Torino: occupato atrio del museo Egizio
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- Date: Sun, 29 Jun 2008 17:55:38 +0200
Torino: occupato atrio del
museo Egizio Oggi pomeriggio un gruppo
di antirazzisti facenti riferimento all’Assemblea Antirazzista ha occupato
l’atrio del museo egizio di Torino. All’esterno è stato appeso uno striscione
con la scritta “Gli egiziani li volete solo schiavi o morti”.
La guardia giurata che
sorveglia il museo ha dato in escandescenze spintonando qualche manifestante, i
responsabili del centro hanno cercato senza successo di rimuovere lo striscione.
Dopo alcune fasi concitate hanno capito la natura simbolica del gesto e si sono
tranquillizzati. Dopo un’ora di volantinaggi e speakeraggio, gli antirazzisti
hanno posto fine all’occupazione dell’atrio. Due settimane fa a Settimo
Milanese tre operai egiziani sono caduti dall’impalcatura del cantiere dove
lavoravano: due di loro sono morti. In provincia di Varese un altro egiziano,
Said, è stato ucciso dal padrone per il quale lavorava suo fratello, per aver
chiesto tre mesi di stipendio non pagato. Come loro campano e muoiono
tanti “senza carte”. Le loro vite e le loro morti pesano come macigni sulla
coscienza di ciascuno di noi, che viviamo in un paese dove leggi razziste
relegano nel limbo dell’irregolarità migliaia di esseri
umani. Sta a noi metterci in
mezzo, fermare questa barbarie quotidiana. Ai visitatori che entravano
al Museo è stato distribuito un volantino che riportiamo
sotto. Gli egiziani o li volete schiavi o li volete
morti Gentili visitatrici,
gentili visitatori che state per entrare nel Museo Egizio di Torino, ci
permettiamo di interrompere il normale flusso della fila per dirvi due parole.
Data la necessità e l'urgenza di quanto vogliamo comunicarvi, siamo certi che
comprenderete l'eccezionalità del metodo impiegato per attirare la vostra
attenzione. Molti anni sono passati
ormai da quando le mummie che state per vedere arrivarono qui dal lontano
Egitto, e non è dato sapere se siano entrate in territorio italiano in modo
regolare, o clandestinamente. Abbiamo il fondato sospetto
che siano state trafugate in modo truffaldino, assieme ai tesori di inestimabile
valore che sempre qui troverete. Ma in fondo poco importa, perché queste mummie
sono arrivate a Torino letteralmente già morte e sepolte da un
pezzo. Capita ovviamente anche al
giorno d'oggi che degli stranieri approdino sulle coste italiane, in genere più
morti che vivi. E non certo morti per una lunga e ricca vecchiaia, ma affogati
durante il naufragio della nave che doveva portarli via dalla loro miseria, come
accade di continuo ogni estate, come è accaduto solo qualche giorno fa, con una
nave che trasportava decine di disperati provenienti, tra l’altro, proprio
dall'Egitto. Quelli che hanno la fortuna
di sopravvivere al viaggio, rischiano poi incrociare sulla loro strada un
poliziotto, e rimanere uccisi durante un "normale controllo di polizia" o di
rimanere intrappolati nella tremenda macchina delle espulsioni, per finire in un
Cpt in attesa di deportazione. E anche lì rischiano di morire, come è successo
un mese fa a Fathi "Hassan" Nejl, morto di polmonite nel lager di corso
Brunelleschi, lasciato senza cure dai volontari della Croce Rossa che gestiscono
il centro. Quelli che sulla loro
strada hanno la fortuna di trovare un padrone disposto ad assumerli,
preferibilmente in nero, rischiano (più degli italiani, le statistiche parlano
chiaro) di morire per un incidente sul lavoro. Per rimanere in tema, qualche
settimana fa in provincia di Milano due clandestini egiziani morirono cadendo
dall'impalcatura di un cantiere. E quelli che hanno la
fortuna di non morire di lavoro, rischiano comunque di morire per mano del
padrone in persona, o di suo figlio, come è successo a Said, che era andato ad
accompagnare suo fratello a riscuotere due mesi di stipendio arretrato dal
padrone di una ditta in quel di Gerenzano, nel produttivo hinterland
milanese. Certo, osserverete ora voi,
anche se un morto è un morto e tutti i morti sono uguali, a differenza dei
moderni clandestini, i faraoni che state per ammirare avevano dalla loro parte
il potere religioso ed economico, e a ben guardare le loro salme ricordano più
il cadavere del penultimo papa o quello del penultimo padrone della Fiat. Siamo
d'accordo. Infatti anche questi ultimi, come i faraoni di ogni epoca, hanno
avuto il privilegio di un addio da parte di lunghe e ordinate file di
visitatori. Ma tutti gli stranieri
morti in questi anni rischiano di non avere la stessa fortuna. L’ultimo pericolo
che essi ancora corrono è quello di essere presto dimenticati, e forse mai
vendicati. Questo, di sicuro, dipende anche da noi. Alcuni antirazzisti
torinesi |
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