Pianezza. Scritte alla FATA che fa affari con L'Iran
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- Date: Wed, 1 Jul 2009 04:01:11 +0200
| Pianezza. Scritte alla FATA 
che fa affari con L’Iran “FATA complice degli 
assassini in Iran”: questa scritta campeggia sul muro dello stabilimento FATA di 
Pianezza. Sulle cancellate nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio hanno 
fatto la loro comparsa anche due striscioni, in italiano e in persiano. Vi si 
legge “Solidali con la rivolta in Iran” e, in persiano, “Ali Khamenei = 
Pinochet”, “Regime dittatoriale”, “Solidarietà al popolo iraniano”. Sotto una 
grande A cerchiata “libertà” in persiano. Un fotografo di passaggio 
ha fatto qualche scatto. Li trovate qui: http://piemonte.indymedia.org/article/5302  Nel pomeriggio in via Po si 
era tenuto un punto info solidale organizzato dalla FAI 
torinese. La FATA, sin dal 
 Sino al 2005 amministratore 
delegato di FATA è stato Ignazio Moncada. È a lui che si deve l’avvio delle 
relazioni d’affari con la Repubblica Islamica. Moncada, che dopo l’acquisizione 
di FATA da parte di Finmeccanica, resta con la qualifica di direttore generale, 
è l’uomo giusto al posto giusto. Inizia la sua carriera nei 
servizi segreti, alle dipendenze del generale Gianadelio Maletti, uno che di 
affari sporchi e sporchissimi ne ha trattati parecchi. Era l’epoca della stragi 
e dei tentati golpe: Maletti governava il Sid quando in piazza Fontana una bomba 
di Stato fece 16 morti.  Moncada, approdato a Torino 
con l’incarico di monitorare le ditte che facevano affari con L’URSS, è uno che 
attraversa i più importanti affari all’ombra della Mole, uscendo miracolosamente 
illeso da tutte le tangentopoli subalpine.  Un uomo di pochi scrupoli 
come ogni manager che si rispetti. Uno che gli affari li fa con tutti perché i 
soldi non puzzano mai. Il governo italiano con 
volgare ipocrisia a parole biasima la repressione in atto in Iran, nei fatti 
continua a fare affari con la Repubblica degli 
Ayatollah. In questi anni il volume 
degli scambi tra Italia a Iran è costantemente aumentato. Dopo le sanzioni 
decretate dall’ONU, dopo le esternazioni antisemite e revisioniste di 
Ahmadjneiad, dopo la questione delle centrali nucleari, il governo del nostro 
paese ha duramente condannato l’Iran a parole, nei fatti ha continuato a 
sostenere le industrie italiane impegnate in quel 
paese. Nel 2007, con un 
interscambio complessivo di 5,7 miliardi di euro, l’Italia è stata, tra i paesi 
dell’Unione Europea, il primo partner commerciale dell’Iran. Le importazioni, 
per l’80% petrolifere, sono state pari a 3,9 miliardi, contro esportazioni per 
1,8 miliardi. Nel giugno del 2008 si è 
svolto a Roma il vertice FAO cui ha partecipato anche il presidente iraniano 
Ahamadjnejad. In quell’occasione Berlusconi ha rifiutato di ricevere a palazzo 
Chigi il “novello Hitler”. Peccato che negli stessi giorni il “novello Hitler” 
incontrasse, sempre a Roma, alcuni top manager di importanti aziende pubbliche 
italiane, come l’Ansaldo e la Fata del gruppo Finmeccanica. 
 L’Iran è ricco di petrolio 
e gas, il quarto produttore di greggio al mondo: le imprese italiane ci fanno 
affari da anni. I soldi non puzzano di sangue e la politica non deve permettersi 
di interferire. Anzi! Ai nobili sostenitori del 
libero mercato ricordiamo che l’economia iraniana è all’80% in mano alla 
leadership politico-religiosa, poiché in base all’articolo 44 della Costituzione 
khomenista “industria di larga scala, commercio estero, minerali, banche, 
assicurazione, energia, telecomunicazioni, infrastrutture civili e industriali" 
sono di proprietà pubblica ed amministrati dallo stato. Il rubinetto del 
petrolio e del gas è in mano ai preti, così come le scelte di partnership 
commerciale che tanto stanno a cuore ai capitalisti nostrani. 
 I ribelli persiani che in 
questi giorni rischiano la vita nelle strade del loro paese valgono solo una 
formale dichiarazione di “preoccupazione” del ministro degli esteri Frattini, 
che il 21 giugno dice “che l’Occidente deve scegliere”. Occhio e croce il 
governo italiano ha già scelto. La scelta di sempre. Quella che ogni giorno 
viene fatta anche sulla pelle dei lavoratori italiani: dalla parte dei padroni e 
del loro affari. Noi, nel solidarizzare con 
i manifestanti iraniani, non possiamo che augurarci che la lotta, che in questi 
giorni ha investito anche banche e uffici pubblici, sappia far crescere la 
consapevolezza che la libertà, quella vera, non è scegliere il politico o il 
prete giusto ma cacciare via tutti i preti e tutti i 
governi. Per info e 
contatti: Federazione Anarchica 
Torinese – FAI Corso Palermo 
46 La sede è aperta ogni 
giovedì dopo le 21 338 
6594361 | 
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