Torino: un dito per Maroni
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- Date: Sat, 12 Jul 2008 14:38:21 +0200
Torino: un dito per Maroni Il Ministro Maroni tira
dritto e, nonostante il pesante segnale negativo ricevuto dal parlamento
europeo, ha dichiarato di voler procedere nel “censimento” etnico dei rom,
compresi i bambini. In nome della la loro “sicurezza” e “tutela”. A Torino, come
ogni dove nell’Italia di questi anni, i rom, grandi e piccoli, vivono in
baracche e roulotte precarie, senza acqua, senza elettricità, alla mercè di topi
e serpenti. L’unica “sicurezza” possibile, quella che viene dalla liberazione
dalla povertà, è loro negata. Anzi. Si moltiplicano gli sgomberi, i roghi, le
aggressioni razziste anche a danno dei bambini. Il fuoco dell’odio,
alimentato dal riemergere di pregiudizi secolari, viene attizzato ogni giorno da
destri i sinistri. Così nel pomeriggio dell’11
luglio un folto gruppo di antirazzisti si è dato appuntamento in largo Saluzzo,
dove ormai da anni Le forze del disordine
statale hanno gradito poco quest’invito rivolto al Ministro di polizia: il capo
della Digos, Petronzi, ha dato un ultimatum: togliere lo striscione prima che se
ne occupassero direttamente gli agenti. Petronzi ha dichiarato ad una compagna
che gliene domandava le ragioni di non avere gli strumenti culturali per
motivare l’ultimatum. Tradotto in italiano “è così perché è così”. Dalle parole
ai fatti: i poliziotti hanno sequestrato lo striscione. Poco male: il dito si è
subito moltiplicato in decine e decine di dita levate verso la sede della Lega e
la polizia. Successivamente migliaia di
fogliettini rappresentanti una bimba che “per maggior sicurezza” offriva il suo
medio a Maroni venivano distribuiti ai passanti. Alcuni sono stati consegnati
anche ai quattro leghisti nascosti dietro alla polizia e a Petronzi con la
raccomandazione che lo consegnasse alla prima occasione a Maroni. Altre decine
sono comparse sui muri della piazza. Dopo il presidio dal quale sono passati
numerosi abitanti del quartiere manifestando solidarietà e condivisione, c’è
stata l’assemblea di piazza introdotta da Simone Bisacca, che, da avvocato, ha
raccontato il meccanismo perverso con il quale sono state prese le misure di
schedatura dei rom. Applicando norme fasciste ancora in vigore, estendendone
l’applicazione ben oltre la lettera della legge, è stato possibile far partire
un meccanismo di controllo basato sul principio che un intero gruppo di persone,
come gruppo e non come singoli individui, è pericoloso. Simone ha insistito sul
fatto che oggi i rom sono solo le cavie umane di un più generale progetto di
controllo sociale che finirà con l’investire tutti. L’assemblea è proseguita
con l’intervento di due compagni milanesi che hanno raccontato la situazione nel
capoluogo lombardo: dalla difesa dei rom, ai picchetti di solidarietà con
lavoratori immigrati in sciopero, alla recente rivolta al CPT di via Corelli.
Altri interventi hanno
sottolineato che, come l’ossimoro della guerra umanitaria sia ormai entrato nel
lessico comune, così le organizzazioni umanitarie che gestiscono cpt e
schedature etniche non sono altro che la moltiplicazione all’infinito di un
paradigma ormai consolidato, quello della repressione che si chiama sicurezza
così come la guerra si chiama pace. Qualcuno ha rilevato la
necessità di saper affrontare l’emergenza, quella vera, quella che nasce quando
un gruppo sociale – i rom – oppure i rumeni, gli albanesi, i nordafricani… gli
immigrati in generale – viene definito come fonte di emergenza. Da un lato
l’urgenza di mettersi in mezzo, di impedire le schedature, di denunciare
pestaggi e soprusi al cpt, dall’altro la necessità di una riflessione di più
ampio respiro che sappia porsi l’obbiettivo di andare oltre all’indignazione ed
alla rivolta morale per costruire un più ampio fronte che sappia passare dalla
resistenza all’attacco. Un compagno ha illustrato
il percorso dell’Assemblea antirazzista, che da qualche tempo sta promovendo
iniziative sul territorio torinese e nel cui ambito è stata organizzata la
giornata contro le impronte ai bambini rom dell’11 luglio.
La serata si è conclusa con
la proiezione di due documentari del DVD “A forza di essere vento – Lo sterminio
nazista degli zingari”, che raccolgono le testimonianze dei sopravvissuti al
“porrajmos”, in lingua romanes l’olocausto dei rom e dei
sinti. La lotta al razzismo
continua. Domani è un altro
giorno. |
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