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Egitto: il manifesto dei Fratelli musulmani
- Subject: Egitto: il manifesto dei Fratelli musulmani
- From: "Scienza per l'Uomo" <scienzaperluomo at yahoo.it>
- Date: Tue, 30 Oct 2007 15:06:19 +0100
Egitto: il manifesto dei Fratelli musulmani La Fratellanza Musulmana ha recentemente pubblicato la bozza di un manifesto che raccoglie i propri intenti e ideali politici. Nonostante l'uso di alcuni termini vaghi, l'immagine che ne esce è quella di un gruppo intenzionato a stabilire uno stato controllato dalla legge islamica, non dissimile da come è l'Iran oggi. Le reazioni di intellettuali e analisti sono state pesantemente negative, tanto da far prevedere un calo di popolarità dei Fratelli. Per sopravvivere politicamente essi dovranno puntare maggiormente sul loro tradizionale ruolo di opposizione al governo. Lorenzo Nannetti Equilibri.net (30 ottobre 2007) La Fratellanza Musulmana in Egitto è da anni il principale
gruppo di opposizione al governo del presidente Hosni Mubarak. Questa sua
posizione di antagonismo le ha procurato la simpatia di una parte considerevole
della popolazione, come dimostrato dalle ultime elezioni politiche. Va detto
però che i Fratelli si sono sempre dimostrati vaghi nel descrivere i propri
ideali. L'ispirazione islamica non è mai stata tenuta nascosta, ma nemmeno sono
mai stati esplicitati gli obiettivi ultimi della sua azione politica. Il
risultato è stato che soprattutto in questi ultimi anni è prevalsa l'idea che la
Fratellanza fosse anche una forza riformista. I suoi contrasti con
l'establishment conservatore del paese e le continue proposte di
riforme hanno di fatto costruito l'immagine di un gruppo lontano da ideali
islamici troppo radicali. L'opinione diffusa era che la parte più moderata
dell'associazione stesse gradualmente prendendo il sopravvento, mentre l'ala più
intransigente e fanatica veniva ridotta al silenzio. La recente pubblicazione
del manifesto dei Fratelli suggerisce invece una realtà differente.
I rapporti con lo Stato e il ruolo delle donne Uno dei punti principali riguarda il rapporto con lo Stato.
Da un lato viene indicato un generale rispetto per le isituzioni democratiche,
ma dall'altro viene rimarcata la necessità di creare un consesso di esperti
della sharia che funzioni da consigliere del parlamento e del presidente. Il
punto più controverso riguarda proprio i poteri di un tale gruppo: secondo le
indicazioni del manifesto il parlamento avrebbe il potere per porre il veto
sulle indicazioni date, ma solo se esse non siano supportate dai precetti della
legge coranica. In tal caso infatti i giudizi di questo "consiglio degli
esperti" dovrebbero diventare vincolanti. Altro punto importante è quello
riservato alle elezioni per la carica di presidente: il manifesto indica
chiaramente che alle donne e ai cristiani dovrebbe essere impedito di
candidarsi. La motivazione addotta consiste nel fatto che l'Egitto è un paese a
maggioranza musulmana, la quale rischierebbe di non vedersi rappresentata nel
caso queste due "tipologie" di candidati fossero eletti.
Proprio il ruolo riservato alle donne nella società è trattato all'interno di un capitolo intitolato "Questioni e problemi". Viene rimarcata l'uguaglianza di uomini e donne nei termini della loro dignità umana, ma si avverte anche di "non oberare le donne con compiti che vanno contro la loro natura o il loro ruolo nella famiglia". Come per il caso dei rapporti con lo Stato, la definizione rimane vaga e non viene specificato se una tale prescrizione lasci libertà di decisione alle donne oppure no, né chi definisca quali siano tali "compiti oberanti e contro natura". Esistono infine altre prescrizioni sulla lotta alla disoccupazione e allo sfruttamente del lavoro minorile, oltre a una maggiore indipendenza dei sindacati dal controllo del governo. In tutti i casi però ciò che emerge è la tendenza a vedere la sharia come fondamento e non semplicemente come ispirazione dello Stato. Laddove le istituzioni contrastino con essa, verrebbero semplicemente messe in secondo piano. L'immagine che ne esce è quella di un tentativo di
costruire uno stato islamico in piena regola. Il gruppo degli esperti ha infatti
notevoli somiglianze con il Consiglio Supremo degli Ayatollah che controlla le
istituzioni a Teheran. Inevitabile quindi pensare alla possibilità che, come in
Iran, tale organo possa estendere la propria influenza su tutte le attività del
paese, dalla nomina dei dirigenti statali alla politica economica ed estera.
Anche le prescrizioni riguardo alle elezioni mostrano una potenziale tendenza
verso il controllo del parlamento e delle istituzioni in genere: basterebbe
definire "non conforme alla legge islamica" l'operato di un candidato per
escluderlo dalle urne. La legge coranica è infatti tradizionalmente soggetta a
interpretazioni dai vari ulema, spesso anche in contrasto tra loro, e può quindi
essere utilizzata per giustificare una vasta gamma di ingerenze. Il manifesto
del resto evita di fornire indicazioni chiare su quali siano gli ambiti coperti
dalle prescrizioni della sharia.
Va detto che esso è inoltre volutamente espresso in termini vaghi: tutte le prescrizioni vengono espresse come "possibilità" o "indicazioni", ma non viene specificato quanto vincolanti esse possano diventare se applicate. A tal proposito sembra esistere una certa differenza di interpretazione anche all'interno della Fratellanza stessa. Mohammed Mahdi Akef, leader dei Fratelli in Egitto, ha recentemente espresso idee molto estreme e radicali, mentre Ibrahim El Houdaiby (uno dei responsabili del loro sito web in inglese) ha mostrato posizioni più concilianti. Al momento non è possibile dire se questo contrasto sia reale oppure solo apparente, creato ad arte per non inimicarsi quella parte dei propri sostenitori che ancora vedono i Fratelli come una forza democratica. E' necessario ricordare infatti che uno dei principi base della Fratellanza rimane la cieca obbedienza ai propri capi, anche se esso non è sempre seguito alla lettera soprattutto dalle nuove generazioni di attivisti. Il manifesto è in realtà ancora sotto forma di bozza ed è
stato semplicemente diffuso tra gruppi di intellettuali dell'opposizione per
essere valutato. Le reazioni fino ad ora sono state prevalentemente negative:
Abdel Mohammed Said, guida del Centro per gli Studi Strategici e Politici
Al-Ahram, ha dichiarato addirittura che esso "è un assassinio dello stato
civico". Lo stato d'animo vigente è quello di delusione verso un gruppo che
secondo gli analisti locali sembra abbia "gettato la maschera". Molti si
chiedono cosa farebbero i Fratelli se conquistassero davvero il potere tramite
elezioni: il timore è che una volta giunti al governo decidano di perdere ogni
freno e rendere i propri precetti obbigatori e non solo consigliati. La
contestazione maggiore potrebbe provenire proprio dalle donne: sono abituate a
un paese dove comunque hanno libertà di scelta sull'indossare il velo e hanno
generalmente la possibilità di fare carriera in numerose professioni. E'
difficile quindi pensare che possano accettare passivamente una modifica della
società che rischia di porle ai margini.
L'immagine che emerge è che il gruppo sia ancora saldamente in mano alla sua ala più oltranzista, con i riformisti privati di ogni voce in capitolo; tale aspetto è ancora più rilevante in quanto rivelatosi in maniera totalmente inaspettata da una parte dei suoi sostenitori. E' prevedibile che questo porti a una perdita di popolarità e conseguente diffidenza anche da parte del resto dell'opposizione. Le opinioni negative sono inoltre enfatizzate proprio dall'esistenza di uno stato, l'Iran, che già applica molte delle prescrizioni indicate nel manifesto: Teheran costituisce quindi una vetrina del possibile futuro, mostrando però tutti i limiti e le contraddizioni di un tale sistema quando viene davvero messo in atto. Non è escluso tuttavia che i danni all'immagine del gruppo siano limitati, almeno all'inizio: è opinione comune che buona parte della popolazione, pur non apprezzando i fini della Fratellanza, decida comunque di confermargli il proprio voto in funzione anti-governativa. I termini vaghi impiegati nel manifesto del resto contribuiscono a mantenere una certa parvenza di flessibilità nel progetto politico e sociale dei Fratelli. In generale però bisogna ricordare che l'opposizione a Mubarak si fonda proprio sul desiderio di maggiori libertà: rimane da vedere quanti appoggerebbero sul serio una riforma dello stato che consiste nel passaggio da un regime laico a uno religioso. I Fratelli Musulmani si sono riservati di modificare la
bozza di manifesto presentata: è dunque probabile che, avendo testato il terreno
con esiti negativi, decidano di rivedere alcuni punti del proprio programma. Il
gruppo dovrebbe riuscire a limitare i danni, mantenendo ancora a lungo buona
parte della propria popolarità grazie alla sua opera anti-governativa. Questa è
infatti molto apprezzata dagli strati meno abbienti della popolazione e
costituisce il motore della propria azione politica. E' indubbio però che d'ora
in poi pochi scorderanno come la Fratellanza abbia per un attimo tolto la
maschera e rivelato quelle che sono forse le sue vere intenzioni. Le prospettive
di andare al governo sono ora limitate: se questo dovesse cambiare, è possibile
che le alleanze si rovescino e il gruppo si trovi isolato anche da quella parte
di società egiziana che ora lo supporta. |
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