Comunicato Stampa sulla conversione in legge del decreto Amato.



    *Progetto Ultrà: Comunicato Stampa sulla conversione in legge del
    decreto Amato.*


Il decreto Amato è diventato legge.

Lo stato doveva dare un segnale forte dopo la tragedia di Catania ma ha
prodotto una brutta legge, pasticciata e oltremodo punitiva, anche se
con qualche minima apertura a misure di carattere sociale. La cosa
peggiore di questa legge è però l'interpretazione che ne ha dato
l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive.

In base alle limitazioni sugli striscioni contenute nella prima versione
del decreto legge, infatti, l'Osservatorio, che ha il compito di
tracciare le linee guida in materia di ordine pubblico negli stadi, ha
emesso delle disposizioni che definire illiberali e sconcertanti non è
esagerato. Dopo l'invenzione del biglietto nominativo con carta
d'identità e codice fiscale, il controllo sociale mascherato da
burocrazia vuole stritolare anche la creatività di uno striscione, di
una bandiera, di uno stendardo. La logica del fax, da spedirsi una
settimana prima della partita rimanendo poi in attesa del permesso della
Questura, procedura di per sé discrezionale, diventa umiliante e
frustrante per qualsiasi persona, figurarsi per un gruppo di tifosi che
vivono lo stadio per passione e per svago, certo non come "lavoro".

Non crediamo sia questa la strada per ridurre la violenza, ma
sicuramente può diventare una strategia per mandare via la gente dagli
stadi (ce n'era proprio bisogno?!), reprimere l'aggregazione e la
socializzazione che trovano un simbolo negli striscioni, togliere ritmo,
voce ed espressione - tamburi e megafono - assieme a colore e passione -
bandiere e coreografie. Di certo è la strada sbagliata, ma è anche
quella più facile: se la gente non va più allo stadio non ci sono più
violenze e problemi di ordine pubblico.

Abbiamo criticato apertamente il decreto legge e in particolare queste
normative fin dalla loro stesura, tramite i media e nelle sedi
competenti, e continueremo a farlo finché non verranno revocate,
restituendo al mondo del tifo la possibilità di esprimersi, di
manifestare il proprio pensiero e la propria unicità, fatta anche di
sarcasmo e ironia, naturalmente senza razzismo o incitamento alla violenza.

Crediamo per fortuna che i piccoli cambiamenti apportati al decreto
legge alla Camera prima della conversione definitiva abbiano restituito
un minimo di garanzie al mondo del tifo, riconducendo il divieto di
esporre striscioni e bandiere solo ai casi in cui si riscontrino
violenza e razzismo. Anche l'Osservatorio, quindi, quale esecutore di
norme approvate dal Governo e dal Parlamento, dovrà quantomeno adeguarsi
ai cambiamenti e modificare le sue disposizioni. Non si tratta di una
questione di "onorevoli ultras" o di garantismo, ma di una scelta di
buon senso e costituzionalità, poiché tali norme poco o nulla hanno a
che fare con la prevenzione della violenza negli stadi.

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