Torino. Gli immigrati alzano la testa



Torino. Gli immigrati alzano la testa

Sabato 27 novembre. In piazza contro la truffa della sanatoria “colf e
badanti”. Ma non solo. In piazza contro l’intero mosaico normativo
costruito per asservire e ricattare i lavoratori stranieri. Contro vecchi
e nuovi pacchetti sicurezza, contro i CIE, contro i militari in strada,
contro il permesso a punti, l’ultima trovata – ormai ai blocchi di
partenza - per piazzare altre trappole sulla strada di chi emigra nel Bel
Paese per afferrare un’opportunità di vita.
Il corteo – indetto dalla Rete “10 luglio antirazzista” - partito da Porta
Nuova intorno alle 15 - ha attraversato le strade di S. Salvario per poi
dirigersi in centro e concludersi davanti al Palazzo della Regione
Piemonte.
Dietro allo striscione “Torino è antirazzista” c’erano le associazioni
degli immigrati e i sindacati di base, i centri sociali e gli occupanti di
case, gli studenti in lotta e i rifugiati, c’erano le formazioni nate
dalla diaspora comunista. Duecento compagni e compagne hanno dato vita
allo spezzone dell’anarchismo sociale aperto dallo striscione “La dignità
non chiede permesso. Nostra patria è il mondo intero”. Con gli anarchici
ha sfilato anche una delegazione del coordinamento immigrati di
Alessandria e provincia.
Ben oltre il migliaio i partecipanti, che, negli interventi e negli
slogan, hanno puntato l’indice contro una legislazione che strangola le
vite degli stranieri, asservendoli al lavoro “che rende liberi”, perché
solo chi ha un lavoro regolare ha il diritto legale di risiedere in
Italia. Molti, troppi, sono obbligati a chinare la testa per non perdere
il lavoro e, quindi, anche i documenti. Chi, invece, un lavoro regolare
non c’è l’ha, vive nel limbo degli irregolari, degli apolidi di ogni
tempo, sempre all’erta, sempre a rischio di essere scoperto, chiuso in un
CIE e poi deportato.
Gli immigrati e gli antirazzisti lo hanno detto e gridato con forza: “è la
legge che crea i clandestini”. I clandestini sono utili, utilissimi: chi
dice di non volerli, chi dichiara che li getterebbe tutti a mare, in
realtà non può fare a meno di loro. Costano poco e faticano tanto. Finché
dura è una pacchia per i padroni che lucrano sulle vite di tutti i
lavoratori. Non importa se stranieri o italiani: ai padroni interessa il
colore dei soldi, non quello della pelle.
Il corteo di ieri a Torino è uno dei tanti segni, grandi e piccoli, che
gli immigrati stanno alzando la testa: sono stanchi di aver paura e
cominciano a pensare che è tempo di fare paura.
La strada è tanta e tutta in salita. Di questi tempi occorre puntare al
cielo per restare in piedi, per porre la basi per spezzare questo sistema
di oppressione sfruttamento.

Foto e approfondimenti qui:
http://senzafrontiere.noblogs.org/

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