Non sono i
pedofili l’obiettivo della Bbc, ma il celibato dei sacerdoti |
Per Scruton “il
secolarismo è ossessionato dal sesso, rinunciarvi è uno scandalo”.
La tesi di Weigel
Roma. Il filosofo inglese Roger Scruton dice
che il documentario della Bbc sulla pedofilia tra i preti cattolici
è l’ultimo capitolo della “Mani pulite di Dio”, come fu definito lo
scandalo degli abusi negli Stati Uniti. La guerra culturale sulla
pedofilia riguarda qualcosa di molto più profondo e carsico dei
singoli abusi. “Il secolarismo è così ossessionato dal sesso da non
poter sostenere il vero ‘scandalo’ del nostro tempo: il celibato
cattolico” dice Roger Scruton, docente a Princeton e all’Institute
for the Psychological Sciences. “Non si può credere che il prete
abbia rinunciato al sesso, le fantasie sessuali sono una condizione
umana universale. Chi mette in discussione il diritto a promuovere
l’omosessualità a scuola diventa ‘omofobico’. L’attacco al concetto
di colpa coinvolge una negazione della vergogna”. La Bbc accusa
Benedetto XVI di essere implicato nell’insabbiamento degli scandali
che hanno coinvolto sacerdoti. Ratzinger avrebbe applicato un
documento “segreto” del 1962, “Crimen sollicitationis”, per coprire
i misfatti. In Italia un noto conduttore a caccia di titoli sui
giornali vuole trasmetterlo in prima serata. Avvenire, quotidiano
della Cei, parla di “spazzatura”. “Ogni civiltà ha circondato l’atto
sessuale di un velo di mistero – prosegue Scruton – Nel mondo del
‘sesso sicuro’ è in corso la sessualizzazione dei figli,
marginalizzando la famiglia. Il secolarismo considera evidente che
chiunque sia interessato a un bambino, come il prete, intenda
sfruttarlo sessualmente. Ci saranno sempre preti e maestri pedofili,
ma sono eccezioni, non la regola”. Scruton parla di una Bbc che
sparge cultura del nulla mentre moraleggia sulla chiesa. “I bambini
fanno esperienza di preservativi, una guida intitolata ‘Say Yes, Say
No, Say Maybe’ spiega le varie posizioni sessuali e la Bbc trasmette
film in cui i bambini sono rappresentati in pose provocatorie.
L’intellighenzia liberal è incapace di percepire il pericolo di
quest’entropia sociale. L’isteria sulla pedofilia è indicativa di
una società sull’orlo dell’autodistruzione. C’è una veemenza che
andrebbe bene a Salem. I liberal non accettano che ci sia un cammino
di uscita dalla follia sessuale, di rinuncia, vivere nel mondo e
fuori da esso”.
La campagna contro la diocesi di Boston
All’epoca dello scandalo della diocesi di Boston, il Christian
ministry resources calcolava una media di 70 denunce alla settimana.
Bernard Law, arcivescovo di Boston, sui media anglosassoni era
trattato come il simbolo della superbia. Dei 60 preti di Boston
coinvolti, solo tre furono riconosciuti colpevoli. Bisognava colpire
in alto per incassare. L’arcidiocesi di Portland dichiarò bancarotta
per le cause intentate da presunte vittime. La grande stampa e gli
studi legali trovarono un osso polposo, la cultura laicista
protestante il nemico “papista”. Time e Newsweek facevano le
copertine: “Sex, Shame and the Catholic Church”. Decine di diocesi
chiesero prestiti, altre furono vendute. Quella di Boston costretta
a cedere, il cardinale rassegnò le dimissioni. Tre anni fa
pubblicammo un’inchiesta del Wall Street Journal, la storia di un
prete nel fango. Uno dei tanti. La gogna sfiorò il cardinale di New
York, Edward Egan. I cattolici erano chiamati “mangiatori di pesce
del venerdì”. Il New York Post sbattè in prima pagina le foto dei
preti. Ratzinger parlò di “campagna pianificata” per “screditare la
chiesa”. Lo storico Philip Jenkins denunciò il “bigottismo” liberal.
La stampa attaccava non solo la gerarchia, ma anche la dottrina
cattolica. A cominciare dal celibato e dalla castità, aprendo ai
preti sposati, alle donne sacerdote e alla nomina di vescovi
omosessuali. Tentazione che per mesi agitò l’episcopato cattolico.
Morto il cardinal Bernardin, per anni capo della Conferenza
episcopale americana, la guida passò al cardinale di Los Angeles
Roger Mahony, teorico del “celibato opzionale”. Fu il National
Catholic Register, principale organo di informazione progressista, a
coniare l’espressione “preti pedofili”. Il teologo George Weigel
è d’accordo con Scruton: “C’è un tentativo di dipingere la chiesa
come segregata nel tempo. Un prete pedofilo è una contraddizione,
fuori dal ministero. La chiesa non può diventare ciò che non è, il
celibato è un dono. La maggior parte degli abusi ha avuto luogo fra
gli anni 60 e 80, anni della cultura del ‘dissenso’ in seminari e
facoltà di teologia. La vera riforma della chiesa è diventare più
cattolica, non meno”. Wojtyla parlò chiaro nell’incontro con i preti
americani: “Tanto dolore, tanto dispiacere, deve portare a un
sacerdozio più santo, a un episcopato più santo e a una chiesa più
santa”. Tre anni dopo Ratzinger, tutt’altro che reticente,
concluderà la sua ultima via crucis come cardinale invitando a
ripulire la chiesa dalla
“sporcizia”. | |
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