Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Caro Luca,
trovo strano che tu dica che non ci si debba interessare di una persona
sofferente e morente, e dei suoi cari che pure soffrono, e del suo problema. E
che non si debba discutere di questo problema cercando di risolverlo, se
possibile.
Trovo molto interessante, e anche simpatico, il testamento biologico di
Leonardo che hai riportato.
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
----- Original Message -----
Sent: Tuesday, November 18, 2008 4:10
PM
Subject: Re: SCIENZA & VITA: Eluana
condannata a morte: L'ESECUZIONE SIA PUBBLICA, CON TESTIMONI E VIDEO
Sinceramente mi sono un po' stancato delle vostre certezze, da
una parte e dall'altra. E non ve le invidio per niente. Ma chi siete voi per
parlare di una persona, di una famiglia, di un padre, di una sofferenza che
nemmeno immaginate. Ma a voi cosa cambia se questa ragazza rimane sdraiata
a letto per i prossimi 50 anni o se viene sepolta domani? La conoscete? Avete
mai parlato con lei? con suo padre? con i suoi amici? Detentori di
certezze e diritti che nessuno vi ha chiesto. Se vi dovesse capitare (e non ve
lo auguro) siete liberi di stare e di costringere la vostra famiglia a tenervi
in stato vegetativo finchè la medicina sarà in grado di farlo. Agli altri non
posso dire che sono liberi di farsi staccare la spina perchè in questo stato
comandato dal vaticano purtroppo nessuno può permettersi di pensarla
diversamente da loro e per il momento non si può scegliere.
Spero che
finalmente lascino fare sta benedetta legge sul testamento biologico. Cosicchè
i vari cattolici sono liberi di starsene sdraiati e incoscenti per anni, senza
costringere anche gli altri a fare secondo il loro pensiero. Saremo liberi
anche in questo stato delle banane di pensarla in maniera diverse l'uno
dall'altro no? Sinceramente mi schifate a parlare e scrivere continuamente
il nome di questa persona come se fosse vostra sorella. Se proprio qualcuno
deve parlare mi piacerebbe fosse qualcuno che è vicino a queste sofferenze.
Che se ne guardano bene dal farlo. Ci sarà pure un motivo no?
Parecchio
tempo fa ho letto su un blog questo "testamento". Ho impiegato un po' a
ritrovarlo. Vi invito a leggerlo, soprattutto le prime righe. Non sarà
identico a quello che ha fatto Eluana, ma il senso mi sembra chiaro.
Il qui presente, nel pieno benché effimero possesso delle proprie dignitose
facoltà mentali, qualora un incidente o una patologia lo costringessero in
un letto, assistito da costosi macchinari da cui dipenderebbe la sua vita, in
uno stato d’incoscienza protratto per tre anni almeno,
chiede
– che non si dia risalto
mediatico alla cosa: la gente nasce e muore tutti i giorni; – che i
politici restino a distanza: sarebbe un Paese migliore se le leggi non si
facessero pensando sempre al caso particolare; – che gli opinionisti si
tengano le loro opinioni: grazie, ho già le mie (in particolare, sarebbe
carino da parte di Giuliano Ferrara lasciarmi morire in pace, visto che è una
vita che mi affligge con opinioni non richieste); – che i cantanti facciano
i cantanti. O vogliono dire
una preghiera? Va bene, ma in silenzio, non in prima pagina. – che i
preti facciano i preti – che pensino cioè a consolare vedove e orfani, e non a
inventarsi bislacche etiche pro-life che, per quanto ho potuto appurare, dal
Vangelo non risultano. E io il Vangelo un po’ l’ho letto, Santi Padri.
Comincia con un vecchio Santo che
chiede di morire; prosegue con un uomo, figlio di Dio, che a un certo
punto decide di morire. Proprio così: il padre gli lascia la libertà di
scegliere, e lui decide. Quando un amico lo prende in disparte per
dissuaderlo, lui gli risponde: Vade retro Satana. Non so se mi sono spiegato:
Vade Retro Satana, perché tu non pensi
secondo Dio, ma secondo gli
uomini. Pecco certo di superbia nel paragonare il mio piccolo sacrificio a
quello del Figlio di Dio: lui doveva mondare tutti gli uomini dal peccato
originale, io vorrei soltanto che i macchinari, il tempo, le risorse e
l’affetto che si spendono sul mio caso disperato vengano rivolte ad altri
malati, più bisognosi di affetto, risorse, tempo e macchinari. Ma la vita è un
dono, l’unico che mi resta, e dei doni si dispone a piacimento. Capisco che
dire di No a un dono possa essere interpretato come un segno di scortesia: il
mio però più che un No è un Grazie, mi è piaciuto, ma in queste condizioni non
mi va più, ne ho avuto abbastanza, datene piuttosto un po’ di più agli altri
che ne hanno avuto meno. – E quindi: che si stacchi la spina ai
macchinari. – Che si stacchi l’eventuale sondino che mi nutre. Qualora il
dottore incaricato avesse difficoltà con la sua coscienza, chiuda gli occhi e
faccia finta di toglierlo a Giovanni
Paolo II. – Che mi si somministri per favore qualche oppiaceo,
nell’eventualità che pure nell’incoscienza io stia provando un po’ di dolore.
Se non si può fa lo stesso, ma ho sempre pensato che prima di morire mi
sarebbe piaciuto provare qualche sostanza da cui mi sono saggiamente tenuto
lontano da giovane. È tutto? Sì, direi che è tutto. E se poi l’anno
dopo si scopre la cura? Beh, mi stupirei del contrario. È la
storia della mia vita, no?
Saverio
Benedetti ha scritto:
Se Lei, illustre professore, fosse coerente, dovrebbe in questo
contesto predicare anche la soppressione di TUTTE LE PERSONE, dato che
tutti noi andiamo verso la morte. Se vogliamo invece ridurre i casi
esclusivamente a coloro che la medicina non può curare per GRAVE CARENZA
CONOSCITIVA sia SUL CERVELLO UMANO (che viene utilizzato, anche
dagli stessi medici, al 10-15% delle reali possibilità), DI UN METODO
CHE, MAGARI TRA NON MOLTO TEMPO, qui la
persona già non c'è più e il suo corpo va verso la morte; e trattenerlo è
abusivo, è farne un oggetto di cui si dispone a piacere, di cui non si ha
diritto di disporre.
Il giorno 17 novembre 2008 13.10, Arrigo Colombo
<arribo at libero.it> ha scritto:
Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Ho letto la vostra dichiarazione e quella di Scienza e vita.
Vi unisco un articolo che ho scritto per il "Nuovo quotidiano di
Puglia".
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
Poter
morire
di Arrigo
Colombo
Finalmente la Cassazione ha dato il sospirato
responso: Eluana Englaro può morire. Dopo 16 anni, dal gennaio 1992,
quando un incidente di macchina le provocò un trauma al cervello cui seguì
una necrosi irreversibile, ridotta allo stato vegetativo, mantenuta in
vita con alimentazione artificiale. Dopo una battaglia
giudiziaria che nel luglio di quest'anno aveva raggiunto l'autorizzazione
della Corte d'Appello di Milano, poi bloccata dalla Procura, finalmente la
Cassazione respinge questo blocco, questo ricorso, e la poverina può
morire. La buona morte, la morte liberatrice.
E subito insorge la polemica, il Vaticano grida
all'omicidio. Col Card. Barragan, presidente del Pontificio consiglio per
la salute; con Bagnasco, presidente della CEI; con Fisichella, che
presiede la Pontificia accademia per la vita; con alti esponenti del
potere ecclesiastico.
Ma le ragioni non sono chiare, perché di ragioni
si tratta. Non è che vi sia un dettato divino, una rivelazione, una parola
evangelica. È un problema di etica. Il Vaticano pretende di avere
l'esclusiva dell'etica, di sapere lui solo qual'è l'azione giusta e
virtuosa; mentre l'umanità, emancipatasi dalla chiesa, sarebbe caduta nel
relativismo, nel lassismo, nell'arbitrio, nel tutto è permesso. È il
discorso di papa Ratzinger, discorso frequente, intima persuasione. Che
però è errato perché l'umanità, e proprio in quella modernità che la
chiesa tanto detesta, che Pio IX ha condannato nel suo famoso
Sillabo, una esemplare raccolta di tutti quei pretesi errori (tra i
quali c'era la sovranità popolare, la democrazia); l'umanità è andata
sviluppando un'etica molto salda e forte che è contenuta nelle Carte dei
popoli (spesso chiamate Dichiarazioni dei diritti; che però sono sempre
diritti-doveri), le quali si sono succedute lungo tutta
la modernità. Mentre la chiesa non aveva mai riconosciuto, fino a
tempi recenti (al Concilio Vaticano II) fondamentali principi etici, come
la libertà di coscienza (si veda la mostruosa persecuzione dei cosiddetti
"eretici", bruciati a decine di migliaia sul rogo); o come la sovranità
popolare. Fino a tempi recentissimi (cioè a fine secolo) non riconosceva
l'illiceità della pena di morte, e cioè che lo stato non ha il diritto di
uccidere il cittadino; e predicava la "guerra giusta", mentre la guerra è
un fatto talmente atroce che non può mai essere giusto; sì che i conflitti
tra popoli – come dice il trattato dell'ONU – devono
sempre esser risolti con la trattativa, mai con la guerra.
Difficile accettare la chiesa cattolica come un
buon maestro di etica, per il fatto stesso che è un centro di potere, una
struttura imperiale, ed è quindi sensibile alle ragioni (o pseudoragioni)
del potere, alla "ragion di stato"; si veda il recente comportamento nel
problema dei preti pedofili. In materia di etica, piuttosto che come
maestra, è bene che la chiesa entri nella discussione come discepola,
poiché i grandi principi li ha appresi dalla modernità laica. O, supposta
questa acquisizione, che vi entri come partner della discussione, su di un
piano di parità, e riconoscendo l'autorità degli esperti nei vari campi,
la medicina ad esempio.
E quali sono le ragioni che adducono? Parlano di
vita che non si deve mai sopprimere; ma qui si tratta piuttosto di vita
umana, di persona umana, di eclissi o meno della persona quando è avvenuta
la morte cerebrale ed è rimasto solo un residuo vegetativo, Parlano di
accanimento terapeutico che in questo caso non ci sarebbe, perché non ci
sono farmaci ma solo alimentazione forzata; che poi è un sofisma perché,
si tratti di farmaci e macchinari o di alimentazione, la forzatura c'è.
Adducono ragioni che vanno discusse come tutte, e che in verità non hanno
grande peso perché qui la persona già non c'è più e il suo corpo va verso
la morte; e trattenerlo è abusivo, è farne un oggetto di cui si dispone a
piacere, di cui non si ha diritto di disporre.
D'altra parte questo interevento del potere
ecclesiastico su di un dettato della Cassazione, cioè del supremo potere
giudiziario dello stato, costituisce interferenza del religioso nel
politico e trasgressione del Concordato. Come quando l'episcopato
interviene sull'attività del parlamento e minaccia i parlamentari
cattolici se approveranno una certa legge. Un comportamento trasgressivo,
quello di questi alti prelati, un comportamento vizioso e non tollerabile.
In realtà la chiesa cattolica, che per secoli ha tenuto lo stato sotto la
sua tutela, ha acquisito un habitus perverso da cui non riesce a
liberarsi; rimpiange quella lunga età di supremo potere non solo religioso
ma politico, e in certo modo la perpetua.
Lo stato, poi, è rappresentato da gruppi politici
che ne gestiscono il potere; e che spesso assecondano l'ingerenza
ecclesiastica per non inimicarsela, per averne il favore, specie
nell'incidenza elettorale. Il Centrodestra, in particolare; che ha varato
la legge per la procreazione assistita sulla falsariga del decreto
vaticano. Così ora s'invoca la famosa legge sull'eutanasia, sul testamento
biologico ecc.; ma finché c'è il Centrodestra al governo, sarebbe
opportuno farla? Quanto al Centrosinistra, sappiamo che su certe leggi
avversate dal Vaticano è rimasto bloccato e impotente: aveva una scarsa
maggioranza su cui pesava l'avversione dei cattolici conformisti.
--
Luca Bigolin
luca.bigolin at 99studio.it
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