Torino. Contestati i razzisti a Borgo Po
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- Date: Tue, 7 Jul 2009 01:49:01 +0200
Torino. Contestati i
razzisti a Borgo Po Martedì 6 luglio.
I media lo hanno
sponsorizzato per un paio di giorni, hanno volantinato in tutte le buche, eppure
il nuovo comitato razzista a Borgo Po è stato un autentico flop. Alla notizia
della decisione del prefetto Padoin di “spostare” nell’ex caserma di via Asti i
profughi che occupano l’ex clinica S. Paolo in corso Peschiera, qualche
residente ha invitato la gente a impegnarsi contro la presenza dei profughi nel
loro quartiere, “il più chic di Torino”. Nello studio dell’avvocato
Guidone, in corso Quintino Sella 14, all’appuntamento fissato dai razzisti, si
sono presentate non più di 40 persone. Non potevano mancare gli
antirazzisti. Un gruppetto si è radunato davanti alla Gran Madre. Fatto al volo
uno striscione con la scritta “Via i razzisti dai quartieri – casa per tutti”
sono partiti per un giro per le strade, distribuendo volantini e sostando negli
angoli per comizi volanti e discussioni con la gente.
Molti hanno solidarizzato
con la protesta e si sono complimentati per l’iniziativa, alcuni sono filati
via, con altri sono partiti confronti anche serrati.
In via Monferrato il
titolare dell’omonimo ristorante, Carlo Foradini, è sulla porta. Nei giorni
precedenti aveva dichiarato a La Stampa «Stendiamo un velo pietoso. I profughi
porteranno gazzarra e disordine. Non ho nulla contro gli extracomunitari, alcuni
lavorano anche da noi, ma in questo caso si tratta di nullafacenti». Gli
antirazzisti gli chiedono conferma delle sue dichiarazioni e Foradini dice “io
non sono razzista, ma quelli sono nullafacenti costituzionali”. Della serie “non
sono io che sono razzista, sono loro che sono negri”. Il razzismo, quello vero,
profondo, viscerale, ha il candore feroce di rendere le vittime responsabili
delle persecuzioni che subiscono. Fatto un breve comizio
davanti al ristorante gli antirazzisti si dirigono in corso Quintino Sella
tallonati dalla digos con i telefonini in
ebollizione. Davanti allo studio
dell’avvocato Guidone sostano, ben guardati dalla polizia, alcuni noti esponenti
dei comitati razzisti della città, veri professionisti incontrati più volte in
Borgo Aurora e Barriera di Milano. All’arrivo degli antirazzisti due signore
eleganti si staccano e dicono perentoriamente “sia chiaro: noi siamo con voi,
non con loro”. Più tardi anche altri ci diranno che erano “venuti a sentire” ma
non erano certo d’accordo “con quelli là”. Lo striscione viene aperto
in strada, davanti all’ingresso. Alcuni gridano “Fuori i razzisti dai
quartieri”, altri distribuiscono volantini, altri ancora parlano con la gente.
Una compagna invita i
presenti a guardare negli occhi uomini, donne e bambini fuggiti dalla guerra,
dalle persecuzioni, dal deserto, dalle prigioni libiche, per trovare un paese a
“braccia chiuse”. La promotrice della
riunione nega con veemenza di essere razzista, sostenendo che lei si limita a
mettere in dubbio l’idoneità del luogo. È una razzista pragmatica: da qualche
parte li mettano pure ma non sotto casa sua. A nessuno viene in mente
che i duecento rifugiati e profughi di corso Peschiera forse non vogliono essere
“messi” da qualche parte, forse, come tutti noi, vorrebbero avere voce sul
proprio futuro. E lo hanno già dimostrato,
abbandonando la strada e prendendosi una casa abbandonata per
abitarci. Sulla via del ritorno gli
antirazzisti hanno sostato davanti all’ex caserma di via Asti, sul frontespizio
della quale una targa ricorda gli “eroi” di Dogali. Una vera beffa che oggi i
nipoti delle vittime del colonialismo italiano siano “trasferiti” in un luogo
dedicato alla memoria delle truppe di invasione italiane.
Rabbia e commozione di
fronte al posto dove tanti torinesi di ieri, partigiani e oppositori politici,
subirono atroci torture da parte di fascisti e nazisti.
Lieve e poi possente è
risuonata per via Asti “Bella ciao”. Prossimi appuntamenti.
Assemblea per Resistere al
pacchetto sicurezza Mercoledì 8
luglio assemblea per discutere della
resistenza al pacchetto sicurezza dalle 21 presso Radio
Blackout, in via Cecchi 21 Dal 2 luglio il pacchetto
sicurezza è legge. Una legge razzista e
liberticida. Un ulteriore passo sulla china sempre più scivolosa di un diritto
diseguale. Lo sappiamo: senza solide
basi materiali eguaglianza e libertà non sono che vacui principi, e comunque la
distanza tra la forma e la sostanza è sempre stata
grande. Nondimeno la sanzione
giuridica della disuguaglianza, poiché le leggi sono rappresentazione
ritualizzata dei rapporti di forza all’interno della società, è il segnale che
il terreno del conflitto sociale sta spostando il proprio asse: lo scontro di
classe cede il passo alla guerra tra poveri. La valenza simbolica e
reale di questo evento è enorme. Viviamo tempi grami, tempi
feroci e folli, tempi di guerra. La guerra contro i poveri e gli immigrati, la
guerra contro chiunque si opponga alla barbarie che
avanza. Il decreto sicurezza si
allinea alle tante norme razziste e repressive che in questi anni hanno sancito
che vi sono uomini e no, donne e no. La dura materialità delle relazioni
sociali, dove la schiavitù del lavoro diviene metafora reale del nostro tempo,
viene consacrata dalla legge. Una legge che segna nel
profondo le relazioni sociali, una vergogna grave che non possiamo permettere
venga applicata. Figlia della paura e della
furia, segna il consolidarsi, nelle coscienze come nelle leggi, di uno stato di
polizia. Occorre capire e informare,
ma, soprattutto, agire. Piovono pietre e nessuno
può stare al riparo in attesa di tempi migliori: mettersi in mezzo è un’urgenza
ineludibile. Se non ora, quando? Se non
io, chi per me? Film antirazzista in
piazza Lunedì 13 luglio ore 21,30
ai giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro proiezione de “Le tre
sepolture” di Tommy Lee Jones. Per info e
contatti: Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo
46 La sede è aperta ogni
giovedì dopo le 21 338
6594361 |
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