«Al Family Day ci sarò. Per testimoniare il mio "per sempre"»
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- Date: Sat, 5 May 2007 14:56:20 +0200
«Al Family Day ci sarò. Per testimoniare
il mio "per sempre"»
di Claudia Palazzo Grassi Eccomi qui a scrivere qualcosa sul perché noi, mio marito, i nostri sei figli
e io stessa proveremo a esserci il 12 maggio a Roma. Proveremo ad esserci
nonostante sia Fabio sia io non abbiamo alcuna attitudine alle manifestazioni
pubbliche e di piazza e, ancora meno, a mostrarci come casi rari, così come ci
capita di essere ogni tanto considerati dato il numero significativo di persone
che compongono la nostra realtà famigliare. Forse ciò che ci piacerebbe
emergesse a Roma è proprio questo: che la famiglia, grande o piccola, giovane o
vecchia, non sia considerata un "caso raro", un fatto di cui ci si ricorda, e
neppure sempre, in occasione delle campagne elettorali. La famiglia è davvero la
cellula fondamentale della nostra società, è ciò da cui parte il progetto che
forma e consegna alla comunità stessa cittadini appassionati, futuri sposi,
padri e madri, professionisti e lavoratori impegnati su cui uno Stato può
affidare con fiducia il proprio futuro. Qualche volte mi è venuto da dire a Fabio che non avremmo mai potuto neppure immaginare allora quello che sarebbe stato di noi in seguito. Però, anche allora come ora, ci credevamo. Credevamo che quel "per sempre" pronunciato come promessa avrebbe messo un sigillo indelebile alla nostra unione e avrebbe traghettato noi e i nostri figli in mezzo a quelle innumerevoli difficoltà che la vita insieme comporta. Perché poi, nella convivenza quotidiana, sono le mie e le sue cose che ci urtano... Se lasciassimo fare agli eventi il loro corso, la nostra vita complicata ci porterebbe a un reciproco logorio, a un profondo, forse irrecuperabile, disagio. Eppure proprio quando tutto sembra più difficile, chiediamo al nostro cuore e alla nostra mente, sostenuti entrambi anche da un pensiero soprannaturale, di far riaffiorare il senso di quella promessa "eterna" che seriamente ci siamo scambiati e arriva così quello sforzo, che ogni istante diventa più semplice e bello, di sorriderci, qualche volta anche di riderci sopra e, da parte mia, la voglia di fargli capire che in realtà a casa lo aspettiamo, perché, come mi ricordava un giorno un saggio filosofo, soltanto "a casa" l’essere umano torna perché solo lì è veramente atteso. In una casa in cui non proviamo a nascondere, e comunque non ce la faremmo, i nostri limiti, le nostre fragilità e i nostri errori, uniti all’impegno per correggerli, doniamo ai nostri figli la sicurezza che viene dalla cura e dall’amore di chi li ha generati. L’impegno era chiaro anche allora: non si trattava solo di "farli", ci siamo impegnati insieme a crescerli e ad educarli, a far venire fuori da ciascuno di loro tutto il bene che come essere umani unici e irripetibili, perché è questo il miracolo che anche una famiglia numerosa non può dimenticare, ciascuno di loro unico e irripetibile, un "possibile" che il nostro amore ha reso reale. Qualche giorno fa una amica mi raccontava delle difficoltà matrimoniali di una conoscente comune e del suo ormai disinteresse a far sì che le cose assumessero un altro corso. Ho pensato subito a Fabio e a me e, non appena mi è stato possibile, gli ho comunicato il mio pensiero: non era tanto importante il fatto che discutessimo, e qualche volta pure tanto, quanto piuttosto che tutte e due, in ogni istante, conservassimo l’impegno, la voglia di allora: quella cioè di uscire da questa vita migliori e insieme! Ho pensato allora a Roma e a come l’incontro del 12 maggio in questa meravigliosa città possa proprio rappresentare l’opportunità di scoprirsi e di scoprire in quanti siamo a crederci e a volerci impegnare sul serio sulla nostra famiglia e su tutte le altre famiglie forti, nella diversità delle caratteristiche e della circostanze, di quell’identità comune che ci deve rendere protagonisti di una battaglia positiva di affermazione di valori e di ideali, di esigenze e di necessità che attendono una risposta anche da chi ha assunto politicamente impegni e responsabilità pubbliche su questo fronte. A mio marito e a me non piace gridare, ci piace invece parlare, dialogare, ridere… e a Roma, se ci saremo – e faremo il possibile per esserci – ci saremo con fatica ma con gioia, con entusiasmo e con fiducia convinti di una testimonianza che possa aiutare a guardare con fiducia a quel mondo che per i nostri figli e per tutti i figli vogliamo e dobbiamo consegnare migliore.
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