Torino. G8. Sangue e soldi gettati sulla sede di Confindustria
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- Date: Wed, 8 Jul 2009 06:20:11 +0200
| Torino. G8. Sangue e soldi 
gettati sulla sede di Confindustria Mazzette da 20, 50 e 100 
euro sporche di sangue, sacchi di monete e una larga pozza rossa sono comparse 
nella notte dell’8 luglio di fronte all’ingresso dell’Unione Industriali in via 
Fanti a Torino. Sulla cancellata della palazzina che ospita l’organizzazione dei 
padroni della città uno striscione bianco con la scritta “G8: guerra, schiavitù, 
oppressione”, siglato FAI.  Sangue e soldi sul palazzo 
dei padroni, la cifra di un mondo diviso tra chi ha troppo e chi nulla, chi 
comanda e chi è obbligato a chinare la testa, ma anche il segno della lotta e 
della resistenza che, ogni giorno, in ogni dove, vede gli ultimi alzare la 
testa. I carabinieri dei Ros, che 
tengono d’occhio la casa dei padroni, hanno fermato cinque anarchici che 
passeggiavano in via Fanti, trattenendoli per oltre quattro 
ore. Nella notte il nucleo di 
pronto intervento dell’Amiat ha provveduto a ripulire del “sangue” il 
marciapiede di fronte all’Unione Industriali. Niente deve sporcare il palazzo 
dei padroni. Certo non basta un idrante a cancellare il sangue, il sudore, la 
sofferenza, la schiavitù dei miliardi di esseri umani, vittime delle politiche 
degli 8 criminali che oggi si riuniscono 
all’Aquila. Qualche foto dell’azione 
alla Confindustria a quest’indirizzo: http://piemonte.indymedia.org/article/5381  Di seguito il testo diffuso 
dalla FAI torinese durante il punto info contro i G8 svoltosi in via Po nel 
pomeriggio del 7 luglio. G8. Il girotondo dei 
padroni del mondo Tutti giù per 
terra! Un G8 tra le macerie. Una 
metafora reale di un tempo segnato dalla ferocia e dalla forza, dalla guerra e 
dalla miseria, dal banchetto continuo di una minoranza di ricchiepotenti sulle 
spalle dei più.  Il G8 all’Aquila è il segno 
di un’arroganza che nemmeno si maschera dietro la retorica, che nemmeno finge i 
buoni sentimenti. L’Aquila è un laboratorio, 
un enorme laboratorio a cielo aperto. Un ragazzo di una tendopoli ha dichiarato 
“quello che il governo sta facendo sulla nostra pelle è un gigantesco banco di 
prova per vedere come si fa a tenere prigioniera l’intera popolazione di una 
città, senza che al di fuori possa trapelare 
niente”. Nei campi hanno vietato 
internet e distribuire volantini; chi vuole visitare un amico o un parente deve 
sottoporsi a perquisizioni umilianti. Chi porta aiuti deve essere provvisto di 
pass.  A soli sei giorni dal 
terremoto riapriva un grosso centro commerciale: business is business. A tre mesi da quel tragico 6 aprile 
il centro storico è chiuso, sorvegliato da uomini armati che impediscono 
l’accesso a tutti. Chi vuole tornare a casa propria per recuperare qualcosa è 
obbligato a code infinite, infinita folle burocrazia nel nulla che circonda i 
campi tende, dove manca tutto, tranne il controllo asfissiante di carabinieri, 
polizia, protezione civile.  All’Aquila chi può va via: 
per gli altri i campi. Di concentramento.  Il futuro lì è una New Town 
– anonime casone di cemento nel niente - costruite dalla solita combriccola di 
affaristi senza scrupoli, gli stessi che hanno devastato il territorio e 
saccheggiato risorse pubbliche in ogni angolo della penisola. Amici di quelli di 
sinistra e amici di quelli di destra, perché il colore dei soldi è sempre 
bipartisan. Come l’Impregilo, che ha tirato su un ospedale di sabbia, crollato 
come un castello di carte alla prima scossa. Alla faccia del certificato 
antisismico.  Il G8 è una ragionata 
follia che consente al governo di riempire di militari anche i boschi, imponendo 
regole ancora più rigide a chi non può permettersi di lasciare i campi tende. 
 All’Aquila testano le 
strategie per un futuro dove la rinuncia agli ammortizzatori sociali apre la 
strada a conflitti senza mediazione politica o sociale. Conflitti dove la parola 
passa alle armi e alla propaganda.  I padroni del mondo che si 
riuniscono all’Aquila dall’8 al 10 luglio mettono in scena la potenza di chi 
decide su un intero pianeta. Un pianeta dove miliardi di persone ogni giorno 
fanno i conti con un piatto vuoto, dove l’ambiente è ostaggio degli interessi di 
pochi, dove la guerra ai poveri e ai migranti miete sempre più vittime. 
 Il fantasma della sicurezza 
diventa l’alibi che giustifica repressione, norme liberticide, avventure 
belliche.  In Afganistan la coalizione 
a guida USA che occupa il paese dal  Nel nostro paese è appena 
stato approvato il pacchetto sicurezza, una legge razzista e liberticida. Un 
ulteriore tassello nel mosaico delle leggi razziste e repressive che in questi 
anni hanno sancito che vi sono uomini e no, donne e no. La dura materialità 
delle relazioni sociali, dove la schiavitù del lavoro diviene metafora reale del 
nostro tempo, viene consacrata dalla legge.  La crisi, anche qui nel 
nord ricco del pianeta, acuisce il divario sociale e rende più aspro il 
conflitto tra chi lavora e chi lucra sul lavoro. I padroni, che la crisi l’hanno 
provocata, cercano di scaricarla sui salariati, su chi per vivere deve vendere 
ogni giorno la propria vita.  Tutti parlano di sicurezza. 
In nome della sicurezza giustificano le bombe, i respingimenti nei lager libici, 
la limitazione della libertà di dire e manifestare. Ma la sicurezza, quella 
vera, è fatta di case, scuole, trasporti decenti per tutti. Ovunque in questo 
pianeta. Gli 8 “grandi” che si 
riuniscono all’Aquila in questi giorni negano futuro e libertà alla maggioranza 
degli uomini donne bambini di questo mondo. È tempo di fare a meno di 
loro. Il G8 non è solo 
all’Aquila: è ogni giorno, in ogni luogo. Anche la Resistenza è ogni 
giorno, in ogni luogo.  Per info e 
contatti: Federazione Anarchica 
Torinese – FAI Corso Palermo 
46 La sede è aperta ogni 
giovedì dopo le 21 338 
6594361 | 
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