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Incontro dei ministri degli esteri dell'ASEM ad Amburgo (28.05.2007) / Nuova ondata di violenza in Birmania
- Subject: Incontro dei ministri degli esteri dell'ASEM ad Amburgo (28.05.2007) / Nuova ondata di violenza in Birmania
- From: "Ass. popoli minacciati / Ges. bedrohte Voelker" <info at gfbv.it>
- Date: Fri, 25 May 2007 12:11:54 +0200
Associazione per i popoli minacciati / Comunicato stampa in www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070525it.html Incontro dei ministri degli esteri dell'ASEM ad Amburgo (28.05.2007) L'ASEM ha fallito: nuova ondata di violenza in Birmania Bolzano, Göttingen, Amburgo, 25 maggio 2007In occasione della Conferenza dei ministri degli esteri dell'ASEM (Asia-Europe Meeting) a cui parteciperanno 43 paesi europei e asiatici e prevista per il 28 maggio ad Amburgo, l'APM (Associazione per i Popoli Minacciati) ha accusato l'ASEM di aver fallito sulla questione della Birmania. Le sanzioni imposte dall'UE alla Birmania non sortiscono alcun effetto fintanto che i paesi aderenti all'ASEM e la Cina continuano a riempire le casse della giunta militare birmana grazie a una serie di nuovi accordi economici. I Ministri degli esteri europei devono convincere i loro colleghi asiatici ad assumere un comportamento coerente nei confronti della Birmania in modo da costringere il regime militare a porre fine all'ondata di violenze, persecuzioni e dislocamenti forzati delle minoranze etniche in atto dalla primavera 2006.
In particolare modo, l'ASEM dovrebbe impegnarsi affinché i ca. 500.000 profughi possano essere assistiti senza problemi dalle organizzazioni umanitarie presenti. I soprusi compiuti dall'esercito negli scorsi mesi nei confronti dei cooperanti internazionali hanno drammaticamente peggiorato la situazione umanitaria. Secondo i dati dell'APM, dal 1996 ad oggi in Birmania sono stati distrutti oltre 3.000 villaggi di minoranze etniche e la popolazione dislocata forzatamente. Solo lo scorso anno ca. 50.000 persone, appartenenti alla popolazione Chin, ha dovuto fuggire all'estero per sottrarsi alle violenze dell'esercito. Il numero dei profughi Karen e Shan è addirittura ancora più alto. Nel primo semestre 2006 ca. 28.800 Karen sono stati dislocati forzatamente e 7.700 aziende agricole dei Karen sono state distrutte. Stupri, tortura, saccheggi e lavori forzati fanno parte della quotidianità di molte minoranze birmane. Attivisti per i diritti umani che lavorano nella regione dei Karen hanno registrato nel solo 2006 oltre 959 stupri, mentre un numero imprecisato di membri delle minoranze etniche è stato trasferito in uno dei 91 campi di lavoro forzato. Le minoranze etniche e religiose, come i Karen, i cristiani o i Rohingya musulmani lamentano continuamente le persecuzioni sistematiche e le imposizioni limitanti la loro libertà di culto. Attualmente gli oppositori politici al regime in carcere sono più di 1.100.
Nonostante le gravi violazioni dei diritti umani, il 16 maggio scorso la Thailandia ha chiuso l'ufficio dell'Alto Commissariato per i Profughi delle nazioni Unite (ACNUR) e ha deciso di chiudere le frontiere ai profughi provenienti dalla Birmania. Le dichiarazioni di solidarietà espresse dalla Thailandia nei confronti del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, agli arresti da 17 anni, sono solo parole vuote fintanto che il paese non garantisce la tutela di tutti i profughi vittime della dittatura militare.
Sia la Thailandia sia la Cina investono in Birmania per garantirsi l'approvvigionamento con le risorse naturali e le riserve energetiche birmane. Questa primavera la Cina ha aumentato il proprio impegno nell'industria petrolifera e del gas della Birmania. In aprile è stata annunciata la costruzione di un oleodotto e di un gasdotto dal porto birmano di Sittwe fino a Kumming in Cina. Inoltre la Cina e la Thailandia si sono guadagnate gli appalti per la costruzione di quattro dighe, la cui realizzazione finora ha comportato il dislocamento forzato di centinaia di migliaia di Karen e Shan. 300.000 Shan erano già stati cacciati dalle proprie terre per fare posto alla diga di Tasang e altri 500.000 Mon, Karen e Shan sono vittime dirette delle conseguenze di questo mega-progetto. Per la diga di Tasang, la più grande diga mai progettata nel sudest asiatico, è previsto l'allagamento di diverse centinaia di chilometri quadrati di terreno attualmente adibito all'agricoltura. Inoltre si teme che la costruzione della diga venga completata con i lavori forzati imposti ai membri delle diverse minoranze etniche, come d'altronde era già avvenuto per la realizzazione di altri progetti.
Vedi anche:* www.gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2006/061027it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060918it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060628it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060523it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050103ait.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/041119it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/041105ait.html | www.gfbv.it/3dossier/h2o/dighe.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/burma-1it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/birmania.html * www: www.karen.org | www.rohingya.com | www.freeburma.org | www.freeburmacoalition.org | www.karenni.org/about_the_karenni.php | www.aiutaresenzaconfini.org
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