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Prigionieri della cultura del burqa
- Subject: Prigionieri della cultura del burqa
- From: "Scienza per l'Uomo" <scienzaperluomo at yahoo.it>
- Date: Sun, 15 Jul 2007 18:07:32 +0200
Prigionieri della cultura del
burqa
Magdi Allam - Corriere della Sera Vorrei tranquillizzare la signora Monia Mzoughi:
dal processo che la vede imputata per essersi presentata nascosta sotto una
gabbia di stoffa nera nel tribunale di Cremona, ne uscirà a testa alta anche se
avvolta dal niqab o dal burqa. Ci faremo perdonare per la vessazione da lei
subita concedendole la cittadinanza italiana, visto che risiede tra noi da molti
anni, anche se con quel suo muro eretto dal velo integrale lei non si considera
affatto parte di noi. E la nostra Italia si confermerà sempre più preda
dell'islamicamente corretto.
Al procuratore capo Adriano Padula deve essere
sfuggita la circolare del Dipartimento della Polizia di Stato del dicembre
2004 che esclude che il velo integrale indossato dalle donne musulmane possa
costituire reato in quanto sarebbe un «segno esteriore di una tipica fede
religiosa» e una «pratica devozionale». Precisiamo che non stiamo parlando del
semplice copricapo, il hijab, sulla cui legittimità si è addirittura espressa,
con la sentenza definitiva numero 11919, la Terza sezione penale della Corte di
Cassazione di Roma che il 4 aprile 2006 ha deliberato che «la religione
musulmana impone alle credenti» di portare il velo. Accreditando nel nostro
ordinamento giuridico laico quello che è escluso e addirittura sanzionato nei
codici dei Paesi islamici. No, stiamo parlando del velo integrale che imprigiona
la donna dalla punta dei capelli alle dita dei piedi, annullandone il fisico e
umiliando la personalità.
La circolare del Dipartimento della Polizia di Stato
fa un preciso riferimento all'articolo 5 della legge 152 del 1975, sulla cui
base Padula ha rinviato a giudizio la Mzoughi, «perché in luogo pubblico, senza
giustificato motivo, indossava un velo che, coprendole il volto, ne rendeva
difficile il riconoscimento da parte delle forze dell'ordine». Ebbene la
circolare chiarisce subito che «il reato non sussiste quando si tratta di veli o
altri copricapo che, a differenza del burqa, non incidono significativamente
sulla riconoscibilità della persona». Ma subito dopo legittima anche il velo
integrale islamico perché «se l'ordinamento ammette vincoli più o meno rigorosi
per quanto concerne gli statuti religiosi, da una parte, e le pratiche di culto
dall'altra, vi sono obiettive difficoltà a riconoscere l'esistenza di un vincolo
ostativo all'adozione di una pratica devozionale, quale può ritenersi l'uso del
burqa, per un divieto che lo stesso legislatore esita a porre in termini
assoluti».
Si arriva al punto di ammonire che «identificare
reiteratamente ogni persona che circoli con il burqa, prima che l'autorità
giudiziaria si sia pronunciata sulla sussistenza omeno di un giustificato motivo
che escluda il reato, o senza un rilevante interesse pubblico, potrebbe
costituire un eccesso non consentito e verrebbe percepito come una inutile
vessazione». La magistratura pertanto non potrà non tener conto che per
l'esecutivo il velo integrale islamico è assolutamente legittimo e, a meno che
non si voglia scatenare una battaglia giudiziaria tra i poteri dello Stato,
vedrà ridotto il proprio campo d'azione nell'accertare se sia sussistito o meno
un «giustificato motivo» o un «rilevante interesse pubblico» a identificare la
Mzoughi obbligandola a togliersi in pubblico il niqab.
Prima ci hanno detto che il copricapo femminile è un
precetto islamico. E abbiamo risposto: così sia, nel nome della libertà
individuale. Poi ci hanno detto che il velo integrale è un simbolo islamico. E
abbiamo risposto: così sia, nel nome del rispetto religioso. Infine ci hanno
detto che servono piscine e spiagge separate perché le «vere musulmane» non
possono mostrare il loro corpo in pubblico. E abbiamo risposto: così sia, nel
nome del business dei ghetti per sole donne. A questo punto c'è da attendersi
che ci chiedano di indossare noi, non loro, il hijab, il niqab o il burqa e di
dividerci per sesso al mare, a scuola, in ufficio e fin dentro casa nostra.Enoi
cosa risponderemo? Così sia, nel nome dell'islamicamente corretto che è il
fulcro del relativismo cognitivo, culturale e religioso che sta facendo perdere
la testa e l'anima all'Occidente.
Magdi Allam 15
luglio 2007 |
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