APPELLO AI FRATELLI IMMIGRATI DI ROSARNO



Roma, 8 dicembre 2010

Cari fratelli,
la situazione a Rosarno è fin troppo chiara.
Una parte dei cittadini di nazionalità italiana di Rosarno è in preda ad un furore di violenza contro di voi. Qualcuno dice che sia razzismo, altri dicono che dietro ci sia la criminalità organizzata. Il risultato non cambia. Oggi voi siete vittime di violenza. Non solo siete vittime della violenza che vi ha spinto a lasciare il vostro paese. Non solo siete vittime della violenza di uno sfruttamento schiavista del vostro lavoro. Ora siete anche vittime di un odio assurdo che vuole colpire indiscriminatamente tutti coloro che non hanno il colore bianco della pelle. Nonostante ciò, pur comprendendo le ragioni del sentimento di rabbia che ora alberga nel vostro cuore e nella vostra mente, voglio fare appello proprio al vostro cuore e alla vostra mente.
Rispondere alla violenza con la violenza non risolve assolutamente nulla.
Una parte consistente dei cittadini di Rosarno, così come una parte consistente dei cittadini italiani non condivide la violenza di cui voi oggi siete vittime. Purtroppo la violenza sembra avere la voce più grossa, non solo quella di quegli sciagurati che vi hanno sparato addosso, ma anche la violenza di quei ministri e di quei politici italiani che continuano a soffiare sul fuoco dell'intolleranza e della xenofobia.
Ma avere la voce più grossa non vuol dire essere più forti.
La violenza non sconfiggerà mai se stessa. Solo la nonviolenza può sconfiggerla. Quindi la vera nonviolenza non vuol dire non reagire. Anzi, la nonviolenza rappresenta l'unico modo per reagire alla violenza in modo efficace. Quindi, fratelli immigrati di Rosarno, mobilitatevi, organizzatevi, difendetevi con più forza di quanto avete fatto finora. Ma per farlo dovrete usare la metodologia della nonviolenza attiva, altrimenti, dopo la violenza verrà la debolezza, fallirete e domani sarete più sfruttati e violentati di ieri. Non è facile, lo so. Ma voi, molto più di me, sapete cosa vuol dire vivere e superare le difficoltà. Voi, molto più di me, sapete cosa vuol dire non lasciarsi vincere dalle difficoltà e accettare lo "sforzo" per superarle. Ecco ciò a cui voglio fare appello: non alla reazione violenta che non ha bisogno di alcuno sforzo per esprimersi, ma alla capacità del vostro cuore e della vostra mente di accettare lo "sforzo" di agire mediante la nonviolenza attiva. L'unica in grado di vincere veramente.

Carlo Olivieri
umanista
http://posizioni-umaniste.blogspot.com/