L'ULTIMA TORCIA



L'ULTIMA TORCIA



Anche Giuseppe è partito. Il nome di Giuseppe Demasi, il settimo operaio di 26 anni ustionato nell'incendio del 6 dicembre alla Thyssenkrupp di Torino, si aggiunge a quelli di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo e Rosario Rodinò.



Non dimenticheremo i loro nomi, le loro vite. Vite che, in un solo anno, se ne sono andate insieme a quelle di oltre mille altre persone, che in una fabbrica, in un cantiere o in ufficio cercavano di guadagnarsi la possibilità di mantenere le proprie famiglie, di mandare i propri figli a scuola, di curare i propri cari nel miglior modo possibile.



Non dimenticheremo, però, neppure i veri responsabili di questi che non possono essere chiamati in altro modo se non "omicidi". E siccome sono omicidi, i responsabili non possono non essere definiti "criminali".



Criminali sono i padroni delle grandi multinazionali, come la Thyssenkrupp, che pur di accumulare miliardi da destinare alla speculazione finanziaria, scelgono ogni giorno di giocare con la vita degli operai, risparmiando sulle norme di sicurezza.



Criminali sono tutti i governi, come quello italiano, che hanno rinunciato alla propria funzione politica per far diventare lo Stato un semplice strumento del capitale finanziario internazionale.



Criminali sono quelle banche che prima concedono investimenti sia alle aziende che alle istituzioni statali e poi pretendono, come i peggiori ricattatori e usurai, la garanzia di avere l'ultima parola sulle decisioni fondamentali.



Ed ecco che l'intera società, non sono il mondo del lavoro, è diventata ostaggio di questa banda di teppisti in giacca e cravatta.

Anche questa è una guerra. Una vera e propria guerra con i suoi morti e i suoi feriti, con le famiglie distrutte e con gli affetti stroncati. E se si tratta di guerra, l'unico modo per fermarla è far salire forte la voce della nonviolenza.

La stessa pace che si invoca per fermare le guerre che si combattono a colpi di missili e bombe, deve essere invocata per fermare la guerra che si combatte sui posti di lavoro a colpi di sfruttamento e di precarietà.

È una lotta di liberazione. Comunque. Sia che si tratti di liberare i paesi dalle bombe nucleari e dagli eserciti occupanti, sia che si tratti di liberare la società dagli speculatori e dagli strozzini.

Solo così Giuseppe, Antonio, Roberto, Angelo, Bruno, Rocco, Rosario e tanti altri non saranno partiti inutilmente. Per ogni torcia che si è spenta se ne accendano mille altre.

Roma, 30 dicembre 2007



Carlo Olivieri

medico umanista

http://posizioni-umaniste.blogspot.com/