Torino: De Benoist, la "Nuova" Destra alla Libreria Comunardi



Torino: De Benoist, la “Nuova” Destra alla Libreria Comunardi

 

Venerdì 14 marzo, alla libreria Comunardi di via Bogino a Torino, Costanzo Preve, che alcuni anni fa si autodefiniva “filosofo marxista” oggi spostatosi verso la Nuova Destra, al punto da intrattenere una regolare collaborazione con Diorama Letterario[1], presenta la sua ultima fatica, un testo dedicato al guru della Nuova Destra, Alain De Benoist, il teorico del razzismo differenzialista.

De Benoist sarà presente alla serata organizzata nella libreria diretta da oltre un trentennio da Paolo Barsi. Nella locandina di presentazione gli organizzatori ringraziano la Libreria per l’ospitalità.

 

Sia Preve che De Benoist si proclamano oltre la destra e la sinistra, rinverdendo, l’uno da “sinistra”, l’altro da destra il mito tanto caro a tanti neofascisti di ieri e di oggi.

Un mito rossobruno duro a morire e che vede rinverdire i suoi fasti proprio tramite un lavoro di “infiltrazione” il cui successo è testimoniato da personaggi che hanno ormai mutato di campo come Preve e che oggi si pongono come ponte tra stalinisti e fascisti. (tutti, come è ovvio, rigorosamente “post”)

 

Il testo di Preve “Il paradosso De Benoist” è editato da Settimo Sigillo, ben nota casa editrice fascista.

Per chi volesse approfondire suggeriamo di visitare il sito delle edizioni Settimo Sigillo (da notare i numerosi testi dedicati a Mussolini, al cattolicesimo tradizionalista, ai gruppi rock neonazi, per non dire di testi come “Italia fascista in piedi!”). L’indirizzo è: http://sales.libreriaeuropa.it/default.asp

 

Vediamo un po’ di fare una breve genealogia della Nouvelle Droite francese ed della corrispettiva Nuova Destra italiana per capire chi sia De Benoist ed i suoi seguaci italiani.

 

In merito ci rifacciamo al recente testo di Pietro Stara uscito per le edizioni Zero in Condotta di Milano “La Comunità escludente - La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione”[2] e ad alcuni articoli dello stesso Stara sul settimanale anarchico Umanità Nova.

 

Nel suo articolo - Differenzialismo razzista. La “nuova destra” di Alain de Benoist - comparso su Umanità Nova numero 31 dell’ottobre del 2006 Stara così descrive la Nouvelle Droite: “fenomeno politico-culturale, nato nel 1968, intorno all’organizzazione GRECE (Groupement de Recherches et d’Études pour la Civilisation Européenne) e il cui leader, nonché teorico indiscusso, è Alain de Benoist. Il termine “Nuova destra” fu fatto proprio dal gruppo a seguito dell’attribuzione che diede loro il giornalista di “Le Monde”, Thierry Pfister, all’interno di un articolo pubblicato il 22 giugno 1979.

La famiglia della Nuova Destra è composta oltre che dal GRECE e le sue pubblicazioni, “Élements”, “Nouvelle école” e “Krisis”, dai fiamminghi della rivista “Tekos”, dagli italiani legati a Marco Tarchi ed alle riviste “Trasgressioni” e “Diorama Letterario”, alle case editrici “La Roccia di Erec”, che pubblica le riviste citate precedentemente, ad Arianna editrice, che edita tra gli altri De Benoist, Preve etc, a “Il Cerchio Iniziative editoriali” spostato più sul versante storico e cattolico tradizionalista (tra gli autori contempla ad esempio Franco Cardini), dalla rivista argentina “Disenso” del peronista di sinistra Alberto Buela.”

Prosegue Stara: “Il GRECE viene fondato nel 1968 da militanti provenienti da diverse organizzazioni dell’estrema destra, in particolare dal FEN (Federazione degli studenti nazionalisti costituitasi nel 1960) che pubblica i “Cahiers universitaires”, dal mensile “Europe-Action” e dall’insuccesso elettorale del REL (Rassemblement européen de la liberté) alle legislative del 1967, coalizione promossa dal movimento razzista, xenofobo ed anti-comunista denominato MNP (Movimento nazionalista del progresso). L’ideologia che fa da elemento costitutivo al GRECE poggia sostanzialmente su di un neo-nazionalismo europeo fondato su basi razziali – differenzialiste: “La Nazione determina talvolta un’etnia, ma non si confonde obbligatoriamente da essa. Essa è un dipartimento della razza. L’etnia è un’unità razziale di cultura.”[3] Questo è per de Benoist ed i suoi seguaci il presupposto per una politica planetaria di sviluppo razziale separato: “Organizzare, con i differenti gruppi razziali del mondo, una politica di coesistenza pacifica e liberale che permetta a ciascuno di esprimere (…) le sue attitudini e i suoi doni. Sopprimere, in proporzione, ogni contatto mirante alla fusione, all’inversione o allo sconvolgimento dei dati etnici, o alla coabitazione forzata di comunità differenti.”[4] Vedremo poi come, in modo variato, alcune di queste tematiche si ritrovino oggi nelle teorie neo-comunitarie e delle piccole patrie (Alain de Benoist è uno dei firmatari del manifesto di Massimo Fini – Movimento Zero. Manifesto dell’antimodernità[5])

La prima rottura esplicita con il nazionalismo tradizionale francese di Barrès o di Maurras, come abbiamo visto, avviene sulla questione del nazionalismo europeo; la seconda invece, si consuma sulla questione della metapolitica, o come detto da loro stessi, dalla lettura di Gramsci a destra. Gramsci viene letto dal GRECE come teorico del “potere culturale”: sta appunto alla destra organizzare questa controffensiva culturale conquistando ambienti politici, mediatici, universitari etc.: “L’economicismo liberale comincia allora ad essere fermamente denunciato quanto l’economicismo marxista, e l’‘americanismo’, forma moderna dominante dell’egualitarismo e del cosmopolitismo ‘giudeo-cristiano’, diventa la figura del nemico principale”[6]

La prospettiva antiegualitaria radicale del movimento politico GRECE si risolve, naturalmente, in una prospettiva differenzialista altrettanto radicale, la quale nega, in maniera intelligente, la superiorità razziale richiamata dalle dottrine suprematiste fasciste o naziste, ma nega in maniera altrettanto potente la possibilità della costruzione di un meticciato che possa inficiare l’organicità presunta, naturalmente, con la quale si sono costruiti nei millenni popoli, etnie etc. In subordine a ciò, la supremazia di potenza viene relegata ad uno sviluppo storico in cui le disuguaglianze trovano a confrontarsi ed a scontrarsi in rapporti di forza per così dire “naturali”. Il presupposto teorico di tutto questo è negare innanzitutto come intere civiltà si siano costruite sicuramente attraverso lo scontro militare, ma anche attraverso lo scambio e la contaminazione, pure fisica, di meticciato, tra intere popolazioni, a loro volta prodotto di scambi avvenuti secoli prima. Il secondo presupposto è quello di ritenere la formazione sociale, politica e culturale di intere popolazioni come prodotto di rapporti forza esplicitati in natura, come se il corrispondente organico della società, a-conflittuale in questa ottica, fosse l’organicità del corpo umano. La società è specchio e riproduzione del corpo (spirito, fisicità, intelligenza etc); la teoria razziale torna prepotentemente da dove si pensava di averla fatta uscire: se il corpo è sano, forte, intelligente… allora la società, unione omogenea di interessi che in essa, come nella famiglia trovano la sua ricomposizione è sana, forte, intelligente e quindi predominante sul proprio territorio, ma anche su quello degli altri, inferiori (diversi direbbero loro) per “natura”.

Il terzo congetturato è che le teorie egualitarie siano per forza di cosa appiattenti, omologanti ed omogeneizzanti perché si fanno forza su dei presupposti “naturali” sugli esseri umani che partono dall’idea dell’unicità della razza umana, al di là delle differenze insite in processi di diversificazione biologica, le quali non alterano il carattere di eguaglianza tra le persone (un cuore,un cervello, due occhi etc.). Le teorie egualitarie, dalle moderate a quelle estreme (comunismo ed anarchismo), assumono al proprio interno che il prodotto della differenziazione sociale sia in senso economico che in senso culturale e politico sia passato a e passi attraverso processi storici contestuali (geografici, climatici, risorse, numero di abitanti e facilità di contatti….) nei quali un ruolo significativo ha assunto il fenomeno dello sfruttamento, fenomeno che in chiave moderna si può ascrivere alla lotta di classe. I ragionamenti sulle differenze, passano, per gli egualitari dal principio che comunque si debba fare riferimento alla singolarità dell’essere umano ed alla varianza dei prodotti storici, che per le destre assumono invece una forma di a-temporalità, questa sì univoca, insita nella tradizione, o meglio nella Tradizione.”

 

Chi volesse leggere la versione integrale dell’articolo la trova:

http://isole.ecn.org/uenne/archivio/archivio2006/un31/art4407.html

Per approfondimenti sulla nuova destra consigliamo anche questi articoli:

“Nuova Destra. Identità e Comunità” è stato pubblicato su UN n. 35 del 2006

http://isole.ecn.org/uenne/archivio/archivio2006/un35/art4460.html

“Contro l’uguaglianza. Nuova Destra e religione” è stato pubblicato su UN n. 40 del 2006

http://isole.ecn.org/uenne/archivio/archivio2006/un40/art4520.html

La Nuova Destra e l’Europa. Tra piccole patrie e impero uscito su UN n. 41 del 2006

http://isole.ecn.org/uenne/archivio/archivio2006/un41/art4537.html

 

Il razzismo differenzialista di De Benoist, il suo antiamericanismo in nome dell’Europa nazione trovano in certe aree staliniste una discreta audience. La tentazione di indossare la camicia rossobruna, che ha visto in prima fila il Campo Antimperialista, sta trovando sempre nuovi adepti.

 

Per noi che siamo inguaribilmente antifascisti ed antirazzisti ci sono pochi dubbi: nessuno spazio per i fascisti vecchi e nuovi, nessuno spazio per chi in nome della Tradizione, sogna un’Europa etnicamente “pura” riecheggiando con altre parole teorie che si sono realizzate nel sangue, nei lager, nell’eliminazione di oppositori politici, ebrei, zingari…

 

Combattiamo il fascismo e chi ci collabora!

Boicottiamo Comunardi!

 

Federazione Anarchica Torinese – FAI

Corso Palermo 46 – Torino

La sede è aperta ogni giovedì dalle 21 in poi

338 6594361

fat at inrete.it



[1] Diorama Letterario è una delle pubblicazioni di Marco Tarchi. Tarchi, appartenente alla corrente rautiana del Msi e leader del Fronte della Gioventù nel 1977, si stacca dal partito intorno agli inizi degli anni Ottanta. Insieme ad altri giovani intellettuali promuove l’area politico-culturale della cosiddetta Nuova destra, che egli definisce: "...'famiglia di pensiero' nata in Francia verso la fine degli anni sessanta dalle riflessioni di Alain de Benoist (animatore delle riviste Nouvelle Ecole, Eléments, Krisis) e rappresentata in Italia da pubblicazioni come Trasgressioni e Diorama letterario.”

[2] http://www.zeroincondotta.org/

[3] Alain de Benoist, Qu’ est-ce le nationalisme (1966), citato in Pierre-André Taguieff, Sulla nuova destra. Itinerario di un intellettuale atipico, Vallecchi, Firenze 2004, pag 51

[4] Ibidem, pag. 52

[5] http://www.movimentozero.it/movimento_zero.aspx?id=2

[6] Pierre-André Taguieff, Sulla nuova destra. Itinerario di un intellettuale atipico, Vallecchi, Firenze 2004, pag 53