Lega musulmana mondiale in Italia: "No alla poligamia, si rispettino le leggi italiane" -



Lega musulmana mondiale in Italia: "No alla poligamia, si rispettino le leggi italiane" -

Parla Mario Scialoja, responsabile della Lega musulmana mondiale in Italia
L’ultimo Paese in cui è stato ambasciatore è l’Arabia Saudita. Mario Scialoja, romano, 69 anni, si è convertito all’Islam nel 1987, quando rappresentava l’Italia alle Nazioni unite. Oggi dirige la sezione italiana della Lega musulmana mondiale, che ha sede a Roma presso il centro culturale islamico della grande Moschea. Ci incontriamo proprio qui, tra donne col capo velato e in mezzo ai giochi allegri di bambini bianchi e mulatti.

Hamza Piccardo, segretario generale dell’Ucoii, dice che presto i musulmani chiederanno il ricongiungimento familiare per più di una moglie. E’ d’accordo su questo punto?
Il matrimonio è uno dei casi in cui si deve rispettare la legge locale: in Italia non si può avere più di una moglie, e a questa regola ci si deve attenere, anche per i ricongiungimenti familiari. Il matrimonio nell’Islam è un contratto di diritto privato, non un atto religioso. Molti lo fanno qui in Moschea perché abbia una maggiore solennità, vengono a firmare il contratto davanti all’imam, che aiuta a redigere il testo e assiste alla firma. Quando c’è di mezzo un cittadino italiano, l’imam chiede la presentazione del certificato di stato libero, senza il quale il matrimonio non si fa. Qui evitiamo in maniera assoluta casi di bigamia. Ma trattandosi di un contratto di diritto privato che si può stipulare anche senza l’aiuto di un avvocato o di chicchessia, ci sono piccole moschee in cui si celebrano matrimoni multipli, non tenendo conto delle leggi italiane.
E allora, anche ponendo che siano riconosciuti gli effetti civili del matrimonio celebrato secondo il rito islamico, come fa un immigrato marocchino che ha due mogli e vuole portarle in Italia?
Si arrangia, come un italiano che ha l’amante. Qui da noi la poligamia non è ufficiale, ma in realtà c’è. Questa è comunque una situazione che riguarda ancora pochi Paesi: in Iran la poligamia è ufficialmente sconsigliata, in Marocco stanno varando una legge per proibirla, in Arabia io ho non conosciuto un solo saudita che avesse più di una moglie. E’ un tipo di organizzazione familiare che va poco d’accordo con il mondo moderno: tranne che nei villaggi del Sud Est asiatico e nell’Africa a Sud del Sahara, ormai sta scomparendo.

Lei è stato ambasciatore per oltre due anni in Arabia Saudita: qual è stata la sua esperienza di quel Paese?
L'Arabia come tradizione religiosa è molto conservatrice, ma dal punto di vista del livello di vita e dei servizi è un Paese occidentale. Le donna ha limitazioni soprattutto nel campo del lavoro: ad esempio, può fare l'insegnante, ma solo in istituti femminili. Si tratta di forme esteriori tradizionali, come l'uso del velo che copre tutto il volto. In alcuni Paesi islamici le donne sono più libere di quanto non si creda: in Marocco o in Algeria, oltre alle donne vestite in modo tradizionale, ci sono donne vestite all'occidentale, con la testa scoperta e gonne che arrivano sotto il ginocchio. L’abbigliamento rientra fra le abitudini sociali che, pur non essendo cardini della religione, sono entrate nella vita comune dei Paesi islamici. Come l'usanza diffusa tra molte donne italiane fino agli anni cinquanta, di uscire con il capo coperto e con sette gonne lunghe fino alla caviglia. Eppure non era il cristianesimo che le faceva vestire così.

Come vede il futuro dell'Islam nel nostro Paese?
O conviviamo o sarà un disastro, non abbiamo altra scelta. Uno studio del Fondo delle Nazioni unite per la popolazione prevede che di qui al 2050 l'Europa avrà bisogno di 159 milioni di immigrati: Se consideriamo che la maggior parte di questi sarà di religione islamica, fra 50 anni il 30-35% della popolazione europea potrà essere musulmana. La stessa Caritas, per il 2030, prevede una percentuale di immigrati in Italia compresa tra il 12 e il 20% della popolazione attuale, ciò significa tra i 7 i 12 milioni di immigrati in Italia. Ma penso che non ci saranno grossi problemi.
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Fine del palo.
Quello di Mario Scialoja appare ai più, almeno sull’argomento riguardante la poligamia, un programma sensato e che sarebbe perfetto per il tanto agognato “Islam europeo”. Qualche perplessità rimane su perché mai la poligamia, che si vorrebbe in netta regressione nei paesi islamici, sia invece così frequente (in Italia si parla di 15.000 casi accertati) fra gli ambienti musulmani in Europa. Nel frattempo, però, succede che l’UCOII (che si vanta di rappresentare l’80% dei devoti dell’Islam in Italia) avanza richieste di vario spessore, finanche ipotizzare in modo più o meno velato, la possibilità di riconoscere de facto quelle situazioni di poligamia antecedenti la data di arrivo nel nostro patrio suolo del musulmano immigrato. Succede dunque che Mario Scialoja, che politico di legno fino lo è stato, comprende che la sua visione di Islam italiano rischia di restare una mera chimera, scavalcato dall’ambizione politica dell’UCOII. Eccolo prontamente (e giustamente) impegnato a dare chiare indicazioni alla Camera dei deputati su come evitare di cadere nella trappola della poligamia facendola passare dalla porta del multiculturalismo (evidenziato mio):