I: Lecce come Taranto?



 

 

Lecce come Taranto?

 

Martedì 3 febbraio il Consiglio Comunale di Lecce è riunito per decidere se approvare o respingere il progetto presentato dal gruppo Italgest Energia SpA (targato Confindustria) che chiede l’autorizzazione per costruire una centrale elettrica alle porte della città. Appena  oltre la tangenziale a Nord Ovest di Lecce, nei pressi della strada che conduce a Novoli, il gruppo vorrebbe costruire una centrale propagandata come miracolosa, un regalo per i cittadini. La chiamano Centrale a Biomasse, un bel nome seducente fatto apposta per farla piacere, desiderare. Così si nasconde che serve per bruciare olio e fare soldi, che è cosa volgare e non si dice. Non si dice, anche, quanto sia pericolosa, molto pericolosa. Gli illusionisti pubblicitari nascondono una vecchia “sola” in un abito nuovo, cucito su misura per impressionare buoni creduloni. Chi può credere, infatti, che “Heliantos 1”, la prima di due centrali che si vogliono insediare nel Salento, graziosamente dedicata agli abitanti di Lecce, città d’arte, sarà l’unica centrale al mondo a non inquinare, a non far male? Chi può credere che queste centrali, addirittura, produrrebbero vantaggi per l’economia locale, salvando l’agricoltura da un disastro creato proprio dagli industriali? Che aggiusterebbe pure il clima, aiutando l’Italia a rispettare l’impegno nazionale, scritto sull’acqua, di ridurre le emissioni di CO2 , il gas che provoca il surriscaldamento del pianeta?

Esiste sul pianeta una centrale diesel capace di queste meraviglie? Ovvio che no. Ma è questo che dicono gli ingegneri che l’hanno progettata. Basta prendere un motore diesel, alimentarlo ad olio vegetale, applicare l’etichetta bio  e il gioco è fatto. Una panzana gigantesca che non si potrebbe dare a bere nemmeno al più stupido e sprovveduto dei normali cittadini. Eppure, potenza della parolina magica, biomassa, potrebbero riuscirci: in quanti milioni abbiamo comprato automobili nuove solo perché chiamate ecologiche? Ma questa non è una macchinetta e non la compriamo noi, anche se ci mettiamo i soldi. Di sopra ci vendiamo il territorio e la salute… proprio un bell’affare!! Ma i nostri governanti  non l’hanno pensata così e tanti cortigiani di palazzo continuano a fare finta di credere alle favole. Chissà per quale calcolo, per quale convenienza? Così hanno provato a raccontarcela per mesi facendo la commedia. Rappresentanti politici e delle associazioni di categoria non si preoccupano certo di chiudere le centrali pericolose già esistenti. Con quale coraggio, allora, osano parlare a nome dei cittadini che rappresentano? E’ chiaro, invece che tengono ai loro tornaconti personali ma non agli interessi della città. Eppure è per questo che sono stati eletti, per questo sono stati delegati.

Ma è giunto il momento di dare voce alla parte davvero importante della città, ai cittadini traditi. Noi non ci stiamo a questo gioco, bisogna dire basta. Si deve dire la verità e bisogna dirla forte e chiara! Tutti devono sapere. Sapere cosa è stato taciuto e nascosto dei dettagli sgradevoli dell’affare che rivelano l’inganno.

Costruire una centrale alle porte di Lecce significa condannarla allo stesso destino che ha avuto Taranto. Lecce non è Taranto e la centrale non sarebbe l’Ilva, ma in proporzione di grandezza, per la vicinanza della centrale alla città, l’effetto dei suoi fumi sui cittadini e monumenti sarebbe il medesimo. Gli interessati non vi dicono e nascondono che ogni ora la centrale in funzione produrrebbe 12 kg di polveri sottili che inesorabilmente giorno dopo giorno, ora dopo ora, senza mai sosta, si depositerebbero sulle nostre case e campagne, sulle nostre chiese e monumenti, riempirebbero i nostri polmoni. Pensateci: 12 kg ora di polveri microscopiche emesse: indistruttibili, minuscole, capaci di penetrare in ogni poro, ogni interstizio del vostro corpo, della nostra pietra leccese. Un veleno invisibile e micidiale che colpisce dopo molti anni, come è già accaduto e continua ad accadere a Taranto, Manfredonia, Bari e già accade anche qui a causa della nostra vicinanza ai poli chimici e industriali di Taranto e Brindisi. Basterebbe sapere questo, quest’unico dato, e riflettere, per capire quale trappola mortale i signori vogliono apparecchiare a nostro danno.

Pensare di installare una centrale, come quella proposta, alle porte di Lecce è una pura follia e non risolve nessuno dei problemi che pretende di sanare, al contrario, li crea.

Convertire estese aree del nostro territorio agricolo alla coltura di oleaginose per ricavare olio combustibile sarebbe, questo sì, un colpo mortale per la nostra agricoltura, il nostro territorio, il nostro paesaggio.

Il patrimonio culturale e storico non è fatto solo di monumenti, ma anche di prodotti della terra, sapori, profumi, colori, tradizioni, uno stile di vita tramandato da secoli che rispetta la natura e la genuinità della vita e dell’ambiente. E tutto questo non servirebbe a niente, meno che meno ad abbassare il surriscaldamento del pianeta, patetico pretesto, ignobile scusa, che maschera di buone intenzioni un atto che definire vandalico è poco. Criminale, come sostiene la FAO. Questa è la parola giusta e non temiamo di pronunciarla anche noi. Abbiamo il dovere di dire la verità, anche se è difficile da capire, voi ragionerete meglio dei vostri rappresentanti politici. La verità è che l’olio da bruciare nella centrale verrebbe importato dall’estero, da piantagioni ricavate a spese dell’abbattimento di foreste. Questo provocherebbe il danno peggiore, l’aumento della produzione globale di gas serra e non la sua diminuzione. Non c’è protocollo o accordo internazionale che giustifichi questa politica e queste pseudo soluzioni tecniche del problema del surriscaldamento globale. Gli impostori e bugiardi possono indignarsi e strepitare offesi quanto vogliono ma lo diremo egualmente, non possiamo tacere: imporre la produzione di queste piantagioni alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo significa sfruttarle e affamarle, ridurle in povertà e schiavitù, condannarle alla fame e allo sterminio. Non è alla loro coscienza che parliamo, hanno dimostrato di non averne.

E’ a voi che ci rivolgiamo, a voi, nostri concittadini leccesi, che lanciamo l’appello. Voi che avete la fortuna di abitare in una terra bellissima non lasciate che le persone avide la distruggano per un ottuso capriccio. Difendete il vostro bene più prezioso, la sopravvivenza di questa meravigliosa terra che vi sfama e vi accoglie senza chiedere in cambio altro che rispetto. Siate degni della vostra sorte e protestate il vostro dissenso alla costruzione di questa centrale. Partecipate in silenzio con noi alla riunione del consiglio comunale del 3 febbraio, ricordando con la vostra dignità, ai consiglieri, cosa vuol dire essere degni del mandato a loro conferito. Essi sono lì riuniti per decidere in nome dei vostri interessi, non per tornaconto personale o di un privato.

 

 

Lettera aperta ai leccesi firmata dalle associazioni e dai cittadini in lotta contro le centrali a biomasse alimentate da oli vegetali

 

Primi firmatari:

Associazioni   A.I.Res

                    Italia Nostra

                    Lecce Città Plurale

                    Grande Salento

                    Forum Ambiente e Salute

 

Privati cittadini

Giovanni Moschettini

Sondra Pranzo

Cristina Caiulo

Stefano Pallata

Rosanna Lerede

Mauro Pascariello

Fabio Congedo

Teresa Grasso

Santa De Siena

Margherita Reho

Francesca Romana Melodia

Alessandra Mariano Mariano

Paolo De Lorenzo