Torino: 25 aprile in una città divisa



Torino: 25 aprile in una città divisa

 

Il 25 aprile torinese ha avuto molte piazze, segno inequivocabile delle numerose cesure tra quanti anche quest’anno hanno scelto di manifestare per ricordare l’insurrezione della città contro il nazifascismo.

La fiaccolata promossa come ogni anno dall’Anpi la sera del 24 aprile, aperta dalla banda e dai gonfaloni, si è caratterizzata per la guerra delle bandiere. Una guerra su più fronti, combattuta nel PD e nel PRC. Nel PD gli amanti del “rosso” hanno esibito, tra furiose polemiche, una nuova versione del vessillo della formazione guidata da Veltroni, dove il simbolo del partito campeggiava in campo rosso. Nel PRC la pretesa del segretario Favaro che i rifondati sfilassero sotto le insegne dell’Arcobaleno ha provocato una rivolta tale da far dimettere Favaro. Segnali di ripiegamento identitario nel deserto della sinistra neo extraparlamentare.

Il giorno successivo il tentativo di contrastare lo show di Grillo in piazza S. Carlo con alcune star dello spettacolo nostrano è fallito miseramente. Poche migliaia di torinesi hanno partecipato alla kermesse in piazza Castello mentre la piazza del Vaffa Day ha raccolto la folla delle grandi occasioni, pronta a sfanculare in coro al ritmo imposto dal comico giustizialista, versione mediatico popolare del qualunquismo del secondo millennio. La mimesi della partecipazione, dell’agire in prima persona, messa in scena da diverse decine di migliaia di persone è il segnale inequivocabile che il disagio verso il Palazzo non sa trovare forme politiche e sociali autonome e finisce con l’affidarsi ad un singolare uomo della provvidenza. Fa già il comico per cui a nessuno viene in mente che sia ridicolo, nel suo agitarsi sul palco come il Chaplin del Grande Dittatore; pretende di non fare il politico sì che a nessuno venga il dubbio di interrogarsi sul pasticcio di retorica e buoni sentimenti con cui farcisce i suoi comizi. Né di destra, né di sinistra piace a tutti, perché, come negli aperitivi della torinesità da bar, tutti trovano qualcosa di buono di spilluzzicare.

 

Lontano dal centro si sono svolte le altre iniziative del 25 aprile. Disobbedienti ed autonomi hanno fatto il giro delle lapidi partigiane rispettivamente a Borgo S. Paolo e Vanchiglia.

In Barriera di Milano si è svolto il tradizionale presidio alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, morto combattendo i nazifascisti il 26 aprile del 1945, concludendo così una lotta contro il fascismo che già gli era costata galera e confino.

Quest’anno hanno partecipato, oltre agli anarchici, alcuni giovani ed anziani del quartiere. Un quartiere tradizionalmente popolare oggi profondamente trasformato dalla crisi sociale, dalla forte presenza di immigrati, dalla propaganda razzista e xenofoba di fascisti e leghisti. Una giornata nel segno di una Resistenza che continua nella lotta contro il nuovo fascismo che si concreta nelle leggi e nelle politiche razziste, nelle ronde, nelle squadracce, nei comitati contro gli immigrati. La manifestazione si conclusa con la deposizione di un mazzo di garofani rossi alla lapide di Ilio e con una bicchierata in ricordo di tutte le vittime del fascismo. Ha concluso Roberto Prato con un lungo e appassionante intervento sulla Resistenza a Torino e, in particolare, in Barriera di Milano.

 

Questa cronaca comparirà sul numero 16 di Umanità Nova del 4 maggio 2008

 

Questo il testo del volantino diffuso dalla FAI torinese in occasione del 25 aprile

 

La Resistenza continua!

 

Il 25 aprile 1945 Torino è paralizzata dallo sciopero generale: è il giorno dell’insurrezione, il giorno in cui i partigiani giocano l’ultima decisiva partita contro i nazifascisti.

Il 26 aprile 1945 muore combattendo Ilio Baroni, operaio alle Ferriere, anarchico, partigiano comandante della VII brigata SAP. Ilio, nome di battaglia “il Moro”, cade in corso Giulio Cesare angolo Corso Novara, dove oggi c’è la lapide che lo ricorda. Baroni aveva combattuto il fascismo pagando con la galera ed il confino il proprio impegno antifascista ed anarchico. Il 27 aprile i partigiani liberano completamente Torino, ma Ilio non potrà vedere il giorno per cui ha lottato per tutta la vita. Ma il fascismo non muore in quell’aprile…

 

Oggi, 25 aprile 2008, il fascismo colpisce ogni giorno.

A Torino, dove 8 immigrati sono morti durante controlli di polizia, mentre si moltiplicano i comitati razzisti e fascisti, che alternano le manifestazioni di piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom, poveri.

A Torino, dove i fascisti accoltellano nella notte due anarchici e 10 antifascisti sono condannati a un anno e tre mesi per aver partecipato ad un corteo di denuncia delle violenze fasciste.

A Torino, dove si lavora e si muore come nell’800. A Torino dove la vita di un operaio vale meno dei 20 euro che servono per la ricarica di un estintore.

A Torino, dove i fascisti bruciano con le molotov un campo rom, i media falsificano, minimizzano, arrivano a incitare all’odio. Fuori, tra la gente, c’è anche chi applaude, mentre i più, soffocati dall’indifferenza, tacciono.

 

Torino, come tutto questo nostro paese, sta scivolando verso un baratro. È il baratro del fascismo che ritorna, che ritorna nelle strade, che ritorna nelle leggi sempre più razziste e liberticide, che ritorna, e questo è il peggio, tra noi tutti, gente comune che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, gente che non ha i soldi per pagare il fitto o il mutuo, gente che la disoccupazione e la precarietà obbligano ad un’esistenza sempre più miserabile, gente che sta tramutando il sano odio di classe, l’odio per i padroni che ci sfruttano e ci rubano la vita, nell’odio per gli ultimi, per chi sta peggio di noi, gli immigrati poveri in cerca di un’opportunità di vita.

 

I governi di questi anni, i governi di “destra” e quelli di “sinistra” hanno fatto la stessa politica, distruggendo poco a poco i piccoli margini di libertà e di giustizia strappati con la lotta nei decenni precedenti. Strappati dai torinesi e dagli immigrati di allora, la gente del sud e dell’est venuta a Torino per lavorare, uniti per la casa, i trasporti, i servizi, le scuole, il salario, i tempi di lavoro.

Uniti anche se diversi, perché consapevoli che il nemico non è l’immigrato che ti vive accanto ma chi marcia alla tua testa. Oggi destra e sinistra hanno creato e alimentato la guerra tra poveri, i media l’hanno amplificata ad arte, moltiplicando i falsi allarmi sulla sicurezza. I reati più gravi – omicidi, stupri, rapine – diminuiscono mentre si moltiplicano gli “incidenti” sul lavoro. Ma si fanno leggi contro i lavavetri e i posteggiatori, mentre i padroni lucrano sulle nostre vite e ogni giorno qualcuno di noi muore lavorando. Italiani o immigrati, quando si cade da un’impalcatura, si viene stritolati da una macchina, si brucia vivi in acciaieria, siamo tutti uguali, ma se non re-impariamo ad essere e sentirci uguali nella vita, se non re-impariamo a lottare contro i nemici comuni di ogni sfruttato, la vita se ne va ogni giorno più in fretta, ogni giorno più miserabile, ogni giorno più insicura. L’insicurezza, quella vera, è nel lavoro che non c’è, nel lavoro che mutila, nel lavoro che uccide: loro li chiamano “incidenti”, ma il nome vero è omicidi. Ormai usano una lingua nuova, una lingua dove i fatti e le parole sono sempre più distanti: la guerra di classe è nascosta come la guerra che gli alpini combattono in Afganistan. La chiamano “missione di pace” ma fanno la guerra, ammazzano in nostro nome, sottraendo risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti, ai servizi.

Destra e sinistra sono due facce della stessa moneta: stesso peso e stesso valore comunque la giri.

La cosiddetta “sinistra radicale” ha concluso la propria parabola. Hanno cambiato nomi e simboli ma la logica del potere per il potere è sempre la stessa: Togliatti divenne ministro, Bertinotti presidente della Camera. Il primo liberò i torturatori ed assassini di Salò, il secondo ha avallato leggi razziste e avventure di guerra.

 

Stiamo scivolando in un baratro: occorre fare barriera contro la barbarie che avanza, con l’azione diretta, senza deleghe, in prima persona.

 

In questo 25 aprile vogliamo ricordare le ragioni di tanti di quelli che combatterono e morirono, le ragioni di chi combatteva il fascismo perché portava in se il sogno di un’umanità senza stati né frontiere, solidale, dove l’uguaglianza reale si accompagnasse al rispetto ed alla salvaguardia delle differenze. Queste ragioni sono state dimenticate o gettate nel fango.

Spetta a noi raccoglierle e farne una bandiera. Spetta a noi riprendere il cammino dei nostri padri e dei nostri nonni. Spetta a noi conquistare un nuovo aprile.

 

A Torino la RESISTENZA continua, ogni giorno.

 

Prossimi appuntamenti

 

Torino 1° maggio

Saremo presenti in piazza con il nostro banchetto libri e parteciperemo al corteo con uno spezzone rosso e nero. Appuntamento alle 9 in piazza Vittorio.

Seguirà il consueto pranzo del Primo Maggio con canti e festa. Appuntamento dopo il corteo in corso Palermo 46.

È necessario prenotarsi per il pranzo telefonando allo 011 857850 oppure al 338 6594361; mail fat at inrete.it

 

Resistenza Rom

10 anni di lotte, occupazioni, sgomberi a Milano.

Venerdì 16 maggio ore 21 in corso Palermo 46

assemblea con esponenti di “Via Adda non si cancella”

Proiezione del video “Via Adda 14. Tutti sotto un tetto”

 

Federazione Anarchica Torinese – FAI

Corso Palermo 46 Torino – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21 in poi

fat at inrete.it

338 6594361