Torino: mega striscione antirazzista ai fuochi di S. Giovanni
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- Date: Wed, 25 Jun 2008 03:03:11 +0200
Torino: mega striscione
antirazzista ai fuochi di S. Giovanni Questa sera in piazza
Vittorio per i fuochi di S. Giovanni c’erano anche gli antirazzisti.
Ad un mese dalla morte di
un immigrato nel “nuovo” CPT di Torino c’è chi non dimentica che un uomo è stato
lasciato agonizzare nella sua cella, senza che nessuno intervenisse.
In piazza c’erano banchetti
informativi, striscioni e volantini. Una mezz’ora prima
dell’inizio dei fuochi, quando la piazza era ormai gremita, alcuni antirazzisti
si sono arrampicati su scale da nove metri ed hanno issato uno striscione di
Per circa mezz’ora lo
striscione ha campeggiato sulla piazza, mentre le forze del disordine statale,
digos e agenti dell’antisommossa, intimavano di toglierlo. Di fronte all’ovvio
diniego degli antirazzisti, dopo lunghi conciliaboli, frenetiche consultazioni
telefoniche hanno provveduto di persona alla rimozione dello striscione. Le
ragioni del blitz poliziesco sono state efficacemente riassunte da un
funzionario che ha dichiarato “o lo togliete voi, o lo togliamo noi. Qui non ci
può stare”. Le parole fanno paura:
nessuno deve ricordare che ci sono i “senza carte”, che una legge razzista li
chiude in prigione, una prigione dove il 24 maggio di quest’anno a Torino, un
uomo è stato lasciato morire da un’organizzazione umanitaria, Immagini
qui: http://piemonte.indymedia.org/article/2398 Il presidio in piazza
Vittorio è stato organizzato nell’ambito dell’Assemblea
Antirazzista. La prossima riunione
dell’assemblea è fissata per martedì 1° luglio in via Cecchi
21. Per contatti:
assembleaantirazzistatorino at autistici.org Di seguito uno dei
volantini distribuiti in piazza Vittorio: I fuochi e il
muro È passato un mese. Un mese
dalla notte in cui il tunisino Hassan / Fathi, morì nella sua cella al CPT, il
Centro di permanenza temporanea per immigrati di Torino. È stato lasciato
agonizzare per ore e ore nel suo letto, senza che nessuno gli prestasse
soccorso: In questo limbo si vive e
si muore come bestie. A volte anche peggio. Dopo la morte di Hassan i
prigionieri oltre il muro si sono rivoltati distruggendo suppellettili e
materassi, hanno fatto lo sciopero della fame, hanno raccontato le loro storie
ai solidali che in più occasioni si sono raccolti oltre il muro battendo ferri e
gridando forte. Storie come quella di Said, che ha cercato di saltare il muro ma
è stato preso e pestato a sangue. Storie di psicofarmaci nel cibo per tenere
“buoni” tutti rincoglionendoli. Al CPT chi protesta, chi
chiede cure, chi resiste alla deportazione viene spogliato e ammanettato mani e
piedi. Poi la parola passa ai manganelli. I responsabili della Croce
Rossa hanno negato ogni responsabilità, accusando gli immigrati di mentire, di
mentire sempre, di mentire per vocazione, parole razziste per coprire le proprie
responsabilità di fronte alla morte di uomo. La magistratura ha aperto
un’inchiesta sulla morte di Hassan mentre la polizia, giorno dopo giorno,
deportava i testimoni di quella notte di maggio. Alla fine non resterà più
nessuno che possa raccontare questa storia di ferocia e indifferenza che poco a
poco scompare dalle cronache. La storia di chi vive e muore oltre il muro del
CPT, la prigione dove i senza carte vengono rinchiusi prima della deportazione.
Uomini e donne emigrati dai loro paesi per fuggire la fame, la guerra, le
persecuzioni, venuti in Italia per cercare un’opportunità di vita, per
riprendersi la fetta di futuro negata a chi nasce alla latitudine sbagliata.
Nel nostro paese – dove
tutele e diritti sono ormai un miraggio anche per gli italiani – gli immigrati
per campare la vita la rischiano ogni giorno, lavorando sotto il ricatto pesante
dei padroni che non regolarizzano per mantenere forte il ricatto. Anche i pochi
che hanno le carte possono perdere tutto, perché chi perde il lavoro, perde
anche le carte. In nome di una – falsa -
emergenza sicurezza verranno spesi decine di milioni per i soldati che
pattuglieranno le città. L’emergenza, quella vera, quella del lavoro che non
c’è, del lavoro che uccide, della precarietà a vita, dei servizi solo per chi
paga, viene messa in secondo piano, nascosta dalla propaganda razzista, la
propaganda che alimenta e propaga il fuoco della guerra tra
poveri. Esercito e polizia per le
vie servono solo a tenerci tutti, italiani e immigrati, sotto il tallone di chi,
ogni giorno, lucra sulle nostre vite. I padroni e i governanti scommettono sulla
guerra tra poveri, per imporre il loro ordine – un ordine fatto di violenza e
sfruttamento bestiale. Sta a noi tutti, i senza potere, riallacciare i fili
spezzati della solidarietà, resistendo ai soprusi, alle violenze, alle
deportazioni. In questa sera di prima
estate, mentre in piazza brillano i fuochi di S. Giovanni, vogliamo ricordare
che in questa città c’è chi muore perché un’organizzazione umanitaria ha
lasciato che un uomo agonizzasse per un’intera notte senza ascoltare le grida di
chi, “come cani al canile”, gridava inutilmente. Quel muro, il muro del CPT,
è il segno simbolico e reale del baratro nel quale sta precipitando la nostra
società. Sta a noi buttarlo giù. Fuochi di S. Giovanni?
Fuoco al CPT! Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 Torino –
la sede è aperta ogni giovedì dalle 21. fat at inrete.it 338
6594361 |
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