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Myanmar: Amnesty diffonde testimonianze audio e video sulla "caccia alle streghe" e sulla repressione in corso
- Subject: Myanmar: Amnesty diffonde testimonianze audio e video sulla "caccia alle streghe" e sulla repressione in corso
- From: press at amnesty.it
- Date: Wed, 17 Oct 2007 18:20:50 +0200
# Questa lista per la distribuzione delle informazioni # e' gestita dalla Sezione Italiana di Amnesty International. # Questo messaggio viene elaborato e inviato automaticamente. Si # prega di non rispondere a questo messaggio di e-mail in quanto non # vengono controllate eventuali risposte inviate al relativo indirizzo COMUNICATO STAMPA CS117-2007 MYANNAR: AMNESTY INTERNATIONAL DIFFONDE TESTIMONIANZE AUDIO E VIDEO SULLA 'CACCIA ALLE STREGHE' E SULLA REPRESSIONE IN CORSO 'Abbiamo visto i poliziotti chiedere soldi alle famiglie dei detenuti per ottenere il rilascio di questi ultimi. I giovani e gli studenti che vanno in ufficio o a scuola vengono non solo fermati e perquisiti ma anche derubatiŠ' (testimonianza di Thin Thin Aye, alias Mie Mie, poco prima di essere arrestata il 13 ottobre. Sul suo caso, cfr. appello on line su www.amnesty.it) Amnesty International ha diffuso oggi una serie di nuove testimonianze audio e video sulla repressione ancora in corso in Myanmar, fatta di raid notturni, arresti arbitrari e terribili condizioni di prigionia. Tra le testimonianze figurano quelle di due importanti attivisti, poi arrestati nello scorso fine settimana. Le dichiarazioni registrate da Amnesty International provengono dall'interno di Myanmar e dalla Thailandia, dove sono stati costretti a fuggire numerosi birmani. 'Ci hanno raccontato di irruzioni notturne, di persone prese in ostaggio, di manifestanti gettati in centri di detenzione sovraffollati e insalubri. Altro che il ritorno alla normalita', proclamato dalle autorita' di Myanmar. Gli stessi arresti degli ultimi giorni contraddicono quanto sostenuto dal governo, secondo il quale non ci sarebbero prigionieri politici' - ha detto Catherine Baber, direttrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International. Le ultime dichiarazioni, raccolte con la videocamera e via telefono dai ricercatori di Amnesty International che si trovano lungo il confine tra Thailandia e Myanmar, comprendono testimonianze oculari di pestaggi indiscriminati di manifestanti e passanti, bambini e monaci compresi. 'Alcune persone erano state picchiate cosi' ferocemente da non riuscire a capire da dove uscisse il sangue. In molti casi, i manifestanti sono stati colpiti al capo. I poliziotti antisommossa miravano alla testa' - ha dichiarato un monaco 31enne che ha assistito a uno scontro tra i manifestanti e la polizia alla pagoda di Shwe Dagon, il 28 settembre. I filmati, girati da Amnesty International nella citta' tailandese di Mae Sod, presentano testimonianze di prima mano di ex detenuti, che raccontano le torture subite in carcere a opera delle forze di sicurezza: pestaggi, scariche elettriche e sospensione per le braccia per lunghi periodi di tempo. 'Mi hanno messo un cappuccio in testa e obbligato a stare in una posizione raccolta. Quando cadevo, arrivava una delle cinque guardie e mi prendeva a calci. Mi hanno colpito alla schiena, al petto e alla testa e mi hanno frustato con un cavo elettrico' - ha denunciato Nay Tin Mynt, fuggito da Myanmar dopo 15 anni di detenzione e tortura. Dall'inizio dell'attuale repressione, Amnesty International ha riscontrato un aumento dei decessi in carcere e ha ricevuto notizie di pestaggi, maltrattamenti, privazione di cibo, acqua e cure mediche nelle carceri sovraffollate di tutto il paese. 'Il mondo deve sapere cosa sta accadendo nei centri di detenzione di Myanmar. Se le autorita' non hanno niente da nascondere, perche' respingono la richiesta del Comitato internazionale della Croce Rossa di visitare senza impedimento i detenuti?' - ha proseguito Baber. Le visite del Comitato internazionale della Croce Rossa sono state sospese nel gennaio 2006, dopo che questo organismo aveva rifiutato di effettuare le visite accompagnato da funzionari governativi. 'Il susseguirsi degli arresti arbitrari, le detenzioni segrete, i maltrattamenti e le torture rendono farsesca la promessa delle autorita' di Myanmar di cooperare con le Nazioni Unite. La comunita' internazionale deve agire con ancora maggiore urgenza per pretendere dal governo di far cessare gli arresti di pacifici manifestanti, di aprire i centri di detenzione alle visite di osservatori indipendenti e di rilasciare tutti i prigionieri di coscienza' - ha concluso Baber. 'A nome dei cittadini birmani, dico che abbiamo bisogno della solidarieta' dei popoli e delle istituzioni della comunita' internazionale. Noi stiamo continuando a fare il massimo per proseguire la lotta per la liberta' e la giustizia. Chiedo alla comunita' internazionale di fare tutto il possibile per fermare le atrocita'' - e' l'appello lanciato da Hlay Kywe, poco prima di essere arrestato il 13 ottobre. FINE DEL COMUNICATO Roma, 17 ottobre 2007 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it # Le comunicazioni effettuate per mezzo di Internet non sono affidabili e # pertanto Amnesty International non si assume responsabilita' legale per i # contenuti di questa mail e di eventuali allegati. L'attuale infrastruttura # tecnologica non puo' garantire l'autenticita' del mittente ne' dei # contenuti di questa mail. Se Lei ha ricevuto questa mail per errore, e' # pregato di non utilizzare le informazioni in essa riportate e di non # portarle a conoscenza di alcuno. 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