Orbassano: presidio contro la repressione e per la libertà di espressione
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- Date: Wed, 10 Sep 2008 20:54:20 +0200
Orbassano: presidio contro
la repressione e per la libertà di espressione Al CPT/CIE chi si ribella
viene pestato, umiliato, espulso: l’ultimo pestaggio, l’ultima rivolta è dello
scorso 18 agosto, quando un detenuto che protestava contro l’ennesimo sopruso
viene picchiato e, in risposta, per qualche ora i reclusi spaccano tutto.
Qualche giorno dopo
Orbassano un antirazzista distribuisce volantini di denuncia del pestaggio, dove
è scritto “la polizia picchia”. Fermato dai carabinieri e portato in caserma
viene insultato e denunciato per “oltraggio a corpo politico amministrativo”.
Gli viene detto che non si può scrivere che “la polizia picchia” e passarla
liscia. Per condire il tutto gli viene fatta una multa di 800 euro per
affissione abusiva. Giovedì 11 settembre l’Ereticocollettivo di cui fa parte
il compagno denunciato e multato ha indetto un presidio contro la repressione e
per la libertà di dissentire in piazza dei caduti a Orbassano alle
18,30. Saranno presenti anche compagni e compagne dell’Assemblea
Antirazzista. La violenza di polizia e
carabinieri contro immigrati, rom e sinti è quotidiana dimostrazione che il
razzismo di Stato non si esprime solo nelle leggi ma anche nella pratica
quotidiana delle forze del disordine. Per chi arriva da Torino:
usciti dall'autostrada proseguire dritto fino alla rotonda di Pasta, svoltare a
sx in direzione Orbassano e proseguire dritto fino al centro cittadino, la prima
rotonda proseguire dritto (non svoltare a dx perchè c'è la ztl) alla seconda
girare a destra e si arriverà poco dopo a una seconda rotonda dove proseguendo
dritto sulla destra si può vedere la piazza (si riconosce dai cannoni e dal
monumento ai caduti). L’ultimo episodio in
cronaca – avvenuto a Bussolengo in provincia di Verona – è sintomatico del
lavoro che le squadracce in divisa fanno nel nostro paese.
Chi dice che rischiamo il
fascismo non vede che il fascismo non è un fantasma del passato ma una realtà
del presente. Un’anziana sinta racconta
in un’intervista “arrivavano e fascisti e noi scappavamo perché quelli, se ci
prendevano, ci ammazzavano tutti.” Chi pensa che è storia di
ieri legga di il racconto di Cristian, uno dei sinti pestati a sangue dai
carabinieri a Bussolengo, dove tre famiglie di sinti di nazionalità italiana si
erano accampate venerdì 5 settembre. «Stavamo preparando il
pranzo, ed è arrivata una pattuglia di vigili urbani – racconta Cristian – per
dirci di sgomberare entro un paio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato
e che saremmo subito ripartiti. Dopo alcuni minuti arrivano due carabinieri. Ci
dicono di sgomberare subito. Mio cognato chiede se quella era una minaccia. Poi
cominciano a picchiarci, minorenni compresi». La voce si incrina per
l'emozione: «Hanno subito tentato di ammanettare Angelo – prosegue Cristian –
Mia sorella, sconvolta, ha cominciato a chiedere aiuto urlando 'non abbiamo
fatto nulla'. Il carabiniere più basso ha cominciato allora a picchiare in testa
mia sorella con pugni e calci fino a farla sanguinare. I bambini si sono messi a
piangere. È intervenuto per difenderci anche Denis. 'Stai zitta puttana', ha
urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di nove anni. E mentre
dicevano a me di farla stare zitta 'altrimenti l'ammazziamo di botte' mi hanno
riempito di calci. A Marco, il figlio di nove anni di mia sorella, hanno
spezzato tre denti… Subito dopo sono arrivate altre pattuglie: tra loro un uomo
in borghese, alto circa un metro e settanta, calvo: lo chiamavano maresciallo.
Sono riuscito a prendere il mio telefono, ricordo bene l'ora, le 14,05, e ho
chiamato il 113 chiedendo disperato all'operatore di aiutarci perché alcuni
carabinieri ci stavano picchiando. Con violenza mi hanno strappato il telefono e
lo hanno spaccato. Angelo è riuscito a scappare. È stato fermato e arrestato,
prima che riuscisse ad arrivare in questura. Io e la mia compagna, insieme a mia
sorella, Angelo e due dei loro figli, di sedici e diciassette anni, siamo stati
portati nella caserma di Bussolengo dei carabinieri». «Appena siamo
entrati,erano circa le due – dice Cristian – hanno chiuso le porte e le
finestre. Ci hanno ammanettati e fatti sdraiare per terra. Oltre ai calci e i
pugni, hanno cominciato a usare il manganello, anche sul volto… Mia sorella e i
ragazzi perdevano molto sangue. Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna:
'Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo'. Ho implorato che si
fermassero, dicevo che sono un predicatore evangelista, mi hanno colpito con il
manganello incrinandomi una costola e hanno urlato alla mia compagna 'Devi dire,
io sono una puttana', cosa che lei, piangendo, ha fatto più volte».
Continua il racconto
Giorgio, che ha diciassette anni ed è uno dei figli di Angelo: «Un carabiniere
ha immobilizzato me e mio fratello Michele, sedici anni. Hanno portato una
bacinella grande, con cinque-sei litri di acqua. Ogni dieci minuti, per almeno
un'ora, ci hanno immerso completamente la testa nel secchio per quindici
secondi. Uno dei carabiniere in borghese ha filmato la scena con il telefonino.
Poi un altro si è denudato e ha detto 'fammi un bocchino'». Alle 19 circa, dopo
cinque ore, finisce l'incubo e tutti vengono rilasciati, tranne Angelo e Sonia e
Denis, accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Giorgio e Michele, prima di
essere rilasciati, sono trasferiti alla caserma di Peschiera del Garda per
rilasciare le impronte. Cristian con la compagna e i ragazzi vanno a farsi
medicare all'ospedale di Desenzano [Brescia]. Sabato mattina la prima
udienza per direttissima contro i tre «accusati», che avevano evidenti
difficoltà a camminare per le violenze. «Con molti familiari e amici siamo
andati al tribunale di Verona – dice ancora Cristian – L'avvocato ci ha detto
che potrebbero restare nel carcere di Verona per tre anni».
Sulla stampa nazionale non
è uscito un rigo. Solo il sito di Carta riporta la
notizia Facciamo appello a tutti
gli antirazzisti ad essere presenti ad Orbassano al presidio di domani. Vogliono
tappare la bocca a chi denuncia le violenze della polizia e dei carabinieri: non
ci riusciranno! Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 – la sede
è aperta ogni giovedì dopo le 21 338 6594361
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