Il rifiuto opposto al Dalai Lama è ingiusto. Documento da inviare e diffondere se condiviso
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- From: "Arrigo Colombo" <arribo at libero.it>
- Date: Fri, 21 Dec 2007 00:39:48 +0100
Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Cari amici,
il Movimento ha preparato questo intervento relativo alla non-accoglienza
del Dalai Lama in Italia; per il quale chiede il vostro aiuto.
Gl'indirizzi:
Romano Pontefice Benedetto XVI, benedictxvi at vatican.va Card. Tarcisio Bertone, segreteria at sds.va Presidente Giorgio
Napolitano, presidenza.repubblica at quirinale.it
(richiesti nome, cognome, indirizzo, altrimenti cestinati) Premier: Romano Prodi, urpdie at governo.it Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
Movimento per la Società di Giustizia e per la
Speranza Lecce Al Papa Benedetto XVI e al Segretario di Stato Card. Tarcisio Bertone al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Premier Romano Prodi e al Ministro degli Esteri Massimo D’Alema Il rifiuto opposto al Dalai Lama è ingiusto
A Roma nessuno dei responsabili della nazione ha voluto ricevere il Dalai Lama; nessuno della nazione spirituale cattolica, come della nazione temporale italiana. Non il Papa, non il Presidente Napolitano, non il Premier col suo Ministro degli Esteri. A differenza di quanto era avvenuto altrove. E si trattava del responsabile spirituale e temporale di un’altra nazione, quella tibetana, che la rappresenta; e la rappresenta tanto più quanto più la nazione è stata depredata, e il suo capo e padre è stato spodestato. Perciò gli era dovuto riconoscimento, doveva esser ricevuto dai suoi pari, e da essi ricevere anche solidarietà, e aiuto concreto. Il rifiuto è ingiusto. Perché non si è riconosciuto
in lui la nazione tibetana, la sua dignità e il suo diritto, conculcato e
oppresso. E lo si è fatto per mantenere buoni rapporti con l’oppressore, la
Cina: perché l’oppressore è potente,
perché è dispotico e arrogante,
perché è minaccioso con quanti non
riconoscono la sua sopraffazione quasi fosse un buon diritto. Ma questo buon
diritto appartiene solo al popolo tibetano; solo il popolo tibetano può decidere
chi deve detenere il potere su di lui. È in gioco qui uno dei diritti fondamentali
dell’umanità, uno dei più grandi, l’autodecisione e autonomia dei
popoli. Questa era la risposta da dare ai dispotici governanti cinesi, sia pur con tutta la diplomazia che si vuole; ma una risposta ferma. O altrimenti si avalla l’ingiustizia. Alla giustizia, invece, il Papa ha preferito i buoni rapporti ecclesiastici, in vista di future espansioni della chiesa cattolica cinese; dimenticando che dall’ingiustizia non possono nascere buoni rapporti, che non si può ottenere il bene attraverso il male. Alla giustizia i nostri governanti hanno preferito i buoni rapporti economici, il piatto di lenticchie dei profitti; rovesciando così la scala dei valori e il loro stesso prestigio morale. Perché non si può aver fiducia in chi commette ingiustizia, in chi s’incurva davanti al potente oppressore. Lecce, il 17 dicembre 2007 per il Movimento, il responsabile Prof. Arrigo Colombo Via Monte
S.Michele 49, 73100 Lecce, tel/fax 0832-314160 |
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