No Tav. L’assedio e la ruspa



No Tav. L’assedio e la ruspa

Sabato 15 luglio, Baita Clarea. Una bella giornata ci saluta sin dal
mattino. La banda di “Torino&Cintura sarà dura” arriva alla spicciolata:
ci sono anche un paio di operai Fiat in sciopero. Siamo armati di tutto
punto: fischietti, pentole e coperchi, un amplificatore portatile, tre
megafoni.
In mattinata facciamo un po’ di giri. La Baita è ancora un’oasi, ma poco
oltre è il caos. Due file di gabbie con filo spinato rinchiudono blindati
e ruspe: gli unici operai che si vedono stanno lavorando a rinforzare le
difese, i poliziotti se ne stanno raccolti all’ombra dell’autostrada.
L’area archeologica è circondata da jersey di cemento armato e ferro, i
pali indicatori sono divelti, l’area pic nic devastata, in terra troviamo
ancora i bossoli dei gas asfissianti, il prato alle spalle dell’ex Museo
si è trasformato in un deposito. Ovunque jersey e sbarramenti. Sul
piazzale sventola il tricolore delle truppe di occupazione. Garrisce su
una gabbia cinta di filo spinato, metafora reale della violenza dello
Stato. Dall’autostrada arriva un camion carico di altri jersey, che
vedremo poi sotto l’autostrada pronti a venire piazzati.
Alla baita ci scambiamo formaggio e frittate di pasta, costolette e panini.
Poi si parte. Saliamo alle recinzioni e ci fermiamo un po’ a suonare e
battere le pentole. La gabbia si riempie subito di digos che vanno su e
giù.
Poi decidiamo di salire: non c’è sentiero, la salita, già erta, è resa
difficile dal filo spinato. Ma alla fine c’è la ricompensa: arriviamo
sulla via dell’Avanà proprio davanti al cancello piazzato a chiudere la
parte finale della strada. Lì scateniamo gli strumenti, mentre a turno
infliggiamo agli occupanti la lettura delle 150 ragioni No Tav.
Poi arriva una ruspa. Di fronte alle nostre bandiere si ferma e pianta il
cingolo nell’asfalto, rompendolo. Vanno avanti i Digos per scortarla, poi
ci spintonano a lato con energia. Per far entrare il mezzo escono dal
fortino anche i finanzieri. Alla fine passa tra fischi e megafonate:
dietro alla grata che lo nasconde al mondo l’autista è una sorta di
automa.
Nel tardo pomeriggio scendiamo: i più decidono di tornare alla baita, dove
scopriranno che poliziotti e forestali hanno fermato e perquisito tre No
Tav. Ad uno vorrebbero persino impedire di arrivare alla Baita.
In cinque decidiamo di scendere dalla strada dell’Avanà sino alla
centrale: i digos ci seguono, i carabinieri all’ingresso sgranano gli
occhi alla vista della nostra bandiera. Al cancello i cattolici stanno
recitando le loro preghiere. Veniamo accolti con felice stupore.
L’assedio continua. Torneremo.

Qui potete vedere alcune delle foto che abbiamo scattato ieri:
http://www.flickr.com/photos/58952321@N07/sets/72157627082860105/show/

Info: notavautogestione at yahoo.it
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