PAULA COOPER



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PECCATO NON SIA VERO





Il Resto del Carlino di oggi, 19 ottobre, dedica due pagine al caso di
Paula Cooper, l’americana di colore che, quindicenne, fu condannata a morte
per il brutale omicidio di Ruth Pelke.
Secondo il RdC la Cooper fu “salvata dal patibolo” grazie all’intervento
dell’opinione pubblica italiana ed europea e ai due milioni di lettere che,
nel 1988-89, arrivarono al Governatore dell’Indiana.

E’ un vero peccato che non sia vero.

La verità dei fatti è che la quindicenne Paula Cooper ebbe la sentenza
commutata, dalla Corte Suprema dell’Indiana, il 13 luglio 1989, dopo che la
Corte Suprema degli Stati Uniti aveva deciso, con le sentenze Thompson
contro Oklahoma del 29 giugno 1988 e Stanford contro Kentucky del 26 giugno
1989, che era contrario alla Costituzione condannare a morte chi avesse
meno di sedici anni al momento del delitto. La Corte Suprema dell’Indiana
si limitò quindi a prenderne atto. 
Nel caso della Cooper, come in quello più recente di Kenneth Foster, il
peso dell’opinione pubblica internazionale è stato pressoché irrilevante e
gli sforzi sono stati indirizzati al bersaglio sbagliato: il Governatore.

Occorre invece puntare sull’opinione pubblica americana e occorre farlo con
competenza e fantasia.

Claudio Giusti



Scusate, dimenticavo.

Dal 1989 ad oggi le esecuzioni americane sono state un migliaio e non 358,
come dice il RdC.



Dott. Claudio Giusti

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Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo
congresso della sezione italiana di Amnesty International e in seguito è
stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty. Fa
parte del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti.