Re:Fwd: Sylvia Stolz, un avvocato in galera per negazionismo ... attentato all'At. 21 della Costituzione?




dunque altieri magari la prossima volta informati meglio sugli avvocati nazisti...
e speriamo che almeno lei resti in galera.....a lungo.....










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Date      : Thu, 18 Dec 2008 23:41:56 +0100
Subject : Fwd: Sylvia Stolz, un avvocato in galera per negazionismo ... attentato all'At. 21 della Costituzione?







> 
> Sylvia Stolz, un avvocato in galera per negazionismo	 	
> giovedì 18 dicembre 2008
> 
> http://www.giustiziagiusta.info/index.php?option=com_content&task=view&id=2731&Itemid=80
> 
> di Claudio Moffa
> 
> Sylvia Stolz è ormai in prigione da quasi un anno nel carcere di  
> Heidelberg, Germania, sotto l’accusa di “negazionismo” dei crimini  
> nazisti. Ma differentemente da David Irving – il noto storico inglese  
> che nel 2005 di passaggio per l’Austria venne condannato per lo stesso  
> reato a tre anni e fu liberato “appena” un anno dopo grazie all’abiura  
> delle sue tesi  – e di altri personaggi che si sono voluti cimentare  
> con il rischioso discorso dell’ “Olocausto”, la Stolz non vanta alcun  
> titolo di studiosa, e non è nemmeno una dilettante più o meno  
> ideologizzata di storia della II guerra mondiale.
> 
> Sylvia Stolz infatti è un avvocato, e in questa veste aveva incontrato  
> due altri condannati in Germania per reati di opinione, il tedesco  
> Germar Rudolf e il fiammingo Siegfried Verbeke, prima di decidere di  
> difendere di fronte a un Tribunale tedesco un terzo “negazionista”,  
> Ernest Zundel: una storia incredibile, quella di Zuendel, che inizia  
> in Canada dove l’oggi 67enne scrittore viveva ed aveva vinto una causa  
> in cui era stato accusato di falsificazione storica; prosegue poco  
> dopo con un misterioso incendio della propria casa, da cui la sua fuga  
> di fatto negli Stati Uniti e infine – ecco l’ultimo capitolo –  
> l’estradizione coatta in Germania, dove viene  condannato a cinque  
> anni di galera per quelle stesse tesi già “assolte” dalla corte di  
> Toronto.
> 
> La Stolz ha difeso Zuendel e ha pensato quel che pensa qualsiasi bravo  
> avvocato: che bisogna in qualche modo anche entrare nel merito del  
> reato contestato, dimostrando non la “verità” storica (non dovrebbe  
> essere questo il compito di quale che sia Tribunale) ma la piena  
> legittimità di un dibattito su quale che sia questione storiografica.  
> Così dice anche la Costituzione tedesca. Ma è a questo punto che  
> l’articolo 130 del Codice Penale tedesco – che in combinato con il 226  
> punisce con la prigione da 1 a 5 anni chiunque “neghi” crimini quali  
> quelli definiti dall’ormai abusatissimo Tribunale di Norimberga – ha  
> travolto anche lei: tre anni e mezzo di prigione, e la sospensione per  
> ben 5 anni dalla professione di avvocato. Una morte civile, motivata  
> con espressioni di sapore inquisitorio: la condannata, ha sentenziato  
> il giudice Rolf Glenz, avrebbe usato il processo Zuendel per sostenere  
> lei stessa le tesi negazioniste, tanto è vero che “ha un riflesso  
> istintivo per rilasciare dichiarazioni di estrema destra”
> 
> Comunque la si voglia mettere, il caso Stolz è di una gravità inaudita  
> per i principi di un’Europa che ciancia ogni giorno di libertà e di  
> democrazia da esportare in tutto il mondo. Si può dubitare per eccesso  
> di zelo o per moderatismo convinto di qualche opinione della giovane  
> legale, su Obama – da lei definito un pupazzo – o sulla inutilità  
> della “rappresentanza parlamentare”: ma chi l’ha visitata in carcere  
> come Gerard Menuhin, figlio del famoso violinista Yehudi Menuhin - un  
> ebreo “contro” per parafrasare il titolo di un film di Francesco Rosi  
> - ha riferito di pasti assai poco gradevoli, di letture obbligate di  
> Hegel, e insomma di condizioni di detenzione che sfiorano un possibile  
> sadismo carcerario, una malattia che forse colpisce con più piacere i  
> colpevoli di “negazionismo” che l’assassino della cella accanto.
> 
> Ma, fatta la tara alle dure e comunque ben comprensibili denunce  
> dell’avvocato Stolz, la vergogna per l’Europa delle libertà civili e  
> dei principi garantisti resta: a un primo livello c’è la codificazione  
> del reato di “negazionismo” contenuta nell’art. 130 (che vuol dire  
> “negare”? Quali i confini fra la banalizzazione del crimine storico, e  
> la sua contestualizzazione? Chi decide della verità storica, il  
> giudice?) e quella ancora più magmatica di “genocidio” dell’art. 226,  
> copiata più o meno letteralmente dalla Convenzione sul genocidio del  
> 1948: il fatto è che in una casistica così ampia come quella indicata  
> dalla locuzione per la quale si avrebbe “genocidio” quando c’è il  
> “tentativo di distruggere in tutto o in parte” un gruppo etnico,  
> religioso etc. può rientrare qualsiasi, ma proprio qualsiasi conflitto  
> odierno, anche e soprattutto in considerazione dell’enorme sviluppo  
> tecnologico degli armamenti degli ultimi decenni. Tutto dunque si  
> sposta sul piano massmediatico: è la grande stampa e chi la controlla,  
> prima ancora dei Tribunali, a decidere di volta in volta quel che è e  
> quel che non è “genocidio”. C’è genocidio nel Darfur del Sudan  
> islamico; non c’è genocidio nel Congo orientale occupato dal Ruanda  
> pro-americano. C’è genocidio nella Jugoslavia di Milosevic; non  
> nell’Iraq occupato e bombardato da americani e inglesi. E’ genocidio  
> quello ovvio di Hitler; non è genocidio “al minuto secondo”, di  
> Hiroshima e Nagasaki.
> 
> 
> Su un piano più specifico il caso Stolz presenta i tratti inauditi di  
> un processo e condanna di un avvocato nell’esercizio delle sue  
> funzioni. Nel convegno su “Le opinioni imbavagliate” del 7 luglio  
> scorso, promosso dal Comitato 21 e 33 presso l’Ordine degli Avvocati  
> di Roma, due avvocati, Francesca Romana Fragale e Elisabetta Rampelli  
> dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura hanno evocato e stigmatizzato  
> una strana tendenza presente in alcuni casi giudiziari italiani, ad  
> attribuire al legale lo stesso tipo di reato contestato al proprio  
> assistito. Fragale in particolare sottolineava, con tanto di citazione  
> da un testo di diversi secoli fa, che i processi dei tempi  
> dell’Inquisizione funzionavano proprio così e finivano perciò per  
> impedire una vera difesa dell’incolpato di turno.
> 
> 
> Ecco dunque il terzo livello della questione, il preoccupante scenario  
> che sembra diffondersi sempre più in tutta l’Europa come ricordava un  
> paio di settimane fa Mellini: un Europa laica di fronte alla Chiesa  
> cattolica che chiede di includere nella propria Carta costituzionale  
> il tema delle “radici cristiane” della sua civiltà; e che sicuramente  
> ha un tasso di democrazia elevato rispetto a tante altre realtà del  
> pianeta. Ma che tuttavia, quando si affronta un quale che sia tema  
> legato alla tragedia della II guerra mondiale, fa riemergere i tratti  
> di un dogmatismo e di un’intolleranza inquietanti. C’è invero da  
> rabbrividire a sentire un deputato del PD sostenere, con riferimento  
> al pur criticabile filone negazionista, che "in Italia c'è un  
> problema, che è l'art. 21 della Costituzione che difende la libertà di  
> espressione".
> 
> Sarebbe opportuno considerare con attenzione la gravità della  
> situazione: la possibilità cioè – è uno schema apparentemente  
> impossibile, e tuttavia confermato da una pluralità di episodi  
> repressivi degli ultimi anni – che la democrazia europea sia in  
> qualche modo “a macchia di leopardo”, perché non diffusa a tutto  
> campo, ma segmentarizzata e esistente solo su alcuni scacchieri  
> tematici. Una democrazia cioè che si accompagna a una sorta di   
> “totalitarismo settoriale”, alimentato da forme di misticismo molto  
> pericolose che riguardano la storia recente e meno recente del  
> continente: che non è ben percepito dalla massa solo perchè poco se ne  
> parla, ma che nondimeno è tale, visto che – come nel caso Stolz -  
> sfocia alla fine nella violazione plateale dei più banali e basilari  
> principi dello Stato di Diritto.
> 
> 
>