LEGGE 194 - OBIEZIONE SENZA COSCIENZA



Legge 194

OBIEZIONE SENZA COSCIENZA

Sicuramente c'è qualcosa che non va. Non è possibile che in Italia l'80% dei ginecologi si dichiari obiettore di coscienza quando si tratta di interrompere una gravidanza per volontà della donna. Non è possibile soprattutto in un paese, come l'Italia, retto da una carta costituzionale in cui, all'articolo 32, si sancisce che "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività". Lo Stato sta venendo meno a questo compito, perché permette che una legge non venga rispettata, ma soprattutto permette che le donne che vogliono interrompere la gravidanza siano costrette a rischiare la propria salute. Questo succede in quanto, essendo così tanti i cosiddetti "obiettori", le liste di attesa nei pochi centri pubblici dove le donne si possono rivolgere, diventano molto lunghe, costringendole ad aspettare diverse settimane, il che rende drammaticamente meno sicuro l'intervento a cui devono sottoporsi. Si affaccia così lo spettro dell'aborto clandestino, che prende oggi la forma dell'interruzione di gravidanza praticata in centri privati. Nonostante sia vietato, molte donne, anche inconsapevoli di star commettendo un atto illegale, sono costrette ad affidarsi al privato. Di fronte a questo fenomeno, viene spontaneo domandarsi: come mai, con tanti obiettori negli ospedali pubblici, risulta poi così facile affidarsi alle cliniche private? Come mai non ci sono obiettori anche lì? Forse molti non sono obiettori "di coscienza", ma solo obiettori "per interesse". Prima della legge 194, molti dr. Jekyll che operavano in ospedali pubblici si trasformavano in tanti mr. Hyde in cliniche private. Anche volendo oggi escludere, a 30 anni dalla promulgazione della legge 194, questa assurda pratica, si può sicuramente affermare che molti obiettori lo sono solo "per interesse", semplicemente perché solo così possono sperare di entrare nelle grazie dei tanti primari-baroni che ancora esistono.

Di fronte a tutto questo, lo Stato sembra restare inerte. A parte le regioni governate da "Comunione e Liberazione" come la Lombardia, in cui il governatore Formigoni ha costituito un vero e proprio sistema di connivenze per rendere sempre più difficile l'iter per interrompere una gravidanza, anche altre regioni non sembrano in grado di agire in modo coerente con il compito che è stato loro delegato, cioè quello di governare il sistema sanità. Ne è un esempio la Regione Lazio in cui, nonostante sia governata da una giunta di centrosinistra, i cosiddetti obiettori sono il 77,7% dei ginecologi. Sarebbe auspicabile, in poche parole, che le istituzioni competenti mettano in atto una serie di provvedimenti che rendano almeno più equilibrata la situazione attuale, in modo tale che le donne che hanno deciso di interrompere la propria gravidanza non siano costrette a mettere in pericolo la propria vita. Fino ad arrivare all'eventualità, se fosse necessario, di assumere direttamente i tanti specialisti che hanno attualmente difficoltà a trovare lavoro per la non disponibilità a cedere ai ricatti a cui hanno invece ceduto molti degli "obiettori" di oggi.

Roma, 1 aprile 2008


Carlo Olivieri
Segreteria Programma nazionale
Partito Umanista
http://posizioni-umaniste.blogspot.com/