Commercio strumenti di tortura, Amnesty denuncia l'inadeguatezza della normativa europea



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COMUNICATO STAMPA
CS21-2007

AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA L'INADEGUATEZZA DELLA NORMATIVA EUROPEA A
FERMARE IL COMMERCIO IN STRUMENTI DI TORTURA

In un nuovo rapporto che verra' diffuso domani, Amnesty International
denuncia che la nuova normativa dell'Unione europea e' troppo debole per
impedire il commercio di strumenti usati per torturare ed eseguire
condanne a morte. A giudizio dell'organizzazione per i diritti umani,
occorrono misure urgenti per impedire che siano sfruttate le scappatoie
attualmente presenti nelle norme.

Il rapporto di Amnesty International, intitolato 'Unione europea: fermare
il commercio in strumenti di tortura', illustra come il Regolamento
introdotto nel 2006 non contenga disposizioni forti e complessive per
assicurare che le aziende non portino avanti questo lucroso commercio.

'L'Unione europea e' stato il primo organismo regionale al mondo a dotarsi
di regole sul commercio di strumenti usati per compiere torture e
maltrattamenti. Ma se il problema dei buchi presenti in questa normativa
non verra' affrontato, il commercio della tortura continuera'' - ha
dichiarato Brian Wood, direttore della ricerca sul commercio di armi e
materiale di sicurezza di Amnesty International.

I punti deboli identificati da Amnesty International nel Regolamento sono
i seguenti:
- prodotti equivalenti a strumenti di tortura e di esecuzione, come il
'bastone acuminato', un bastone con tre chiodi di 7,5 centimetri, o la
'corda da impiccagione' usata per eseguire condanne a morte in India, Sri
Lanka e Trinidad e Tobago, sono esclusi dalla 'lista nera' dei prodotti
vietati;
- aziende e singole persone europee sono ancora in grado di stipulare
accordi al di fuori dell'Europa su prodotti facilmente utilizzabili per
torturare;
- la normativa non copre l'importazione o il commercio di tali prodotti
tra Stati membri dell'Unione europea nei casi in cui vi siano prove
documentate di torture e maltrattamenti compiuti da agenti statali;
- solo 12, tra cui l'Italia, dei 27 Stati membri hanno redatto leggi
nazionali o applicato sanzioni in linea con quanto disposto dai
regolamenti (*);
- il Regolamento non riesce a impedire il transito di strumenti di tortura
attraverso il territorio europeo da parte di aziende non europee.

'In un momento in cui la sua posizione in materia di tortura viene messa
in discussione dal suo coinvolgimento nelle rendition nel contesto della
'guerra al terrore', l'Unione europea non puo' permettersi di tollerare il
trasporto di strumenti di tortura attraverso il suo territorio' - ha
commentato Helen Hughes, ricercatrice di Amnesty International sulle armi.

Altri prodotti di dubbio uso e comunque pericolosi mancano dalla lista
contenuta nel Regolamento e dunque non c'e' modo di impedire che vengano
esportati dai paesi dell'Unione europea, nonostante esistano prove del
loro sistematico uso illegale da parte dei servizi di sicurezza dei paesi
importatori. Tra questi prodotti figurano manette usate per tenere i
prigionieri in posizioni dolorose nel corso degli interrogatori a
Guantánamo Bay e bastoni elettrici usati contro le minoranze rom in
Slovacchia e in Bulgaria.

'E' fondamentale che gli Stati membri dell'Unione europea rivedano in
tempi brevi l'inadeguatezza delle attuali norme e prendano provvedimenti
per rafforzarle e applicarle integralmente, se davvero intendono fare
qualcosa contro il commercio di strumenti di tortura' - ha concluso Wood.

Ulteriori informazioni

Il 30 luglio 2006 la Commissione europea ha adottato il 'Regolamento n.
1236/2005 concernente il commercio di determinate merci che potrebbero
essere utilizzate per la pena di morte, la tortura o altri trattamenti o
pene crudeli, disumani e degradanti'.  Si tratta del primo corpo di norme
di questo genere mai adottato nel mondo.

La tortura e i trattamenti crudeli, disumani e degradanti sono
assolutamente proibiti dal diritto europeo dei diritti umani, cosi' come
la pena di morte.

La ricerca contenuta nel rapporto diffuso oggi e' stata condotta anche
dalla Omega Research Foundation.

(*) Il rapporto di Amnesty International fa riferimento a 11 Stati membri
anziche' a 12, poiche' il testo e' stato redatto e approvato prima che
l'Italia si dotasse delle norme attuative del Regolamento ('Decreto
legislativo 12 gennaio 2007 n. 11 pubblicato nella G.U. del 16 febbraio
2007')

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 26 febbraio 2007

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it





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