Torino. Manichini e striscione davanti a 2 commissariati. Calabresi assassino!
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- Date: Tue, 16 Dec 2008 05:13:46 +0100
Torino. Manichini e
striscione davanti a 2 commissariati. Calabresi assassino! Nella notte tra il 15 e il
16 dicembre, a 39 anni esatti dall’assassinio di Pinelli, un manichino
insanguinato con sopra il cartello “Pinelli ucciso” è stato gettato davanti al
portone del commissariato di polizia del quartiere Barriera di Milano a Torino.
Nella stessa notte al
cavalcavia tra corso Potenza e Corso Grosseto, di fronte al commissariato di
polizia del quartiere Madonna di Campagna, è stato fissato uno striscione con la
scritta “Calabresi assassino”. Al parapetto è stato anche legato un manichino
insanguinato. A quest’indirizzo trovate
le foto scattate da un reporter di passaggio: http://piemonte.indymedia.org/article/3668 Due compagni che
passeggiavano sul cavalcavia godendosi la pioggia dicembrina sono stati fermati
da una volante arrivata sgommando. In poco tempo sono sopraggiunte una mezza
dozzina di auto di militari. Quelli del Commissariato si chiedevano “perché
proprio da noi?” “ancora con questa storia? Sono passati quarant’anni”. Poi
passavano a preoccupazioni più prosaiche del tipo “abbiamo nove marocchini da
sistemare” oltre “agli alpini da congedare”. Sono passati 40 anni ma la
criminalità del potere è sempre la stessa. E “gli anarchici la memoria
l’hanno lunga” ha gridato uno dei compagni ai
poliziotti. I due sono stati portati in
questura. Inutile negare una certa apprensione quando un brigadiere accalorato
ha preteso di aprire la finestra dei locali di via Grattoni. Per fortuna erano
solo al secondo piano. I compagni sono stati
trattenuti per tre ore. Dopo le perquisizioni di rito, un po’ di domande inutili
e lo riempimento di qualche scartafaccio, sono stati
rilasciati. Facciamo un passo indietro.
Era il 15 dicembre del
1969. Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico ed ex partigiano viene gettato dal
quarto piano della questura di Milano. Con lui si trovava, tra gli altri, il
commissario Luigi Calabresi. Era allora questore Guida, già direttore del
confino di Ventotene in epoca fascista. Pinelli era stato fermato
il 12 dicembre a poche ore dalla strage della banca dell’agricoltura in piazza
Fontana, dove una bomba di Stato aveva seminato la morte. 16 morti e
numerosissimi feriti. Della strage è accusato un altro anarchico, Pietro
Valpreda, che trascorre tre anni in carcere prima che la sua estraneità venga
riconosciuta. Erano gli anni della contestazione giovanile e della rivolta
operaia, erano gli anni in cui movimenti sociali innervati di tensioni
libertarie e rivoluzionarie imponevano grandi trasformazioni. Questi movimenti
facevano paura al potere politico ed ai padroni: Non ci riuscirono. La forza
dei movimenti sociali, lo straordinario impegno collettivo per affermare la
verità su piazza Fontana e sulla morte di Pinelli, la campagna di liberazione di
Valpreda, furono patrimonio di tutta la sinistra italiana, che seppe reagire
alle provocazioni di un potere che vedeva traballare le sue fondamenta e reagiva
scompostamente. Erano gli anni dei tentati
golpe, erano gli anni della polizia che non esitava a sparare nelle piazze, che
restarono macchiate del sangue di decine di studenti, lavoratori, attivisti
politici. Calabresi, il commissario
“finestra” di quella notte, venne ammazzato qualche anno dopo. Dopo quasi
quarant’anni gli vengono tributati gli onori dovuti ad un fedele servitore dello
Stato delle stragi. Ma c’è chi non dimentica.
Federazione Anarchica
Torinese - FAI Corso Palermo 46 – la sede
è aperta ogni giovedì dalle 21. Info:
fai_to at inrete.it 338
6594361 |
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