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Re:Fwd: Sylvia Stolz, un avvocato in galera per negazionismo ... attentato all'At. 21 della Costituzione?
- Subject: Re:Fwd: Sylvia Stolz, un avvocato in galera per negazionismo ... attentato all'At. 21 della Costituzione?
- From: "manielle\@libero\.it" <manielle at libero.it>
- Date: Tue, 6 Jan 2009 01:40:53 +0100
dunque altieri magari la prossima volta informati meglio sugli avvocati nazisti... e speriamo che almeno lei resti in galera.....a lungo..... ---------- Initial Header ----------- From : dirittiglobali-request at peacelink.it To : Cc : Date : Thu, 18 Dec 2008 23:41:56 +0100 Subject : Fwd: Sylvia Stolz, un avvocato in galera per negazionismo ... attentato all'At. 21 della Costituzione? > > Sylvia Stolz, un avvocato in galera per negazionismo > giovedì 18 dicembre 2008 > > http://www.giustiziagiusta.info/index.php?option=com_content&task=view&id=2731&Itemid=80 > > di Claudio Moffa > > Sylvia Stolz è ormai in prigione da quasi un anno nel carcere di > Heidelberg, Germania, sotto l’accusa di “negazionismo” dei crimini > nazisti. Ma differentemente da David Irving – il noto storico inglese > che nel 2005 di passaggio per l’Austria venne condannato per lo stesso > reato a tre anni e fu liberato “appena” un anno dopo grazie all’abiura > delle sue tesi – e di altri personaggi che si sono voluti cimentare > con il rischioso discorso dell’ “Olocausto”, la Stolz non vanta alcun > titolo di studiosa, e non è nemmeno una dilettante più o meno > ideologizzata di storia della II guerra mondiale. > > Sylvia Stolz infatti è un avvocato, e in questa veste aveva incontrato > due altri condannati in Germania per reati di opinione, il tedesco > Germar Rudolf e il fiammingo Siegfried Verbeke, prima di decidere di > difendere di fronte a un Tribunale tedesco un terzo “negazionista”, > Ernest Zundel: una storia incredibile, quella di Zuendel, che inizia > in Canada dove l’oggi 67enne scrittore viveva ed aveva vinto una causa > in cui era stato accusato di falsificazione storica; prosegue poco > dopo con un misterioso incendio della propria casa, da cui la sua fuga > di fatto negli Stati Uniti e infine – ecco l’ultimo capitolo – > l’estradizione coatta in Germania, dove viene condannato a cinque > anni di galera per quelle stesse tesi già “assolte” dalla corte di > Toronto. > > La Stolz ha difeso Zuendel e ha pensato quel che pensa qualsiasi bravo > avvocato: che bisogna in qualche modo anche entrare nel merito del > reato contestato, dimostrando non la “verità” storica (non dovrebbe > essere questo il compito di quale che sia Tribunale) ma la piena > legittimità di un dibattito su quale che sia questione storiografica. > Così dice anche la Costituzione tedesca. Ma è a questo punto che > l’articolo 130 del Codice Penale tedesco – che in combinato con il 226 > punisce con la prigione da 1 a 5 anni chiunque “neghi” crimini quali > quelli definiti dall’ormai abusatissimo Tribunale di Norimberga – ha > travolto anche lei: tre anni e mezzo di prigione, e la sospensione per > ben 5 anni dalla professione di avvocato. Una morte civile, motivata > con espressioni di sapore inquisitorio: la condannata, ha sentenziato > il giudice Rolf Glenz, avrebbe usato il processo Zuendel per sostenere > lei stessa le tesi negazioniste, tanto è vero che “ha un riflesso > istintivo per rilasciare dichiarazioni di estrema destra” > > Comunque la si voglia mettere, il caso Stolz è di una gravità inaudita > per i principi di un’Europa che ciancia ogni giorno di libertà e di > democrazia da esportare in tutto il mondo. Si può dubitare per eccesso > di zelo o per moderatismo convinto di qualche opinione della giovane > legale, su Obama – da lei definito un pupazzo – o sulla inutilità > della “rappresentanza parlamentare”: ma chi l’ha visitata in carcere > come Gerard Menuhin, figlio del famoso violinista Yehudi Menuhin - un > ebreo “contro” per parafrasare il titolo di un film di Francesco Rosi > - ha riferito di pasti assai poco gradevoli, di letture obbligate di > Hegel, e insomma di condizioni di detenzione che sfiorano un possibile > sadismo carcerario, una malattia che forse colpisce con più piacere i > colpevoli di “negazionismo” che l’assassino della cella accanto. > > Ma, fatta la tara alle dure e comunque ben comprensibili denunce > dell’avvocato Stolz, la vergogna per l’Europa delle libertà civili e > dei principi garantisti resta: a un primo livello c’è la codificazione > del reato di “negazionismo” contenuta nell’art. 130 (che vuol dire > “negare”? Quali i confini fra la banalizzazione del crimine storico, e > la sua contestualizzazione? Chi decide della verità storica, il > giudice?) e quella ancora più magmatica di “genocidio” dell’art. 226, > copiata più o meno letteralmente dalla Convenzione sul genocidio del > 1948: il fatto è che in una casistica così ampia come quella indicata > dalla locuzione per la quale si avrebbe “genocidio” quando c’è il > “tentativo di distruggere in tutto o in parte” un gruppo etnico, > religioso etc. può rientrare qualsiasi, ma proprio qualsiasi conflitto > odierno, anche e soprattutto in considerazione dell’enorme sviluppo > tecnologico degli armamenti degli ultimi decenni. Tutto dunque si > sposta sul piano massmediatico: è la grande stampa e chi la controlla, > prima ancora dei Tribunali, a decidere di volta in volta quel che è e > quel che non è “genocidio”. C’è genocidio nel Darfur del Sudan > islamico; non c’è genocidio nel Congo orientale occupato dal Ruanda > pro-americano. C’è genocidio nella Jugoslavia di Milosevic; non > nell’Iraq occupato e bombardato da americani e inglesi. E’ genocidio > quello ovvio di Hitler; non è genocidio “al minuto secondo”, di > Hiroshima e Nagasaki. > > > Su un piano più specifico il caso Stolz presenta i tratti inauditi di > un processo e condanna di un avvocato nell’esercizio delle sue > funzioni. Nel convegno su “Le opinioni imbavagliate” del 7 luglio > scorso, promosso dal Comitato 21 e 33 presso l’Ordine degli Avvocati > di Roma, due avvocati, Francesca Romana Fragale e Elisabetta Rampelli > dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura hanno evocato e stigmatizzato > una strana tendenza presente in alcuni casi giudiziari italiani, ad > attribuire al legale lo stesso tipo di reato contestato al proprio > assistito. Fragale in particolare sottolineava, con tanto di citazione > da un testo di diversi secoli fa, che i processi dei tempi > dell’Inquisizione funzionavano proprio così e finivano perciò per > impedire una vera difesa dell’incolpato di turno. > > > Ecco dunque il terzo livello della questione, il preoccupante scenario > che sembra diffondersi sempre più in tutta l’Europa come ricordava un > paio di settimane fa Mellini: un Europa laica di fronte alla Chiesa > cattolica che chiede di includere nella propria Carta costituzionale > il tema delle “radici cristiane” della sua civiltà; e che sicuramente > ha un tasso di democrazia elevato rispetto a tante altre realtà del > pianeta. Ma che tuttavia, quando si affronta un quale che sia tema > legato alla tragedia della II guerra mondiale, fa riemergere i tratti > di un dogmatismo e di un’intolleranza inquietanti. C’è invero da > rabbrividire a sentire un deputato del PD sostenere, con riferimento > al pur criticabile filone negazionista, che "in Italia c'è un > problema, che è l'art. 21 della Costituzione che difende la libertà di > espressione". > > Sarebbe opportuno considerare con attenzione la gravità della > situazione: la possibilità cioè – è uno schema apparentemente > impossibile, e tuttavia confermato da una pluralità di episodi > repressivi degli ultimi anni – che la democrazia europea sia in > qualche modo “a macchia di leopardo”, perché non diffusa a tutto > campo, ma segmentarizzata e esistente solo su alcuni scacchieri > tematici. Una democrazia cioè che si accompagna a una sorta di > “totalitarismo settoriale”, alimentato da forme di misticismo molto > pericolose che riguardano la storia recente e meno recente del > continente: che non è ben percepito dalla massa solo perchè poco se ne > parla, ma che nondimeno è tale, visto che – come nel caso Stolz - > sfocia alla fine nella violazione plateale dei più banali e basilari > principi dello Stato di Diritto. > > >
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