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Corteo No Tav. Spezzone rosso e nero
- Subject: Corteo No Tav. Spezzone rosso e nero
- From: "Federazione Anarchica Torinese - FAI" <fat at inrete.it>
- Date: Sat, 2 Jul 2011 03:20:30 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Corteo No Tav. Spezzone rosso e nero Domenica 3 luglio assedio alla Maddalena occupata dalle truppe dello Stato. Il punto di incontro per lo spezzone rosso e nero è sulla statale 24 tra Chiomonte ed Exilles, dopo il ponte sulla Dora, all’incrocio della strada per Ramats e per la Maddalena. Da Torino partiremo in auto. Appuntamento alle 7 in corso Palermo 46 Dalle ore 9. Per info: 333 3275690 oppure 338 6594361 Il Tav tra Torino e Lyon è un ingranaggio di una macchina “legale” di drenaggio di soldi pubblici per fini privati. A destra come a sinistra, tutti siedono alla stessa tavola imbandita. Tutti raccontano le stesse favole di progresso e ricchezza, mentre si rubano il nostro futuro, mentre saccheggiano il territorio, mentre sottraggono risorse alla vita nostra e dei nostri figli. Grandi opere e guerra: è il motivo dominante di questi anni. Si spende per armi e soldati, si spende per arricchire i soliti pochi. Ma i soldi per le scuole, gli ospedali, i trasporti per chi studia e chi lavora non ci sono mai. A sei anni dalla ripresa di Venaus siamo tornati ai blocchi di partenza. Nel 2005 la gente No Tav poteva farcela senza delegare a nessuno, tanto meno ai professionisti della politica, il proprio futuro. Bastava dire no al tavolo di trattativa. Sarebbe bastato rifiutare la delega in bianco agli amministratori, dire che quel tavolo non lo volevamo. È appena iniziata una lunga estate di lotta e resistenza. Il governo ha messo in campo tutta la sua forza: uomini in armi per le strade, una campagna di criminalizzazione mediatica, il solito gioco di dividere i buoni dai cattivi. Il governo non guarda in faccia nessuno: sono gli stessi che hanno costruito i campi – tende per immigrati e profughi, gli stessi che bombardano Gheddafi dopo averlo baciato ed abbracciato. Parlano di diritti umani e li traducono in bombe e deportazioni, parlano di diritti umani e fanno accordi per il respingimento in mare che hanno ucciso migliaia di uomini, donne e bambini. Sono gli stessi che dichiarano illegale un uomo solo perché povero e senza carte. In questo paese la legalità sono vent’anni di cantieri, inquinamento, taglio delle falde, rumore, camion, discariche. Legalità sono i militari in strada, la guerra, le bombe e l’occupazione in Afganistan. Legalità sono i regali fatti ai padroni, che lucrano sulle vite di chi lavora e si prendono i beni comuni. Legalità è imporre con la forza un’opera che non vogliamo. Legalità è il Tav. Se lo Stato dice che un uomo è illegale, perché nato povero, se lo Stato dice che difendersi dalla speculazione è illegale, se la Libera Repubblica della Maddalena era illegale, occorre chiedersi se ciò sia legittimo. Per 37 giorni il popolo No Tav ha resistito alla Maddalena, sapendo che era illegale. Per 37 giorni ha costruito barricate, sapendo che era illegale. Alla Maddalena, giorno dopo giorno, la comunità resistente si è raccolta nei boschi e lungo la strada: brevi assemblee e lunghe giornate di lavoro, perché tutto fosse a posto, la barricata come la cucina da campo, il cartello informativo come il comunicato stampa. Lunedì scorso abbiamo chiuso le nostre barricate e ci siamo saliti sopra: per oltre quattro ore abbiamo resistito alla pinza che frantumava le reti cui eravamo aggrappati, ai gas che tagliavano il respiro e bruciavano la pelle, ai colpi di manganello e agli insulti. I militari hanno vinto e si sono presi il piazzale e i boschi, distruggendo tanto di quello che avevamo costruito con pazienza, fatica e amore in oltre un mese e mezzo di lotta, di autogestione, di incontro e scambio solidale. In nome della legge. La legge del più forte. La legge dello Stato. Alla Maddalena gas e manganelli hanno cantato la canzone della democrazia reale, che non è tradita ma si tradisce. In questi anni in tanti hanno imparato che la libertà non si mendica ma si prende, che le regole di un gioco truccato devono essere violate, che solo costruendo un percorso di autogestione dal basso dei territori e della politica potremo cambiare di senso alla storia. La posta in gioco è ben più alta della semplice opposizione ad un progetto inutile, costoso, devastante. Senza giustizia sociale, senza uguaglianza reale, senza libertà di scegliere in prima persona non c’è futuro, non c’è libertà. Federazione Anarchica Torinese – FAI fai_to at inrete.it
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