Poesie operaie.Incontro Cortellessa/Ferracuti con Luigi Di Ruscio. 20 apr




                                 
                              



Andrea Cortellessa e Angelo Ferracuti

presentano il libro di

Luigi Di Ruscio

Poesie Operaie

sarà presente l’autore



Roma, venerdì 20 aprile 2007 ore 17.30

Casa delle Letterature - Piazza dell’Orologio, 3








Luigi Di Ruscio

Poesie operaie

Prefazione di Angelo Ferracuti

Postfazione di Massimo Raffaeli











La poesia di Luigi Di Ruscio è insieme biografia individuale e biografia di
gruppo. Il linguaggio è il risultato di una sovrapposizione intenzionale
degli aspetti risentiti del parlato, del gergo dialettale e delle strutture
della lingua colta e letteraria. Un poeta “epico” –  come lo ha definito
Massimo Raffaeli – radicato in una condizione di classe e vincolato con la
sua parola a una dimensione comunitaria. Un autore indipendente, fuori dai
canoni e dai gruppi, lontano dalla letteratura chiusa e ripiegata su se
stessa, che si imbatte e si scontra continuamente con la Storia.



La storia letteraria di Luigi Di Ruscio è lunga e inizia nei primi anni
’50, quando pubblica la sua prima raccolta di versi Non possiamo abituarci
a morire, con prefazione di Franco Fortini. La seconda raccolta, che è del
1966, Le streghe s’arrotano le dentiere, la presenta Salvatore Quasimodo.
In quegli stessi anni le sue poesie sono accolte nelle più importanti
antologie dell’epoca, tra cui proprio Poesia italiana del dopoguerra di
Quasimodo.



Poesie Operaie, questa nuova raccolta pubblicata dalla casa editrice della
Cgil, attinge all’esperienza operaia, fondamentale per la vita e la
scrittura di Di Ruscio, e riporta in libreria un autore fondamentale del
Novecento che ha operato una rottura radicale delle forme poetiche
canoniche attraverso quello che Angelo Ferracuti ha definito «un magma
complesso di rimandi e associazioni verbali». I versi di Di Ruscio
rilanciano, con grande forza espressiva, la lotta contro il Potere in tutte
le sue molteplici forme, quella animale innanzitutto ma anche quella del
capitalismo, vecchio e nuovo.



«… che Di Ruscio fosse venuto al mondo nella povertà del vicolo Borgia, a
Fermo, che fosse un autodidatta, un muratore disoccupato e poi un militante
di base nel Pci di Palmiro Togliatti, che infine fosse emigrato nel ’57 a
Oslo per acquisire lo status per lui definitivo di operaio metalmeccanico
nella fabbrica fordista (e nel cosiddetto paradiso socialdemocratico),
tutto ciò era senz’altro la materia prima, peraltro mai abiurata, della
propria condizione personale ma non bastava affatto né basta oggi a
spiegare, tanto meno ad esaurire, lo spessore della sua voce poetica, il
ritmo e il tono inimitabile della sua pronuncia. La quale è una splendida
eccezione, una assoluta singolarità, nel panorama della poesia italiana del
secondo Novecento. Non un poeta-operaio come pure e sbrigativamente si è
detto tante volte, quasi si trattasse di sommare il sostantivo
all’aggettivo, o viceversa, ma un poeta capace di
introiettare/metabolizzare/rielaborare la condizione operaia alla stregua
della condizione umana tout court. La marginalità, il lavoro in fabbrica,
un orizzonte politico che il dopoguerra presto richiude, qui in Italia come
altrove, ne sono insieme i fondali e i referenti…»  dalla postfazione di
Massimo Raffaeli





Per colazione hanno acqua e pane / bevono molta acqua /

la saliva che hanno devono sputarla sulle mani / perché

il martello non scivoli / a mezzogiorno mettono nel brodo

d’erbe / il solito pane nero / al coprirsi del sole se io sono

pieno di malinconia / per loro è bello tornarsene a casa

ridendo / sedersi in famiglia giocare con i figli /

dopo dieci ore di lavoro sulle pietre / per quel poco pane

e perché la moglie / continui a fare per ultimo il piatto /

perché a nessuno manchi la parte







Collana Arte e lavoro

Formato 17 x 24

Pagine 115

Prezzo 10,00

Codice ISBN 978-88-230-1190-8

Codice arg. 56

Uscita Aprile 2007








Info:

Carla Pagani
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