Il cristianesimo e la scienza



Il cristianesimo e la scienza
Scienza e fede di Laura Boccenti

Le nozioni di Creazione e di Incarnazione, presenti insieme solo nel Cristianesimo, hanno dato slancio all’impresa scientifica. Perché implicano la conoscibilità e la razionalità del mondo. Così, contrariamente a quanto molti credono, è Cristo ad avere salvato la scienza.

[Da «il Timone» n. 60, febbraio 2007]

La culla della scienza moderna è stata la cristianità occidentale; solo qui essa ha potuto nascere e crescere. Questo fatto viene trascurato o negato dalla vulgata corrente che presenta la scienza come vittima della persecuzione cristiana e particolarmente della Chiesa cattolica.
Secondo Stanley Jaki e Rodney Stark, l’idea che la scienza nasca dalla lotta di liberi pensatori che superano le pastoie poste della tradizione religiosa e filosofica è interamente mitologica e derivata da pregiudizi antireligiosi. 

Stanley Jaki è un benedettino teologo e fisico, insegna alla Seton Hall University di South Orange, nel New Jersey; oltre agli innumerevoli riconoscimenti e benemerenze scientifiche ed accademiche, ha al proprio attivo più di 40 volumi scritti. Rodney Stark è un noto sociologo americano non cattolico. È quest’ultimo a sostenere, tra l’altro, che Galileo Galilei (1564-1642) lungi dall’essere una vittima innocente degli abusi del potere, mise a rischio l’intera impresa scientifica presentando le sue teorie come certe anziché come ipotesi e deducendone conseguenze teologiche. Sempre Stark racconta che le opere di Isaac Newton (1642-1727) sulla religione furono pubblicate solo dopo la seconda guerra mondiale, per non demolire il mito che faceva di Newton un illuminista.
Entrambi gli studiosi sono convinti che la nascita della scienza in Occidente ha come causa determinante la religione cristiana, perché il cristianesimo ha creato il clima culturale che ha reso possibile la scienza moderna. La scienza della natura che nasce nell’età moderna è intesa come sapere autonomo distinto dalla filosofia, come teoria controllabile attraverso l’osservazione sistematica della natura. 
Perché e a quali condizioni può sorgere una scienza così concepita?
Stanley Jaki in Cristo e la scienza, breve testo che sintetizza lavori più ampi, sostiene che le condizioni necessarie a tale svolta culturale sono l’idea di creazione e la cristologia. Per la filosofia greca Dio è Logos, cioè Ragione; questa, come ha ricordato papa Benedetto XVI nella lezione di Ratisbona, è un’idea fondamentale che il cristianesimo ha assunto dal-la cultura greca. A essa corrisponde una visione della natura come ordinata e intelleggibile in cui i fenomeni dipendono da relazioni causali conoscibili (le leggi della natura). 

I greci hanno inventato un sapere teoretico universale, cioè un sapere che non si limita ad accumulare esperienze, ma cerca la regola universalmente valida, cioè la legge che regola un fenomeno in ogni sua manifestazione, e l’hanno chiamato scienza. Aristotele intende la scienza come conoscenza dimostrata e perciò considera scienza anche la filosofia.
Per lui sono scienze sia le discipline che ricercano il sapere per sé stesso, come la filosofia, la matematica, la fisica; sia quelle che ricercano il sapere per il bene morale del singolo o della società, come l’etica e la politica; sia quelle che ricercano il sapere in vista del fare, cioè della trasformazione della realtà (per esempio l’architettura). 

La tripartizione aristotelica delle scienze teoretiche è fondata sul grado di astrazione dei concetti su cui esse lavorano: la fisica studia il mondo negli aspetti qualitativi e quantitativi e astrae-tralascia solo gli elementi individuanti; la matematica astrae-tralascia anche le qualità dall’oggetto «mondo» e considera la realtà solo dal punto di vista quantitativo; la metafisica prescinde anche dagli aspetti quantitativi per considerare il mondo solo come ente. Perciò la fisica, che considera la realtà sensibile caratterizzata dal movimento, e la metafisica, che considera le cause soprasensibili, per Aristotele appartengono allo stesso tipo di sapere. 

Però, per i greci Dio non è creatore del mondo, bensì solo ordinatore (come il Demiurgo platonico), o causa finale che attrae a sé l’universo (come il Motore immobile aristotelico); inoltre nel loro pensiero anche i corpi celesti sono divini. Quindi, secondo Jaki, i greci non sembrano aver messo sufficientemente a tema la differenza tra Dio e il mondo. In tal modo non sono riusciti a fornire i presupposti per una scienza come studio di leggi necessarie del mondo: se non si riesce a distinguere sufficientemente Dio dal mondo, parlare di leggi scientifiche necessarie del mondo porta ad introdurre la necessità in Dio, che invece è libero per definizione.
Invece, l’idea cristiana di creazione, introducendo una distinzione fondamentale tra il Creatore e la creatura, afferma la trascendenza-diversità di Dio sulla natura: l’universo è posto da un atto della sua libertà e quindi una scienza come studio di leggi necessarie non corre il rischio di avere come conseguenza anche una visione necessaria del divino. Nel cosmo cristiano non esistono corpi divini, tutti gli enti sono semplici creature. 

Di per sé la scienza può conciliarsi con qualsiasi filosofia; essa si limita ad osservare che solo gli aspetti quantitativi sono misurabili, non dice né che la realtà si riduce agli aspetti quantitativi, né che è incompatibile con l’esistenza di cause formali e finali; semplicemente, di per sé, non le considera. Sulla base di queste considerazioni, Jaki sostiene che, nonostante la Grecia sia la culla della razionalità, essa non può essere considerata anche il luogo di nascita della scienza moderna.
Il cristianesimo, oltre a concepire Dio come Creatore, afferma anche che Cristo, Unigenito Figlio di Dio, si è incarnato nella storia. Questo fatto, liberando l’uomo da una visione ciclica e fatalistica degli avvenimenti, rende possibile l’idea di progresso. 

E qui emerge una differenza sostanziale tra il monoteismo cristiano da una parte e quello ebraico e islamico dall’al-tra. Dopo l’Incarnazione il compito di dominare la natura e sottometterla, già consegnato a Israele, viene inteso come collaborazione, mediante il lavoro, all’attività creatrice, ordinatrice e redentrice di Dio. La cristologia rafforza il monoteismo; scrive Stanley Jaki: «Cosa abbastanza incredibile, fu proprio la dottrina dell’Incarnazione a offrire all’umanità una visione del mondo, ossia dell’universo, coerentemente razionale». Saranno così i secoli della cristianità medioevale a segnare l’inizio del progresso scientifico e l’introduzione nella vita quotidiana delle relative innovazioni tecnologiche (ricordiamo la trasformazione del moto accelerato in moto a velocità costante, che rese possibile la costruzione di orologi meccanici) sino a giungere, con la rivoluzione scientifica, alla teorizzazione rigorosa del metodo delle scienze naturali. Secondo un’opinione introdotta dall’illuminismo e oggi molto diffusa, la scienza è l’unico salvatore dell’umanità. La ricostruzione della questione fatta da Stanley Jaki giunge a conclusioni molto diverse: è Cristo ad aver salvato la scienza riscattandola da una sindrome «quella delle sue numerose e clamorose mancate nascite in tutte le grandi culture antiche […] fu (Cristo) all’origine della sua sola nascita vitale all’alba dei tempi moderni. I medievali furono i primi a definire se stessi moderni ed avevano ragione di farlo anche rispetto alla prospettiva scientifica, che soltanto in seguito si delineò in tutta la sua imponenza». 

Ricorda 

«Ci sono ancora persone che guardano con sospetto il suggerimento che la fede di un Newton o di un Clerk Maxwell possa aver avuto un’influenza sui punti fondamentali della formazione delle loro teorie scientifiche. Eppure, la storia del pensiero occidentale mostra che in realtà lo sviluppo della scienza naturale non si può separare da idee fondamentali che derivano dalla tradizione giudeo-cristiana. C’è un’interazione più profonda tra la teologia e la scienza di quanto ci si renda conto di solito». (Thomas Torrance, Senso divino e scienza moderna, Libreria Editrice Vaticana, 1992, p. 321).

Bibliografia 

Benedetto XVI, Incontro con i rappresentanti della scienza, Ratisbona, 12.09.2006.
Stanley Jaki, Cristo e la scienza, Ed. Fede e Cultura, 2006.
Rodney Stark The Victory of Reason, riassunto e commentato in Massimo Introvigne, Il dramma dell’Europa senza Cristo, Sugarco, 2006

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