Torino. Via Pisa diventa via Serantini
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- Date: Fri, 8 May 2009 05:28:55 +0200
| Torino. Via Pisa diventa 
via Serantini La notte di giovedì 7 
maggio via Pisa è stata rinominata.  Da oggi è “via Franco 
Serantini. Anarchico di 20 anni ucciso dalla polizia. Pisa, 7 maggio 
 Uno striscione con scritto 
“casa per tutti” è stato appeso alle finestre della palazzina ex Enel di via 
Pisa 5.  Questa casa è abbandonata 
da molti anni, inutilizzata e lasciata all’incuria. Lo scorso luglio venne 
occupata da alcune famiglie rom, che vivevano nelle baracche di via Germagnano. 
Stanchi di una miseria che aveva segnato ogni momento delle loro vite, decisero 
di dare un po’ di futuro a se ed ai propri figli. I bambini si svegliarono 
urlando quando le truppe dello Stato in tenuta antisommossa fecero irruzione 
nell’edificio. Li hanno riportati a forza lungo la Stura. La casa è rimasta lì a 
testimoniare la follia di chi tiene vuoto un palazzo, mentre i bambini crescono 
in catapecchie immonde, giocando tra il fango e i 
topi. Foto dello striscione “casa 
per tutti”, di “Via Franco Serantini” a 
quest’indirizzo: http://piemonte.indymedia.org/article/4882  Di seguito il volantino 
distribuito nel pomeriggio al punto info contro la 
repressione Morire di maggio. Franco e 
Hassan Lo Stato 
uccide Il 7 maggio 1972 moriva nel 
carcere di Pisa Franco Serantini. Aveva vent’anni ed era anarchico. Due giorni 
prima, una manifestazione antifascista contro il comizio del deputato fascista 
Beppe Niccolai viene più volte caricata con violenza. Franco viene pestato a 
sangue dagli uomini della “celere” di Roma, arrestato e portato in carcere. Il 
giorno dopo sta malissimo ma il dottor Mammoli gli da appena un’occhiata prima 
dell’interrogatorio del magistrato. Agonizzerà per tre giorni in cella. 
 Franco è una delle tante 
vittime di quegli anni, quando la violenza dello Stato si scatenava contro 
l’opposizione politica e sociale. Erano gli anni delle stragi di Stato e dei 
morti ammazzati in piazza, gli anni della strategia della tensione (le bombe dei 
servizi segreti, i tentativi di colpo di stato). Un sistema politico e sociale 
che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, 
stava traballando sotto la pressione di un movimento che prolungava l’onda delle 
lotte del Sessantotto e del Sessantanove a scuola e in 
fabbrica. Franco era un figlio di 
nessuno, un orfano passato da un istituto ad un altro, che, a Pisa, pur non 
avendo ricevuto alcuna condanna, viveva in regime di semilibertà nel 
riformatorio "Pietro Thouar”.  Un ragazzo senza passato e 
senza futuro, che tuttavia non è stato dimenticato. 
 Era il 23 maggio dello 
scorso anno. Al CPT di corso Brunelleschi muore “Hassan”, un tunisino senza 
carte. Uno dei tanti che le leggi razziste di questo Stato condannano alla 
prigione amministrativa e alla deportazione. Hassan sta molto male: agonizza 
nella sua cella, ma non viene curato, né trasportato in ospedale. Gli altri 
reclusi chiedono aiuto, gridando inutilmente nella notte. Diranno poi: “Siamo 
come cani al canile. Abbai e nessuno ti ascolta”. Il CPT – ora CIE – di 
Torino è gestito dalla Croce Rossa, guidata dal colonnello Antonio Baldacci, che 
dichiarerà che i suoi “ospiti” sono “clandestini abituati a dire bugie. Per loro 
è facile ed abituale non dire la verità.”  Baldacci è un medico che fa 
l’aguzzino, gestendo una prigione dove un uomo è morto per mancanza di cure, 
dove uomini e donne sono chiusi come cani. Trattati peggio. 
 Il dottor Baldacci, come il 
dottor Mammoli del carcere di Pisa, serve un potere feroce, un potere che uccide 
chi si oppone, un potere che non ha pietà dei figli di nessuno e degli stranieri 
senza carte. Oggi come ieri. In questi giorni a Torino 
si fa un gran parlare del carabiniere schiacciato da un treno mentre inseguiva 
un pusher tra i binari della ferrovia. L’umana pietà per un uomo che muore non 
può farci dimenticare i tanti uomini e donne morti in questi anni, mentre 
fuggivano un controllo di polizia, carabinieri, guardia di finanza. Qualcuno è 
annegato nel Po o nella Stura, una ragazza è scivolata dal tetto, un uomo è 
caduto dalla finestra di casa, un altro è stato sparato ad un posto di blocco. 
 I razzisti soffiano sul 
fuoco, alimentando la guerra tra poveri, nelle periferie dove morde la crisi, 
dove tutti fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Al presidio dei Comitati 
spontanei del 4 maggio una donna, parlando in pubblico, ha detto “Io sto 
diventando razzista. Anzi sono razzista. Non mi importa se muoiono nei tir, non 
mi importa se annegano. Li ammazzerei tutti. Con le mie mani.” Intorno a lei gli 
altri hanno applaudito a lungo.  Il nostro paese è in 
guerra. Qui come in Afganistan, dove, il 3 maggio, è morta una bambina. L’hanno 
ammazzata dei professionisti, i parà della Folgore, ma i mandanti sono al 
governo. Sono gli stessi che armano la mano di poliziotti e carabinieri per le 
strade, sono gli stessi che assolvono gli assassini in divisa, quelli di Franco, 
di Hassan, dei tanti morti durante retate e controlli. 
 Ma sono anche in mezzo a 
noi. Sono quelli cui non importa se gli immigrati muoiono, perché li 
ammazzerebbero tutti. Con le loro mani.  Bisogna fermarli. Subito. 
 Federazione Anarchica 
Torinese – FAI Corso Palermo 46 Torino – 
la sede è aperta ogni giovedì dalle  338 
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