Torino. Presidio al CIE giovedì 9 aprile
- Subject: Torino. Presidio al CIE giovedì 9 aprile
- From: "FAI Torino" <fat at inrete.it>
- Date: Wed, 8 Apr 2009 18:04:05 +0200
Torino. Presidio al CIE
giovedì 9 aprile Questa mattina sono
arrivate buone nuove. Il parlamento ha bocciato il prolungamento della
detenzione nei CIE da due a sei mesi. Presto molti riacquisteranno la libertà.
Al CIE di Gradisca, dove i
reclusi sono in sciopero della fame, in 28 hanno preferito non aspettare le
decisioni dei deputati e la libertà se la sono ripresa, scappando dai
tetti. In solidarietà con le lotte
dei prigionieri dei CIE che da quasi due mesi lottano contro le loro
prigioni. Giovedì 9 aprile dalle 18
presidio al CIE di corso Brunelleschi. L’iniziativa è proposta
dall’Assemblea Antirazzista di Torino. Di seguito il testo del
manifesto diffuso in queste ore. 5
aprile. Gli immigrati reclusi nel
Cie di Milano salgono sul tetto del Centro per protestare contro la loro
detenzione. La polizia li carica e picchia
selvaggiamente. 6
aprile. Dopo la riuscita evasione
della settimana precedente una ventina di reclusi tentano la fuga dal Cie di
Torino. Ripresi, in cinque vengono arrestati. 7
aprile. In almeno quattro Cie
(Torino, Milano, Bologna, Gradisca d'Isonzo) riprendono gli scioperi della
fame. Le fiamme di Lampedusa non
si sono ancora spente! Contro la violenza della
polizia Contro la detenzione a 6
mesi Per la
libertà Chiudiamo i
CIE! Assemblea antirazzista di
Torino Vi incolliamo sotto il
volantino che la Federazione Anarchica Torinese ha diffuso al punto info
solidale con gli immigrati in lotta nei CIE, svoltosi ieri in via
Po. Stragi, rivolte, fughe,
pestaggi, sgomberi, arresti… Un mese di guerra. In
Italia L’ultima notizia è del 6
aprile. Dal CIE di Torino provano a fuggire in 20: in quattro conquistano la
libertà ma sono stati subito ripresi. Per tutti una buona dose di botte: cinque
sono stati arrestati per resistenza. Il 31 marzo in sette hanno saltato il muro.
Due ce l’hanno fatta: per gli altri la solita dose di calci e pugni.
La sera del 5 aprile nel
CIE di via Corelli a Milano scoppia una rivolta: i reclusi salgono sul tetto. La
polizia li tira giù a bastonate poi entra nelle camerate e picchia ancora. Giù
con i manganelli, i calci dei fucili e gli sparalacrimogeni.
È stato un lungo mese di
guerra. Tutto comincia a Lampedusa. L’isola che Maroni intende trasformare in un
carcere per immigrati in attesa di deportazione. Lampedusa è la prima
frontiera dell’Europa dei muri. Chi ci arriva ha passato e visto tutto: porta
incisi nel corpo e nella testa il deserto, la violenza dei guardiani ai confini,
che picchiano, stuprano, derubano. In tanti se li mangia il mare: il 30 marzo ne
ha ingoiati Lampedusa, una galera su
uno scoglio. Il 18 febbraio, tra gli immigrati stipati nel CIE, scoppia la
rivolta e un intero padiglione va a fuoco. A fine febbraio il governo
ha deciso prolungare da due a sei mesi la detenzione nei
CIE. Da allora è partita una
disperata resistenza. A marzo nei CIE di Torino,
Milano, Roma, Bari, Gradisca, Bologna, Trapani ci sono stati scioperi della
fame, materassi bruciati, proteste sui tetti,
fughe. A Bari per giorni quasi
tutti hanno rifiutato il cibo: in tre, con ago e filo, si sono cuciti la bocca.
A Trapani c’è stato un
principio di rivolta quando un prigioniero si è tagliato con una lametta.
A Torino il 21 marzo due
tunisini, per non essere deportati si sono tagliati a fondo le braccia,
sporcando di sangue il cortile. Nei CIE soprusi, pestaggi,
cure negate, sedativi nel cibo sono pane quotidiano. A volte ci scappa anche il
morto. A Roma un algerino stava male: è stato curato a manganellate ed è morto
nella sua cella il 19 marzo. Ovunque, nelle gabbie per
uomini e donne, si levano urla. Urla nel silenzio. Un ragazzino afgano,
quattordici anni di guerra e miseria, entra in Italia sotto un camion: resta
aggrappato per 13 ore. Poi cade. In Afganistan l’esercito italiano fa la guerra
e la chiama peacekeeping: in Italia le truppe dello Stato fanno la guerra ai
profughi e la chiamano sicurezza. Una ragazza malata di
tubercolosi, prostituta e clandestina, sta male ma non va in ospedale. Muore in
strada, così come era vissuta, merce a poco prezzo. Usa, getta e comprane
un’altra. Kante, profuga della Costa
d’Avorio, va in ospedale per partorire il suo bambino. Denunciata come
“clandestina”, viene portata via dai carabinieri mentre il bambino resta
sequestrato in ospedale. Stavolta finisce bene ma tra poco, per legge, quelle
come Kante dovranno scegliere tra un parto clandestino e il rischio di perdere
il figlio. A Milano tra le baracche
dei rom sotto il ponte Bacula, il fango si impasta con i rifiuti di una vita
precaria, tra topi, razzisti e sbirri. Il 31 marzo la polizia arriva in forze e
butta giù tutto: la gente si disperde nel ventre della metropoli. Restano in
venti, fradici di pioggia e senza un dove. Si prendono una casa fatiscente per
passare la notte: la polizia entra, picchia e ributta tutti in strada. Due
bambini hanno meno di un anno. Viviamo tempi grami, tempi
feroci e folli, tempi di guerra. La guerra contro i poveri e gli immigrati, la
guerra contro chiunque si opponga alla barbarie. Piovono pietre e nessuno
può stare al riparo in attesa di tempi migliori: mettersi in mezzo è un’urgenza
ineludibile. Se non ora, quando? Se non
io, chi per me? Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo
46 La sede è aperta ogni
giovedì dopo le 21 338
6594361 |
- Prev by Date: Tibet: prime condanne a morte per i tumulti del 2008
- Next by Date: Fwd: Il Codex Alimentarius è arrivato... di nascosto...
- Previous by thread: Tibet: prime condanne a morte per i tumulti del 2008
- Next by thread: Fwd: Il Codex Alimentarius è arrivato... di nascosto...
- Indice: