Una giornata europea contro l'eugenetica



Una giornata europea contro l’eugenetica
La denuncia di Sicard contro la mostrificazione medica della generazione, e noi
Didier Sicard, presidente del Comitato di bioetica francese e grande medico, ha detto al Monde che il XXI secolo si apre in Francia con il rischio di una generale deriva eugenetica, usando concetti e trattando dati allo stesso identico modo scelto da questo giornale, ormai da anni, per discutere criticamente la nuova ideologia del ciclo della nascita, della vita e della morte. Per l’essenziale, “la pratica della diagnosi prenatale tende alla soppressione e non alla cura”. Cromosomi e geni, che sono il tratto identitario della persona umana alla sua origine, sono ormai considerati “agenti patogeni infettivi che la medicina deve sradicare”. Non è un costume medico, è “una ideologia resa possibile dalla tecnica”, peggio, è “un’ossessione” che induce al più crudele ostracismo verso coloro che “non accettano la proposta [eugenetica] avanzata dalla scienza e sostenuta dalla legge”. La diagnosi prenatale è “quasi obbligatoria”, riguarda ormai “la quasi totalità delle gravidanze”, e insomma “la Francia costruisce passo dopo passo una politica sanitaria che flirta ogni giorno di più con l’eugenetica”. La Germania è più prudente, afferma Sicard, perché ha conosciuto il nazismo e la sua sperimentazione sull’umano, ha esperienza del “dove possano condurre imprese di esclusione di gruppi umani dalla città fondate su criteri culturali, biologici, etnici”.
La coincidenza di questa denuncia con la nostra è impressionante. La questione non riguarda soltanto lo statuto personale oggettivo dell’embrione, problema considerato laterale da Sicard e centrale da noi, ma “il sapere che cosa vogliamo costruire per noi stessi come società umana che ci consenta di rispettarci”. Chi siamo noi nel momento in cui decidiamo di “escludere il tale o il tal’altro, d’un tratto e in maniera pressoché sistematica, dalla vita?”. E’ una domanda malinconica e pressante, laica fin nelle sue radici e insieme attenta alla dimensione religiosa dell’esistenza, qualunque cosa questa espressione voglia significare. L’allarme di questo autorevole medico, che è alla testa dell’autorità bioetica di una grande nazione europea, spazza via le banalizzazioni alle quali siamo abituati dai tempi del referendum sulla fecondazione artificiale, le battaglie di cartapesta tra clericali e laicisti, l’indifferenza etica spacciata per progressismo scientifico, evoluzionismo selettivo e neodarwinista in marcia trionfale verso un non si sa dove. E restituisce un senso anche alla ormai sgangherata battaglia politicista intorno alla famiglia, all’amore e alla sessualità umana. L’inquietudine di Sicard per un “pensiero unico dominante” che si realizza irrevocabilmente nella scelta illusoria del figlio sano, del figlio come prodotto fabbricato secondo il desiderio, è anche la nostra. A quando una giornata europea contro la deriva eugenetica?