Torino: contestazione anarchica alla fiaccolata del 25 aprile



Torino: contestazione anarchica alla fiaccolata del 25 aprile 
Questa sera la tradizionale fiaccolata del 25 aprile partita alle 20,30 da piazza Albarello ha avuto un prologo imprevisto da chi vorrebbe che la Resistenza fosse imbalsamata nelle cerimonie ufficiali.

Un gruppo di anarchici hanno aperto uno striscione di fronte al gonfalone della città: sullo striscione era scritto "Devastatore è lo Stato - Libertà per gli antifascisti - FAI". In questo modo si è voluto ricordare che in questa città è in corso un processo che vede alla sbarra 10 antifascisti accusati di devastazione e saccheggio per aver preso parte ad un corteo antifascista, indetto dopo una aggressione a coltellate.
Dopo una cinquantina di metri è intervenuta con la forza la polizia che ha spintonato gli anarchici e ha strappato con la forza lo striscione.
Una funzionaria ha gridato "Siete di fronte al gonfalone con la medaglia d'oro per la Resistenza". Abbiamo risposto che su quella medaglia loro ci stavano sputando addosso.
Aggiungiamo che i primi a sputare su quella bandiera erano i vari Chiamparino e Bresso, gli stessi che tacciono di fronte alle violenze fasciste e criminalizzano gli anarchici.
La Resistenza, lo sappiamo noi, come lo sapevano i tanti che in quel 25 aprile insorsero contro il fascismo, continua. L'antifascismo non si arresta.
Di seguito il volantino distribuito prima della contestazione.

Federazione Anarchica Torinese - FAI
Corso Palermo 46 Torino
Mail fat at inrete.it
Cell. 338 6594361


L'antifascismo non si arresta

25 aprile 1945 insurrezione contro il fascismo
25 aprile 2007 antifascisti processati per aver manifestato contro il fascismo

La memoria è tratto fondante dell'identità di ciascuno di noi: chi non ha memoria non ha presente. Ricordare ogni anno i giorni della Resistenza fa parte della nostra memoria collettiva, del nostro essere insieme, nel campo della libertà contro la sopraffazione, la guerra, la dittatura, il razzismo. Il nostro essere antifascisti.
Ma la memoria talora viene ridotta a retorica, a mero esercizio cerimoniale, a testimonianza senza passione ed è allora che si trasforma nella celebrazione acritica del presente, nella glorificazione dei cerimonieri, nell'oblio concreto dell'esperienza di tanti uomini e donne che lottarono e morirono per opporsi alla barbarie fascista. E, quel che è peggio, nella cecità di fronte al presente.

In questa città e ovunque nel nostro paese ormai da anni si moltiplicano le aggressioni di marca fascista, aggressioni gravi, nelle quali per ben due volte, a Milano e a Roma, ci è scappato il morto.
Due giovani ammazzati a coltellate. 
A Torino fascisti armati di coltello sono entrati nella casa occupata il Barocchio nella notte tra il 10 e l'11 giugno 2005 ed hanno ferito due occupanti, uno in modo grave, perforandogli l'intestino. Solo per un caso non ci è scappato il morto.
Le autorità cittadine, quelle che in occasione del 25 aprile troviamo a tutte le cerimonie ufficiali, hanno taciuto di fronte alla violenza fascista.
Le loro voci si sono invece levate alte la settimana successiva quando un corteo antifascista è stato caricato dalla polizia e qualche tavolino e qualche sedia sono finiti in mezzo a via Po per rallentare le forze del disordine. Una vetrina è andata in frantumi mentre calavano le manganellate dei poliziotti. Voci di condanna nei confronti degli antifascisti, descritti come violenti da una stampa vergognosamente faziosa.
Alle condanne della stampa e dei politici è seguita l'azione della magistratura: dieci arresti - due subito e gli altri dopo un mese - sei mesi tra galera e domiciliari e un'imputazione da disastro epocale: "devastazione e saccheggio".
In questa città 10 antifascisti rischiano da 8 a 15 anni per aver manifestato contro un'aggressione fascista, per essere stati presenti ad un corteo di denuncia delle violenze fasciste.
Una follia. Una follia giuridica perché "devastazione e saccheggio" è un reato da tempo di guerra, un reato ai limiti della cosiddetta "civiltà liberale" poiché è un reato di natura collettiva, un reato di cui si "colpevoli" anche se solo presenti, perché basta l'intenzione. Già l'intenzione… Il gioco dei magistrati è chiaro: i 10 imputati non sono antifascisti ma banditi che con il pretesto dell'antifascismo intendevano mettere a ferro e fuoco il centro cittadino.
Banditi? Vi ricorda qualcosa? A noi vengono in mente le immagini dei partigiani fucilati ed impiccati con questo cartello al collo. 
Per certa magistratura, per certi politici gli antifascisti sono banditi. 
Il processo a loro carico va avanti ormai da mesi. Il silenzio intorno alla loro vicenda è stato rotto solo a momenti grazie all'impegno di chi non si arrende di fronte a questa democraticissima barbarie. I devastatori e saccheggiatori in questa città ed in questo paese siedono nei consigli di amministrazione delle aziende che producono armi, veleni e inutili opere pubbliche. I devastatori e saccheggiatori sono quelli che promuovono interessi privati con soldi pubblici - il Tav è solo l'esempio più famoso.
Alla vigilia di questo 25 aprile si svolge l'ennesima udienza contro i 10 antifascisti.
Rompiamo il muro del silenzio!
In questo paese la rimozione della Resistenza è cominciata con l'amnistia di Togliatti nei confronti del fascisti - torturatori ed assassini compresi - ed è andata avanti con la criminalizzazione di chi, dopo il 25 aprile, non depose le armi, perché la "libertà" democratica non era quella per la quale si erano battuti in tanti.
Chi ha memoria, una memoria vera, una memoria che non è retorica ma esperienza viva trasmessa e vissuta, sa che l'antifascismo non si arresta né si processa.
Federazione Anarchica Torinese - FAI