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Invece di fare plotoni di esecuzione mediatici, invitate in Cattolica Allam
- Subject: Invece di fare plotoni di esecuzione mediatici, invitate in Cattolica Allam
- From: "Scienza per l'Uomo" <scienzaperluomo at yahoo.it>
- Date: Sat, 21 Jul 2007 15:26:06 +0200
Invece di fare plotoni di esecuzione mediatici, invitate in Cattolica Allam Della triste vicenda che ha visto duecentointellettuali sottoscrivere un appello contro il libro “Viva Israele” di Magdi Allam si potrebbe non aggiungere nulla a quanto è stato già scritto dal Foglio, Libero, Corriere della Sera ecc ecc. Però, dato che questo giornale non solo è orgoglioso dei vincoli umani, ideali e professionali che lo legano a Magdi Allam, ma si trova nella strana posizione di chi ha tra i suoi collaboratori uno dei sottoscrittori dell’appello, allora bisognerà che qui spendiamo una parola chiara. Cominciamo dai fatti. Chi ha letto il libro di Magdi Allam sa che in “Viva Israele” non si trovano doppie verità, allusioni per addetti ai lavori, messaggi cifrati. Si trovano solo notizie, fatti, nomi precisi e circostanziati. Come quelli riguardanti il professor Paolo Branca, docente di lingua araba all’Università Cattolica e del quale il libro di Allam parla severamente, denunciandone ambiguità e connubi con ambienti islamisti. Dunque? Dunque è evidente che niente impedisce al professore di replicare alle accuse e, al limite, di adire alle vie legali. Perché, invece, Paolo Branca accende la torcia di Torquemada e organizza la caccia alla strega Allam? Di fatto, come ha ricostruito Andrea Morigi su Libero, il professor Branca prima ha scritto una lettera-circolare in cui con argomenti clericali e melliflui spronava i colleghi alla mobilitazione. Poi ha steso l’appello ed è passato all’incasso delle firme. La stragrande maggioranza dei docenti interpellati non ha firmato. Ma una bella fetta ha abboccato all’amo. Branca ha infatti raccolto una cinquantina di adesioni in Cattolica (capofila Ombretta Fumagalli Carulli e Milena Santerini) e tra cattolici di area prodiana (capofila Enzo Bianchi e Alberto Melloni). Il resto sono i soliti musulmani “moderati” cosiddetti. Il risultato è quello che si è letto sulla rivista Reset. Cioè un attacco senza precedenti non alle idee, ma alla persona che da quattro anni gira con la scorta più numerosa che sia mai stata data dal ministro dell’Interno a un qualsiasi politico, magistrato, imprenditore, giornalista, cittadino italiano. Cerchiamo di capirci. Primo. Nessuno è tenuto a condividere le idee di Magdi Allam. Ma una cosa è la dialettica delle idee, il confronto anche aspramente polemico delle idee. Altro è stendere un appello e, duecento contro uno, criminalizzare e mettere all’indice un libro e il suo autore. Questo non è confronto delle idee. Questa è logica da branco. Vergogna. Secondo. In “Viva Israele” non si trovano solo fatti. Ci sono anche ragionamenti ad personam e deduzioni. Discutibili, certo, ma ovviamente legittime. Per esempio: si può o no pensare, alla luce dei fatti e delle argomentazioni presentati da Magdi Allam, che così come negli anni di piombo ciò che veniva insegnato dalle cattedre e ciò che gli intellettuali scrivevano nei loro appelli (tipo “Né con le Br, né con lo stato”) favorirono i fiancheggiatori del terrorismo e indebolirono la lotta all’eversione (con le conseguenze che tutti conosciamo), così anche oggi ciò che “pullula” (questo è il verbo usato da Allam) nelle scuole e nelle università italiane, cioè il pregiudizio antisraeliano, l’odio di sé, il risentimento antioccidentale e antiamericano, favoriscono un’educazione e un pensiero unico che tende a giustificare utopie, violenza e terrorismo? I fatti italiani sono dispiegati nella cronaca dei giornali e l’esperienza di ogni lettore può ben dire se sia vera o no la denuncia di Magdi Allam (per molti versi simile a quella di Oriana Fallaci). A noi pare che se invece di discutere apertamente di queste cose si organizza il plotone di esecuzione mediatico, significa solo una cosa: significa che Allam ha ragione. Terzo. Ma ammettiamo pure per assurdo che “Viva Israele” sia un pessimo libro. E allora? In questo paese si pubblica di tutto: Massimo Fini ha scritto un saggio per esaltare la figura del mullah Omar. Massimo D’Alema scrive che Hamas sono gente popolare e perbene. L’insurrezionalismo globale di Toni Negri e tutta la copiosa letteratura che attribuisce le responsabilità dell’11 settembre a noi, alla Cia, al complotto giudaicomassonico sono portati in palmo di mano tanto nelle accademie quanto tra gli scaffali dei supermercati dove si istruiscono le massaie. Non c’è croisette intellettuale dove non si premino film che attribuiscano all’occidente tutti i mali del mondo e ai poveri binladeniani il ruolo di vittime della “guerra di Bush”. Possibile che si sveglino solo adesso, e in duecento, e solo per indignarsi contro un “Viva Israele”? Si sono mai viste duecento anime belle alzare il ditino e prendere la penna per denunciare la spazzatura, non di Tempi caro professor Branca (e lei sa bene di cosa stiamo parlando), ma di certa pubblicistica dei suoi amichetti di fratellanza musulmana? Quarto. Visto che questa vicenda porta a galla questioni che da un pezzo bollono nella pentola cattolica, osiamo rivolgere noi un appello all’Istituzione. Da che parte sta la gloriosa Università Cattolica? Con il metodo e lo stile del suo docente di lingua araba e della sua bella pedagogica compagnia o con il diritto di Magdi Allam di non vedere killerata e infangata la sua persona? Tranquilli, non vogliamo la cattedra di nessuno. Vogliamo soltanto che qualcuno chieda scusa al Vicedirettore del Corriere della Sera. E poi, invece di continuare la rissa, vogliamo vedere un bell’invito del rettore Lorenzo Ornaghi a Magdi Allam, per discutere pubblicamente e pacatamente del suo “Viva Israele”. Naturalmente nell’aula magna della Cattolica. E naturalmente in compagnia di Paolo Branca. Luigi Amicone (anticipazione dell’editoriale del settimanale Tempi in edicola giovedì 26 luglio) |
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