Scritte su Calabresi. Le menzogne interessate di certa stampa
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- Date: Tue, 12 May 2009 16:25:26 +0200
Scritte su Calabresi. Le
menzogne interessate di certa stampa Ce lo aspettavamo. Niente
da dire. Ci aspettavamo che certa stampa avrebbe usato a proprio comodo pacchi
esplosivi e ordigni nei cassonetti dell’immondizia firmati con una sigla
identica alla nostra. Pacchi e ordigni che mettono a repentaglio, al di là delle
roboanti dichiarazioni che li accompagnano, solo l’incolumità di ignari ed
innocenti passanti, impiegati delle poste, segretarie e spazzini. Merda. Senza
se e senza ma. Trasformare delle semplici
scritte sui muri in atto eversivo, terroristico, mescolare sapientemente nel
medesimo articolo il nostro gruppo, la Federazione Anarchica Torinese – FAI, con
le strutture dell’avanguardismo militarista, è un’operazione che ha il solo
scopo di nascondere le ragioni di quelle scritte. Ma non solo. Mestare nel
torbido serve a preparare il terreno per qualche operazione giudiziaria che
tappi la bocca a chi non si presta, lo ribadiamo, “all’equiparazione tra vittime
e carnefici fatta da Giorgio Napolitano. Unire nella stessa cerimonia la vedova
di Pino e quella del suo assassino, il commissario Luigi Calabresi, è il segno
di una storia che si vuol chiudere all’insegna di una pacificazione impossibile,
vergognosa, inaccettabile.” Non è un caso che su
Repubblica si intervisti uno come Maurizio Laudi, che ancora pontifica sugli
anarchici, dopo aver distrutto la vita di Edoardo Massari e Soledad Rosas,
imprigionati con accuse gravissime, poi rivelatesi un castello di carte. Peccato
che quando il teorema Laudi è caduto i due anarchici fossero morti suicidi in
carcere. Politici e media vogliono
che cali il silenzio sulle stragi di Stato che hanno insanguinato l’Italia per
oltre un decennio, assassinando decine di persone da piazza Fontana alla
stazione di Bologna. Per non dire dei compagni ammazzati nelle piazze dalla
polizia. Oggi è il 12 maggio. In un altro 12 maggio, quello del ’77, in un
corteo a Roma Giorgiana Masi muore sotto i colpi di un poliziotto.
A quarant’anni dalla strage
di piazza Fontana e dall’assassinio di Giuseppe Pinelli nei locali della
questura di Milano il copione è sempre lo stesso. Gli anarchici sono stupidi e
criminali, il perfetto capro espiatorio per la strage che lo Stato organizzò per
frenare l’onda lunga delle lotte che a scuola e in fabbrica avevano messo a dura
prova un sistema politico e sociale di sfruttamento e oppressione.
L’operazione fatta da
Napolitano, l’accostare il durissimo scontro sociale del Sessantotto e
Sessantanove con l’avanguardismo militarista delle formazioni armate, serviva
ieri e serve ancor più oggi a criminalizzare le lotte sociali.
Lo Stato cerca di assolvere
se stesso, con un’operazione che, lungi dal chiarire le responsabilità, le
seppellisce in un mare di retorica. “L’umana pietà per i morti,
per tutti i morti, non può mutare di segno allo scontro irriducibile che, in
quegli anni, contrappose sfruttati e sfruttatori, oppressi ed oppressori, servi
dello Stato e suoi irriducibili nemici.” Lo stesso scontro che oggi
come allora trova gli anarchici nelle strade, nei quartieri, nelle scuole, nelle
fabbriche a fianco di chi lotta per la giustizia sociale e per la libertà.
Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 Torino –
la sede è aperta ogni giovedì dalle 338
6594361 |
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