Torino: 25 aprile in una città divisa
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- Date: Mon, 28 Apr 2008 16:39:46 +0200
Torino: 25 aprile in una
città divisa Il 25 aprile torinese ha
avuto molte piazze, segno inequivocabile delle numerose cesure tra quanti anche
quest’anno hanno scelto di manifestare per ricordare l’insurrezione della città
contro il nazifascismo. La fiaccolata promossa come
ogni anno dall’Anpi la sera del 24 aprile, aperta dalla banda e dai gonfaloni,
si è caratterizzata per la guerra delle bandiere. Una guerra su più fronti,
combattuta nel PD e nel PRC. Nel PD gli amanti del “rosso” hanno esibito, tra
furiose polemiche, una nuova versione del vessillo della formazione guidata da
Veltroni, dove il simbolo del partito campeggiava in campo rosso. Nel PRC la
pretesa del segretario Favaro che i rifondati sfilassero sotto le insegne
dell’Arcobaleno ha provocato una rivolta tale da far dimettere Favaro. Segnali
di ripiegamento identitario nel deserto della sinistra neo extraparlamentare.
Il giorno successivo il
tentativo di contrastare lo show di Grillo in piazza S. Carlo con alcune star
dello spettacolo nostrano è fallito miseramente. Poche migliaia di torinesi
hanno partecipato alla kermesse in piazza Castello mentre la piazza del Vaffa
Day ha raccolto la folla delle grandi occasioni, pronta a sfanculare in coro al
ritmo imposto dal comico giustizialista, versione mediatico popolare del
qualunquismo del secondo millennio. La mimesi della partecipazione, dell’agire
in prima persona, messa in scena da diverse decine di migliaia di persone è il
segnale inequivocabile che il disagio verso il Palazzo non sa trovare forme
politiche e sociali autonome e finisce con l’affidarsi ad un singolare uomo
della provvidenza. Fa già il comico per cui a nessuno viene in mente che sia
ridicolo, nel suo agitarsi sul palco come il Chaplin del Grande Dittatore;
pretende di non fare il politico sì che a nessuno venga il dubbio di
interrogarsi sul pasticcio di retorica e buoni sentimenti con cui farcisce i
suoi comizi. Né di destra, né di sinistra piace a tutti, perché, come negli
aperitivi della torinesità da bar, tutti trovano qualcosa di buono di
spilluzzicare. Lontano dal centro si sono
svolte le altre iniziative del 25 aprile. Disobbedienti ed autonomi hanno fatto
il giro delle lapidi partigiane rispettivamente a Borgo S. Paolo e
Vanchiglia. In Barriera di Milano si è
svolto il tradizionale presidio alla lapide del partigiano anarchico Ilio
Baroni, morto combattendo i nazifascisti il 26 aprile del 1945, concludendo così
una lotta contro il fascismo che già gli era costata galera e
confino. Quest’anno hanno
partecipato, oltre agli anarchici, alcuni giovani ed anziani del quartiere. Un
quartiere tradizionalmente popolare oggi profondamente trasformato dalla crisi
sociale, dalla forte presenza di immigrati, dalla propaganda razzista e xenofoba
di fascisti e leghisti. Una giornata nel segno di una Resistenza che continua
nella lotta contro il nuovo fascismo che si concreta nelle leggi e nelle
politiche razziste, nelle ronde, nelle squadracce, nei comitati contro gli
immigrati. La manifestazione si conclusa con la deposizione di un mazzo di
garofani rossi alla lapide di Ilio e con una bicchierata in ricordo di tutte le
vittime del fascismo. Ha concluso Roberto Prato con un lungo e appassionante
intervento sulla Resistenza a Torino e, in particolare, in Barriera di
Milano. Questa cronaca comparirà
sul numero 16 di Umanità Nova del 4 maggio 2008 Questo il testo del
volantino diffuso dalla FAI torinese in occasione del 25
aprile Il 25 aprile 1945 Torino è
paralizzata dallo sciopero generale: è il giorno dell’insurrezione, il giorno in
cui i partigiani giocano l’ultima decisiva partita contro i nazifascisti.
Il 26 aprile 1945 muore
combattendo Ilio Baroni, operaio alle Ferriere, anarchico, partigiano comandante
della VII brigata SAP. Ilio, nome di battaglia “il Moro”, cade in corso Giulio
Cesare angolo Corso Novara, dove oggi c’è la lapide che lo ricorda. Baroni aveva
combattuto il fascismo pagando con la galera ed il confino il proprio impegno
antifascista ed anarchico. Il 27 aprile i partigiani liberano completamente
Torino, ma Ilio non potrà vedere il giorno per cui ha lottato per tutta la vita.
Ma il fascismo non muore in quell’aprile… Oggi, 25 aprile 2008, il
fascismo colpisce ogni giorno. A Torino, dove 8 immigrati
sono morti durante controlli di polizia, mentre si moltiplicano i comitati
razzisti e fascisti, che alternano le manifestazioni di piazza alle ronde
notturne contro immigrati, rom, poveri. A Torino, dove i fascisti
accoltellano nella notte due anarchici e 10 antifascisti sono condannati a un
anno e tre mesi per aver partecipato ad un corteo di denuncia delle violenze
fasciste. A Torino, dove si lavora e
si muore come nell’800. A Torino dove la vita di un operaio vale meno dei 20
euro che servono per la ricarica di un estintore. A Torino, dove i fascisti
bruciano con le molotov un campo rom, i media falsificano, minimizzano, arrivano
a incitare all’odio. Fuori, tra la gente, c’è anche chi applaude, mentre i più,
soffocati dall’indifferenza, tacciono. Torino, come tutto questo
nostro paese, sta scivolando verso un baratro. È il baratro del fascismo che
ritorna, che ritorna nelle strade, che ritorna nelle leggi sempre più razziste e
liberticide, che ritorna, e questo è il peggio, tra noi tutti, gente comune che
fa fatica ad arrivare alla fine del mese, gente che non ha i soldi per pagare il
fitto o il mutuo, gente che la disoccupazione e la precarietà obbligano ad
un’esistenza sempre più miserabile, gente che sta tramutando il sano odio di
classe, l’odio per i padroni che ci sfruttano e ci rubano la vita, nell’odio per
gli ultimi, per chi sta peggio di noi, gli immigrati poveri in cerca di
un’opportunità di vita. I governi di questi anni, i
governi di “destra” e quelli di “sinistra” hanno fatto la stessa politica,
distruggendo poco a poco i piccoli margini di libertà e di giustizia strappati
con la lotta nei decenni precedenti. Strappati dai torinesi e dagli immigrati di
allora, la gente del sud e dell’est venuta a Torino per lavorare, uniti per la
casa, i trasporti, i servizi, le scuole, il salario, i tempi di lavoro.
Uniti anche se diversi,
perché consapevoli che il nemico non è l’immigrato che ti vive accanto ma chi
marcia alla tua testa. Oggi destra e sinistra hanno creato e alimentato la
guerra tra poveri, i media l’hanno amplificata ad arte, moltiplicando i falsi
allarmi sulla sicurezza. I reati più gravi – omicidi, stupri, rapine –
diminuiscono mentre si moltiplicano gli “incidenti” sul lavoro. Ma si fanno
leggi contro i lavavetri e i posteggiatori, mentre i padroni lucrano sulle
nostre vite e ogni giorno qualcuno di noi muore lavorando. Italiani o immigrati,
quando si cade da un’impalcatura, si viene stritolati da una macchina, si brucia
vivi in acciaieria, siamo tutti uguali, ma se non re-impariamo ad essere e
sentirci uguali nella vita, se non re-impariamo a lottare contro i nemici comuni
di ogni sfruttato, la vita se ne va ogni giorno più in fretta, ogni giorno più
miserabile, ogni giorno più insicura. L’insicurezza, quella vera, è nel lavoro
che non c’è, nel lavoro che mutila, nel lavoro che uccide: loro li chiamano
“incidenti”, ma il nome vero è omicidi. Ormai usano una lingua nuova, una lingua
dove i fatti e le parole sono sempre più distanti: la guerra di classe è
nascosta come la guerra che gli alpini combattono in Afganistan. La chiamano
“missione di pace” ma fanno la guerra, ammazzano in nostro nome, sottraendo
risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti, ai
servizi. Destra e sinistra sono due
facce della stessa moneta: stesso peso e stesso valore comunque la
giri. La cosiddetta “sinistra
radicale” ha concluso la propria parabola. Hanno cambiato nomi e simboli ma la
logica del potere per il potere è sempre la stessa: Togliatti divenne ministro,
Bertinotti presidente della Camera. Il primo liberò i torturatori ed assassini
di Salò, il secondo ha avallato leggi razziste e avventure di
guerra. Stiamo scivolando in un
baratro: occorre fare barriera contro la barbarie che avanza, con l’azione
diretta, senza deleghe, in prima persona. In questo 25 aprile
vogliamo ricordare le ragioni di tanti di quelli che combatterono e morirono, le
ragioni di chi combatteva il fascismo perché portava in se il sogno di
un’umanità senza stati né frontiere, solidale, dove l’uguaglianza reale si
accompagnasse al rispetto ed alla salvaguardia delle differenze. Queste ragioni
sono state dimenticate o gettate nel fango. Spetta a noi raccoglierle e
farne una bandiera. Spetta a noi riprendere il cammino dei nostri padri e dei
nostri nonni. Spetta a noi conquistare un nuovo
aprile. A Torino Prossimi
appuntamenti Torino 1°
maggio Saremo presenti in piazza
con il nostro banchetto libri e parteciperemo al corteo con uno spezzone rosso e
nero. Appuntamento alle Seguirà il consueto pranzo
del Primo Maggio con canti e festa. Appuntamento dopo il corteo in corso Palermo
46. È necessario prenotarsi per
il pranzo telefonando allo 011 857850 oppure al 338 6594361; mail fat at inrete.it Resistenza
Rom 10 anni di lotte,
occupazioni, sgomberi a Milano. Venerdì 16 maggio ore
assemblea con esponenti di
“Via Adda non si cancella” Proiezione del video “Via
Adda 14. Tutti sotto un tetto” Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 Torino –
la sede è aperta ogni giovedì dalle 338
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