[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Torino. Sangue soldi , pummarola… sei anarchici a giudizio
- Subject: Torino. Sangue soldi , pummarola… sei anarchici a giudizio
- From: "Federazione Anarchica Torinese - FAI" <fat at inrete.it>
- Date: Tue, 4 Jan 2011 15:10:15 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Torino. Sangue soldi, pummarola… sei anarchici a giudizio Giovedì 13 gennaio seconda (forse ultima) udienza del processo contro sei compagni accusati di imbrattamento di edificio storico in occasione delle iniziative torinesi contro il G8. Appuntamento per tutti i solidali alle ore 12 al Palagiustizia, aula 82, primo piano, ingresso 22, corso Vittorio Emanuele 130. Ricordiamo brevemente i fatti. Il PM Antonio Rinaudo, indefesso cacciatore di anarchici, sprezzante del rischio di cadere nel ridicolo, accusa sei compagni per “i delitti 81 cpv, 110, 639 comma 2 perché con più azioni esecutive di un medesimo episodio criminoso (…) deturpavano e imbrattavano parte di un immobile sito in via Fanti 17, facente parte di un edificio parzialmente costruito nel 1700 e quindi ritenuto di interesse storico, luogo dove ha sede il centro congressi dell’Unione Industriali di Torino”. Una roba dal tono dannatamente serio. “Delitto”, “disegno criminoso”, “deturpare ed imbrattare”. D’altra parte i compagni, complici le norme approvate proprio lo scorso con il pacchetto sicurezza, rischiano anni di reclusione. Facciamo un passo indietro. Era il 7 luglio 2009. All’Aquila i padroni del mondo facevano la loro passerella tra le rovine della città distrutta dal terremoto. La gente in tenda circondata da uomini armati, i potenti in una caserma/fortezza milionaria. Roba da brividi. Un G8 tra le macerie. Metafora reale di un tempo segnato dalla ferocia e dalla forza, dalla guerra e dalla miseria, dal banchetto di una minoranza di ricchiepotenti sulle spalle dei più. L’arroganza nemmeno si maschera dietro la retorica, nemmeno finge i buoni sentimenti. L’Aquila è il simbolo inquietante di un futuro che è già presente. Un’intera popolazione sotto controllo, mentre i soliti noti costruiscono fortune “umanitarie”. Roba sperimentata fuori, tra Somalia e Albania e, adesso, pronta anche per noi. A Torino, quel 7 luglio, sul marciapiede di fronte all’ingresso dell’Unione Industriali in via Fanti, vengono gettate mazzette di soldi in una pozza rosso sangue. Sulla cancellata della palazzina che ospita l’organizzazione dei padroni della città uno striscione bianco con la scritta “G8: guerra, schiavitù, oppressione”, siglato FAI. Sangue e soldi al palazzo dei padroni, la cifra di un mondo diviso tra chi ha troppo e chi nulla, chi comanda e chi è obbligato a chinare il capo, ma anche il segno della lotta e della resistenza che, ogni giorno, in ogni dove, vede gli ultimi alzare la testa. Un anno dopo scatta la vendetta. Pomodoro e soldi finti di fronte all’ingresso dell’Unione Industriali diventano “imbrattamento e deturpamento”, “delitto”, “disegno criminoso”. Il marciapiedi di via Fanti si è trasformato un edificio storico del 1700! Si rasenta il ridicolo. Peccato che quando i pagliacci recitano in toga nelle aule di un tribunale ci sia poco da ridere. Di questi tempi, veri tempi di guerra, la logica dei vari pacchetti sicurezza, quella dell’emergenza permanente diventa il grimaldello che chiude ogni residuo spazio per dire quel che si pensa, mettere alla berlina i potenti, schierarsi dalla parte dei senza potere. In questo paese vogliono tappare la bocca ad ogni voce scomoda, trasformare in delitto ogni piccolo gesto di protesta simbolica. È un fatto che, al di là della vicenda che ci coinvolge, dovrebbe inquietare la coscienza dei più. Giorno dopo giorno si restringono gli spazi di libera espressione: se la critica finisce in tribunale quella che è in ballo è la libertà di tutti. Altre iniziative: Sabato 15 gennaio ore 10 al Balon, via Andreis angolo via Borgodora, punto info sul business vaticano. Venerdì 21 gennaio ore 21 in corso Palermo 46 conferenza/dibattito Gli affari del buon dio. Quanto ci costa mantenere la chiesa cattolica? Interviene Pippo Guerrieri, autore de “La piovra vaticana”. Nove miliardi di euro l’anno: questo è quanto tutti i cittadini italiani, credenti o non credenti, debbono pagare per mantenere preti, suore, scuole confessionali, insegnanti di religione. La Chiesa cattolica è molto brava nell’accumulare le enormi ricchezze che le consentono di realizzare la propria vocazione più forte, quella al potere, che accresce sempre più acquisendo il controllo di importanti settori dell’economia, dell’informazione, della politica e della società. Per corroderne influenza non bastano le argomentazioni filosofiche o morali, serve una lotta quotidiana contro uno dei più solidi pilastri dello sfruttamento umano. Organizzano Federazione Anarchica Torinese e Circolo di Circolo di cultura e iniziativa Gay, Lesbica, Bisessuale, Transgender e Queer Maurice Federazione Anarchica Torinese Corso Palermo 46 Riunioni, aperte a tutti gli interessati, ogni giovedì dopo le 21 fai_to at inrete.it - 338 6594361
- Prev by Date: Ci vuole tanto tempo! E quando, non ci vuole tanto tempo?
- Next by Date: Cina: attivista mongolo per i diritti umani e familiari stretti scomparsi senza lasciar traccia
- Previous by thread: Ci vuole tanto tempo! E quando, non ci vuole tanto tempo?
- Next by thread: Cina: attivista mongolo per i diritti umani e familiari stretti scomparsi senza lasciar traccia
- Indice: