compariranno sul mensile “A”, ma possono essere fatti circolare liberamente da chi lo desidera) Per info: fai_to at inrete.it 338 6594361
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