una anteprima dalle pagine di Marco Sacchi_ sui suicidi massivi in Telecom France
- Subject: una anteprima dalle pagine di Marco Sacchi_ sui suicidi massivi in Telecom France
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- Date: Sat, 12 Sep 2009 15:54:28 +0200
La crisi e i tagli del personale hanno già fatto 22 vittime dal febbraio 2008France -Telecom, nuovo suicidioE' in pericolo di vita una donna che si è lanciata dal quarto piano di una sede del GruppoPARIGI - Una dipendente di France Telecom è morta dopo essersi lanciata dal quarto piano della finestra di un palazzo sede del gruppo di telefonia francese, a Parigi. La donna è morta in ospedale. Il suicidio è avvenuto nel XVII arrondissement. Due
giorni fa un dipendente si era pugnalato in pieno petto durante una riunione in
cui aveva appreso che il suo posto era stato tagliato. Dal febbraio 2008 ad oggi
23 sono stati i dipendenti di France Telecom ad essersi tolti la vita. Sette
solo quest'estate.
Stress e suicidi. Stop ai tagliIl colosso d’Oltralpe manda i manager a scuola per riconoscere i segnali di stressPARIGI — Gli hanno detto che sarebbe stato trasferito in un
posto meno qualificato. Un annuncio improvviso, brutale, che ha sconvolto
un uomo di cinquant’anni che, da trenta, voleva soltanto far meglio nella sua
azienda. «Da un giorno all’altro lo hanno retrocesso», dicono i colleghi. E lui,
tecnico tutto casa e ufficio, si è sentito crollare il mondo addosso. Ha preso
un coltello e se l’è conficcato nell’addome, nel pieno di una riunione di
fabbrica. È accaduto mercoledì scorso, nella sede di Troyes di France
Telecom. E non è un episodio isolato.
Link http://www.corriere.it/esteri/09_settembre_11/france_telecom_nava_f878b0d0-9efc-11de-8a40-00144f02aabc.shtml Certo non è da escludere che i suicidi siano dovuti alla ristrutturazione in atto e ai relativi licenziamenti, basta pensare agli oltre 100 suicidi (quelli ufficialmente registrati) tra i cassintegrati della FIAT tra l'ottobre del 1980 e l'aprile del 1984 furono censiti 141 suicidi tra gli operai della FIAT e dell'indotto che erano in cassa integrazione. Tutto questo fu dovuto anche alla sconfitta della lotta dei 35 giorni, dove migliaia di operai, tra i quale le avanguardie che erano espressione delle lotte che erano iniziate alla fine degli anni sessanta. Sconfitta dovuta alla collaborazione di classe del sindacato che firmò un accordo con la FIAT che prevedeva senza garanzie del rientro in fabbrica. Tutto questo bisogna aggiungere la repressione interna alla fabbrica, con la costituzione di strutture spionistiche (la pratica delle schedature non è finita con Valletta). Il dirigente FIAT Luigi Pagella dichiarò davanti ai magistrati nel 1995 che lo interrogavano: "Nel 1978 il terrorismo era una delle preoccupazioni primarie dell'azienda. Vi era quais un ferimento al giorno. Era necessario disporre di informazioni che il normale dispositivo di sicurezza non riusciva ad assicurare. Si è creata una struttura informativa tra i dipendenti e all'inizio si è fatto fare ingresso in azienda a persone legate ai Servizi. Io preparavo i tesserini con nomi di fantasia a persone legate ai servizi segreti o comunque già confidenti dei Carabinieri o della polizia perché potessero entrare in azienda, avere notizie e, al contempo, rafforzare la rete informativa interna. Da questo primo embrione la struttura poi si allargò. Da 20-30 persone dei primi mesi si arrivò a circa 70-80 persone". (F. Pinotti, FRATELLI D'ITALIA, BUR). Per il funzionamento di questa struttura agivano di concerto FIAT, Prefettura, antiterrorismo e servizi segreti. Per ammissione di Pagella questa struttura bon è mai stata smantellata. Ora come dicevo prima pur non escludendo il suicidio dovuto alla ristrutturazione e ai licenziamenti, bisogna tenere conto la particolarità dell'azienda. Le aziende di telecomunicazioni per la loro importanza strategica sono collegate ai servizi segreti. Come esempio si può prender una relazione del deputato di DP Luigi Cipriani nel 1991 STRAGI E STRATEGIE AUTORITARIE
Luigi
Cipriani, La cosiddetta Sip parallela (presentato
sotto forma di relazione alla Commissione stragi nella primavera
1991) " Le telecomunicazioni sono, per i servizi di ogni paese, uno dei cardini delle loro attività. Qui i servizi sono di casa e la Stet può comodamente mutuare privilegi in commesse militari con attività parallele della Sip. E' tra il '68 e il '69 che la Cia decide di costituire la rete occulta e quindi la Sip sta per apprestare al suo interno la nuova rete occulta " Andreotti, il generale Ambrogio Viviani, ex capo del
controspionaggio del servizio segreto, giornali che riportano le notizie sulle
indagini del giudice Casson ci hanno confermato -e si tratta di conferme
certamente autorevoli- che le ipotesi più volte espresse in passato, circa
l'esistenza di una rete occulta e segreta, con compiti non ancora ben
circoscritti, non erano frutto di fantasia. Certamente una rete di questo tipo,
per quanto se ne sa, ha bisogno di una struttura di supporto altrettanto segreta
o per lo meno coperta dal segreto. Di certezze, a questo proposito, ne abbiamo
una, e cioè che all'interno della Sip è stato costituito un reticolo operativo,
articolato territorialmente, strutturato gerarchicamente secondo lo schema
organizzativo dell'azienda: livello di direzione generale, regionale e di
agenzia. La Sip, in effetti, ha sempre avuto una certa propensione
a collaborare con i servizi in modo illegale. La sua collaborazione con il Sifar
per la realizzazione delle schedature attuate dal generale De Lorenzo (che si
serviva di intercettazioni illegali) è dimostrata inequivocabilmente dalla
circolare interna n. 54 del 6 giugno 1968. Infatti, con tredici anni di ritardo,
la Sip informa le sedi operative delle proprie dipendenze che la legge n. 517
del 18 giugno 1955 ha modificato le norme per poter operare intercettazioni
telefoniche. Prima di quella legge, chiunque si fosse qualificato come agente di
polizia giudiziaria aveva libertà di accesso alle centrali telefoniche per
operare o ordinare intercettazioni telefoniche. La legge del 1955 modificava
tale procedura poiché rendeva obbligatorio, per gli agenti che si presentavano
alla Sip per tali operazioni, l'esibizione di un decreto motivato di
autorizzazione dell'autorità giudiziaria. Ci vuol poco per capire che per ben
tredici anni tutto ha funzionato come se la legge non esistesse, poiché la Sip
ha "dimenticato" di dare disposizioni e rendere note le nuove norme del codice
di procedura penale. La decisione della Sip non è né fortuita né casuale. Il 6
giugno 1968 è già noto che il colonnello Rocca sarà interrogato dalla
Commissione parlamentare d'inchiesta che indaga sulle deviazioni del Sifar e la
Sip si cautela. Il colonnello Rocca si "suiciderà" il 27 giugno 1968. Rocca,
oltre ad essere il capo dell'ufficio Rei del Sifar dal 1962, era il curatore del
piano di offensiva anticomunista Demagnetize e il suo nume tutelare era
Thomas Karamessines, capo della sezione Cia a Roma. Ma la datazione della
circolare Sip può avere anche un altro significato. Infatti, anche secondo
quanto affermato dal generale Ambrogio Viviani, già capo del controspionaggio
del servizio militare, è tra il '68 e il '69 che la Cia decide di costituire la
rete occulta e quindi la Sip, oltre a ragione di cautela per quanto potrebbe
emergere dall'inchiesta, sta per apprestare al suo interno la nuova rete
occulta. L'estensione della circolare, in conclusione, invita il personale
dell'azienda ad essere flessibile nell'adozione delle nuove norme poiché scrive
"... alcuni casi particolari potrebbero dare adito ad interpretazioni diverse da
quelle progettate: sarà perciò opportuno che, in tale ipotesi, si eviti di
assumere atteggiamenti troppo rigidi ed intransigenti. Comunque, in presenza di
casi particolari, potrete interpellarci per le vie brevi circa la condotta da
tenere". È un vero invito ad eludere la legge qualora qualcuno ne abbia la
necessità: eventuali assensi saranno dati ai più dubbiosi a voce o
telefonicamente (tanto da non lasciar tracce) e cioè "per le vie brevi". Questo
documento costituisce una prova storica del legame esistente tra servizi e
Sip. Nel mese di maggio 1977 il sostituto procuratore della repubblica di Bologna, dottor Claudio Nunziata, avviò una inchiesta nei confronti della Sip (p.567/0/77) relativamente a dispositivi di prova di ascolto che non erano dotati dei toni acustici di inclusione come previsto dalla legge. A conclusione dell'indagine furono rinvenuti elenchi di utenze intercettate per periodi anche di 36 mesi senza notizia di alcuna autorizzazione dell'autorità giudiziaria. Si badi che accanto al numero telefonico (esatto) era posto un nominativo di fantasia affinché i tecnici che dovevano realizzare le connessioni ignorassero l'identità degli utenti: che erano, in gran parte, partiti politici, giornalisti, operatori di vari settori. Le telecomunicazioni sono, per i servizi di ogni paese, uno dei cardini delle loro attività. La Sip è posseduta quasi totalmente dalla finanziaria Stet, che raggruppa un notevole gruppo di società. Oltre alle telecomunicazioni Italcable, Telespazio e Sip, la Stet possiede grossi complessi per la produzione di materiale militare, quali ad esempio la Selenia, la Oto-Melara, la Vitro-Selenia, la Elsag, ecc. Qui i servizi sono di casa e la Stet può comodamente mutuare privilegi in commesse militari con attività parallele della Sip. Fino a pochi mesi fa, presidente della Stet era Michele Principe, piduista per sua stessa ammissione. In precedenza era l'amministratore delegato della Selenia di cui in seguito divenne presidente. Principe è l'uomo della Nato nel settore delle telecomunicazioni, dove ha trascorso una vita, con compiti particolari. Agli inizi della sua carriera è stato dirigente della segreteria Nato presso il ministro delle poste, divenendo in seguito presidente del delicatissimo organismo strategico della Nato nel settore delle telecomunicazioni Civil communications and Planning committee". Principe entrò nelle telecomunicazioni nel 1948 e già allora iniziano i suoi legami con servizi e Nato. È l'uomo della P2 inserito nel commercio delle armi (Selenia) e nel delicatissimo settore delle telecomunicazioni. È stato responsabile della realizzazione della ragnatela delle reti occulte della telecomunicazione. Passiamo ora ad esaminare il documento che reca
l'intestazione "Po/src regolamento interno di sicurezza per la tutela del
segreto". Questa struttura è collegata al Sismi: la prima copia infatti è
inviata alla autorità nazionale della sicurezza. L'organizzazione amministrativa
è quella tipica dei servizi. Che sia una struttura inserita nei servizi lo si
desume anche dal fatto che l'autorità nazionale della sicurezza non si limita ad
omologare la proposta della Sip, per quanto riguarda "l'incaricato della
sicurezza", ma è il servizio che lo designa su proposta ecc. Nel fascicolo, tra
i vari compiti assegnati agli incaricati dei settori, si fa cenno alla
realizzazione di collegamenti predisposti a seconda dei "vari stati di allarme"
e ciò fa intendere che gli allarmi sono di diversi livelli e diversi sono i
collegamenti. Si fa riferimento inoltre alla Difesa civile. È certo che
su questo punto i tentativi, come vedremo in seguito, di confondere la
Protezione civile e la Protezione impianti con la Difesa civile sono molteplici.
In Sip esiste la struttura denominata Protezione e sicurezza impianti che nulla
ha a che vedere con quella prevista dal documento n.1. Essa è palese e il
servizio che la gestisce ha una sigla ben precisa, Sg/pi. Anche la Protezione
civile è struttura palese e non occulta. Nel caso di alluvioni e terremoti, la
Sip può raccordarsi con la Protezione civile per il ripristino di linee e
centrali e per far ciò non ha certamente necessità alcuna di una struttura
occulta. Si è sempre saputo, per voci che circolavano, che la Sip
ha predisposto un sistema di interruzione territoriale delle comunicazioni,
tanto che un utente di Roma potrebbe ad esempio connettersi con il sud e non con
il nord, mentre una rete parallela consentirebbe la perfetta regolarità delle
conversazioni ad utenti prefissati. Ecco perciò la "sala dei collegamenti", e
"collegamenti predisposti" a "seconda dei vari stati di allarme". Anche
Pecorelli, su O.P. del 19/9/74, scriveva a questo proposito (vedi all.4).
Vogliamo ricordare che con il pretesto della protezione civile Scelba, Tambroni,
per due volte Taviani, poi Restivo hanno tentato dal 1951 al 1970 inutilmente,
perché bocciate dal Senato, di far passare leggi per la difesa civile. È anche
facilmente intuibile che la struttura occulta della Sip è funzionale e di
supporto alla rete occulta di cui hanno parlato Andreotti e in particolare il
generale Viviani. Questi, nell'intervista rilasciata a Radio radicale il 24 luglio 1990, tra
l'altro afferma che la rete occulta fu costituita a causa della grande
preoccupazione da parte americana di un cedimento degli assetti politici
esistenti nel nostro paese, con il pericolo di una svolta a sinistra. In realtà
questa struttura, sempre secondo il generale Viviani, sarebbe intervenuta, nel
caso si fosse verificata tale ipotesi, con i mezzi a sua disposizione. In altri
termini il settore delle telecomunicazioni, importantissimo per la rete, funge
da supporto indispensabile, ed ecco quindi la costituzione presso la Sip di un
organismo occulto. In proposito due interrogazioni parlamentari sono state presentate al governo rispettivamente il 6 febbraio 1987 dal sen. Flamigni e l'8 febbraio 1989 dall'on. Capanna. Le risposte date rispettivamente da Gava e da Mammì sono elusive e menzognere. Infatti alla fine il ministro risponde mentendo poiché attribuisce alla Segreteria circuiti speciali il compito della Protezione e sicurezza degli impianti, quando, come si è visto, tale struttura esiste in Sip ed è palese. Singolare è che a capo di tale organismo sia stato posto un funzionario della Stet. Non si capisce inoltre perché un'azienda per proteggere i propri impianti dovrebbe chiedere l'autorizzazione al ministro per creare un servizio a ciò preposto. In chiusura, Gava evita accuratamente di rispondere all'ultimo quesito posto dall'interrogante. La risposta alla seconda interrogazione è più articolata e complessa della prima e non si capisce perché Gava abbia risposto in maniera diversa. Anche qui si continua a dire cose false. Infatti nelle centrali sono attestati o transitano collegamenti delle questure, delle prefetture, dei servizi di sicurezza, delle forze armate e dei settori più delicati dello stato. Non sono segreti i collegamenti che servono alla Protezione civile. Nella normativa si fa riferimento alla Difesa civile! Anche i collegamenti di interesse militare sono da sempre frammisti o isolati da quelli di interesse civile. In tutti i paesi saranno pianificati gli interventi, i provvedimenti da adottare in caso di eventi bellici. Qui si continua a rispondere il falso. La struttura è sorta per finalità ben diverse. Basterebbe controllare l'elenco dei vari allarmi impartiti, per capire che tutto ciò serve a ben altri scopi. La Commissione Moro convocò in audizione l'ing. Aragona, rappresentante della Sip. Questi rispose per iscritto, escludendo l'esistenza presso la Sip di qualsiasi struttura che non fosse quella preposta alla sicurezza degli impianti, collegata con la protezione civile. Quindi perché tali reticenze? L'allegato n. 10 elenca in ordine decrescente di importanza le persone incaricate alla ricezione e diramazione di messaggi di allarme. Di quali allarmi si tratta? Queste persone che cosa avrebbero dovuto fare? Sono quasi tutti dirigenti... Link
http://www.fondazionecipriani.it/ E come non bisogna dimenticare recentemente il riemergere di questa struttura parallela alla Telecom. E come non dimenticare che sin dal 2003 L'Espresso aveva denunciato l'esistenza a Milano di una struttura interna alla Telecom che aveva in appalto le intercettazioni da parte delle Procure della Repubblica. Tutto queste ultime faccende starebbero a dimostrare l'integrazione tra aziende capitaliste, servizi (privati) e servisi segreti, con relativi scambi di favore, che sta ha dimostrare la tendenza in atto alla fusione tra apparati dello Stato e capitalismo multinazionale. Che in questi "suicidi" ci sia di mezzo anche queste strutture? Che alla fine tutto questo nasca da s un'esigenza di maggiore controllo sui lavoratori? Non dimentichiamo che già in un'azienda del gruppo Berlusconi, la Videotime lo SLAI COBAS denunciò l'intenzione da parte dell'azienda di utilizzare chip per il controllo dei lavoratori. Non è che come risposta alla crisi in atto da parte dei capitalisti nasca un'intensificazione del controllo per militarizzare la forza-lavoro? Il rischio è che per i proletari sia un schiavismo tecnologico? SACCHI MARCO |
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