Torino 8 marzo. Cronaca e rassegna stampa



Torino 8 marzo. Cronaca e rassegna stampa

 

Senza dio né legge, libere di scegliere

Un fine settimana molto vivace all’ombra della Mole in occasione di un 8 marzo finalmente fuori dai tristi riti che lo avevano segnato negli ultimi anni, facendone un curioso ibrido tra san valentino, la festa della mamma e la befana, tra cene di tutte donne, mimose d’ordinanza e uomini nudi in discoteca.

 

A quest’indirizzo trovate, oltre alla cronaca, la rassegna stampa:

http://piemonte.indymedia.org/article/1406

 

Il tocco d’avvio lo hanno dato un gruppo di anarchici e anarchiche anticlericali che la sera del sette marzo hanno sigillato l’ingresso del gabbiotto del Movimento per la Vita all’interno dell’ospedale Mauriziano. Come si legge nel comunicato diffuso in rete “Sui vetri del gabbiotto, oltre ad una grande A cerchiata, sono stati appesi cartelli dal senso inequivocabile: ‘la libertà delle donne non si tocca’; ‘chiudere i covi clericali’; ‘preti fatevi i cazzi vostri!’; ‘Movimento per la vita = aborto clandestino’; ‘fuori i preti dagli ospedali’; ‘senza dio né legge, libere di scegliere’.

Quel gabbiotto è una vergogna che andrebbe cancellata da ogni ospedale. Una vergogna pagata con soldi pubblici al servizio di un’associazione di integralisti che si apposta nei pressi dei reparti di ginecologia ed ostetricia con i depliant pieni di menzogne per mettere all’indice le donne che consapevolmente decidono sulla loro vita e sul loro futuro. Quella di non avere un figlio non desiderato o al quale non sarebbero in grado di garantire una vita degna di essere vissuta è una scelta adulta, consapevole, che merita rispetto, quel rispetto per la vita delle donne e dei bambini che la chiesa non ha. Dove va l’amore per la vita quando l’aids fa strage dove i preti predicano di non usare i preservativi? Dov’è l’amore per la vita quando milioni di bambini muoiono perché non hanno denaro per cibo e medicine?

Quelli del movimento per la vita – come l’intera Chiesa Cattolica - trattano le donne come assassine, negano la loro libertà e le considerano eterne minorenni da tutelare o intimidire. La chiesa – ieri con i roghi – oggi con una morale che altro non è che lo strumento della perpetuazione del potere arrogante di una casta di uomini celibi le donne le ha assassinate e vuole continuare a farle morire, riaprendo il baratro dell’aborto clandestino, delle mammane, del silenzio e della vergogna.

È da ormai molto tempo che la paura sta cambiando di campo, che i preti e i loro accoliti hanno smesso di intimorire, perché le donne hanno alzato la testa e non la piegheranno.

Siamo alla vigilia dell’8 marzo, non rito, non festa, ma giorno di lotta.

Con questo piccolo gesto di ribellione all’invadenza clericale vogliamo ricordare le tante donne che sono morte d’aborto clandestino e le tante che si sono ribellate ed hanno lottato perché tutto questo avesse fine.”

 

La mattinata del giorno successivo, un 8 ma rzo decisamente umido, al Balon gli anarchici della FAI torinese hanno dato vita ad un presidio anticlericale molto visibile. Oltre allo striscione “senza dio né legge, libere di scegliere”, alla distro ed al volantinaggio è stato allestito un punto info gestito da un prete in tonaca che faceva propaganda all’aborto clandestino, una pratica della quale la Chiesa Cattolica è sponsor ufficiale. Molti passanti hanno mostrato apprezzamento per un’iniziativa di denuncia del ruolo della Chiesa.

Nel volantino distribuito durante la giornata si criticavano le posizioni di mera difesa dall’offensiva clericale che caratterizzano le posizioni di molti gruppi e collettivi, asserendo che “Sono ormai molte a pensare che sia venuto il momento di passare dalla resistenza all’attacco, respingendo le interessate tutele di partiti e sindacati che, dopo essersi – tutti – inginocchiati al trono di Ratzinger - ora le corteggiano perché vogliono il loro voto.

Purtroppo ancora molte parlano di diritti, di necessità di difendere qualche legge. In particolare la 194, quella che regolamenta e limita la libertà di scegliere o meno la maternità.

Questa legge – tutte le leggi – non garantisce ma ingabbia. Quando venne promulgata sancì che la libertà delle donne non poteva più essere repressa e allora andava regolamentata. Prima della 194, abortire era vietato: chi lo faceva, rischiava la vita perché abortire era un lusso e i ferri da calza costano poco. Chi lo faceva rischiava la galera, perché abortire era un reato. Le femministe sfidarono apertamente la proibizione al punto che i legislatori non poterono che prenderne atto e cambiare le regole. Ma le nuove regole, seppur migliori delle precedenti, sono piene di limiti e trappole. Chi oggi attacca la libertà femminile, lo fa proprio partendo dalle possibilità che questa legge gli offre.

Per questo è tempo di affermare una libertà senza legge, senza tutele, senza limiti che non siano quelli posti dalla scelta di vita di ciascuna.”.

 

L’otto marzo torinese è proseguito nel pomeriggio con un grande corteo che ha attraversato le vie del centro, un corteo autorganizzato senza partiti e sindacati, che ha segnato un importante momento di lotta nella nostra città. Quasi diecimila donne di tutte le età e numerosi uomini vi hanno preso parte riportando nell’agone politico il rifiuto delle politiche familiste, la difesa degli attacchi alla libertà femminile, la necessità di riprendere l’iniziativa sul lavoro, i servizi, la libertà personale.

 

Il giorno successivo si è scatenata la canea mediatica contro l’azione degli anarchici al Mauriziano e contro il corteo femminista. Tra i consiglieri comunali del PD la componente cattolica, non paga di prendere le distanze dagli anticlericali, ha denunciato il corteo come mandante morale, gli ex DS, tra cui Rossomando sulla Stampa, si sono invece limitati ad “esprimere solidarietà al movimento per la vita per un atto di ‘violenza’ del tutto estraneo alla cultura delle donne”. Il giorno successivo il Consiglio Comunale ha espresso la propria condanna dell’azione degli anarchici, bollata ancora una volta come ‘violenta’. Questa classe politica che definisce violenza il sigillare una serratura è la stessa che sostiene la guerra e l’occupazione in Afganistan, la stessa che dimentica la violenza infinita di quell’associazione omicida che è la Chiesa Cattolica. Nel loro volantino gli anarchici della FAI descrivono così la Chiesa “Una casta di uomini celibi - sebbene certo non casti - nel segno del padre ha torturato ed ucciso milioni di donne (e di uomini). Chi dice che è storia di ieri chiude gli occhi di fronte all’arroganza di un’istituzione che si è piegata alla modernità per non soccombere ma, oggi, che il vento soffia in senso contrario, rialza la testa con prepotenza.

In paesi ultracattolici come la Polonia, l’Irlanda, il Brasile, dove abortire legalmente è vietato, gli aborti clandestini mietono vittime su vittime.” E poi ancora “Ridisegnare le relazioni sociali nel senso voluto dalla Chiesa Cattolica significa imporre un ordine del mondo che nell’oppressione femminile ha un cardine robusto, perchè la libertà di scelta delle donne ha rappresentato e rappresenta la rottura di un ordine simbolico e reale che non può prescindere dal controllo dei corpi femminili.”

Quest’otto marzo è stata una giornata importante per la libertà delle donne, di quella libertà che, se guardi a fondo, è anche la libertà di tutti.

 

Questo resoconto comparirà sul numero 10 del settimanale anarchico Umanità Nova

http://www.ecn.org/uenne/

 

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