L'islam olandese persevera, minacce di morte a un cabarettista
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- Date: Thu, 1 Feb 2007 13:18:07 +0100
L’islam olandese persevera, minacce di morte a un
cabarettista EWOUT JANSEN E’ FIGLIO DI UN NOTO ISLAMOLOGO T heo van Gogh si era sentito rivolgere le stesse parole, “ti uccideremo”, una seradell’estate del 2003. Abou Jahjah, agitatore islamista d’Olanda, era stato invitato a parlare in un teatro di Amsterdam. Theo van Gogh lo accusò pubblicamente di essere il “ruffiano del Profeta”. All’uscita Theo venne avvicinato da un gruppo islamista. Partì il grido che gli avrebbero aperto la pancia. “Finiremo quel maiale”, dissero le guardie del corpo di Jahjah. L’ultimo obiettivo in ordine cronologico della spectre wahabita è il cabarettista e umorista Ewout Jansen. Come Van Gogh, Jansen vuole dimostrare che “è impossibile ridere del Profeta in Europa”. Ewout è figlio di Hans Jansen, il grande islamologo che il Foglio ha intervistato nell’autunno del 2005 a un anno dall’uccisione di Theo van Gogh. La storia è stata diffusa dal quotidiano Het Parool. E’ successo che Eric van den Berg, giovane giornalista del bollettino studentesco Folia, voleva mostrare alcune affermazioni di Jansen a un imam della moschea Assoena, per farle commentare. Uno dei presenti dice che Jansen “merita di morire secondo gli insegnamenti dell’islam”. Viene registrato tutto, è presente il capo imam Mohammed Bouljhaf. Scoppia il caso e Ahmed Aboutaleb, consigliere del sindaco di Amsterdam Job Cohen, apre un’inchiesta. Aboutaleb era stato definito “infedele” dall’assassino di Theo van Gogh. Si scopre così che Jansen era stato più volte minacciato dagli islamisti di seconda generazione e che sebbene la moschea negasse ogni rapporto con “Mr. Kabli”, l’autore della minaccia di morte, l’islamista da anni si muoveva ai vertici della moschea di Frederik Hendrikstraat. Scatta anche l’iniziativa parlamentare del Partito della libertà del pluriminacciato di morte Geert Wilders. “Manteniamo il programma”, commenta Jansen, che non vuole interrompere lo show nonostante le minacce. E’ da qualche mese sotto inchiesta anche Fawaz Jneid, lo sceicco accusato di istigazione alla violenza. Jneid aveva augurato la morte a Van Gogh e un bel cancro ad Ayaan Hirsi Ali. Il cabarettista Jansen non è stato il primo né sarà l’ultimo. Rachid Ben Ali è un pittore. Dire che le sue opere sono sacrileghe è poco: Rachid dipinge imam vestiti da nazisti fra cadaveri, bombe e frasi coraniche. Nel suo atelier si entra solo dopo un serrato controllo. “Certo che il terrorismo è collegato alla religione, i terroristi crescono nelle moschee” ha detto Ali. Ha dovuto abbandonare di notte il proprio letto e riparare in albergo a causa delle minacce di morte. Nel 2000 l’opera teatrale “Aisha” è stata interrotta a causa degli anatemi islamisti, perché ritraeva la moglie del Profeta. Accuse di “infedeltà” sono state rivolte anche a Naima el Bezaz, l’autrice de “L’amante del diavolo”, un romanzo sulla vita sessuale dei musulmani. “E’ dovere dell’artista tirare fuori l’indicibile” commenta quel Ger Beukenkamp che lavora a una pièce su Mohammed Bouyeri e Volkert van der Graaf, gli assassini di Van Gogh e Pim Fortuyn. Dal 1998 al 2006, l’avvocato W .G. Van Dorian è stato coinvolto in numerosi casi di terrorismo e di estremismo islamico. Un anno fa Van Dorian ha scelto di lasciare l’Olanda per il Sudafrica per lavorare al suo libro contro l’islamismo. Nel 2000 l’intellettuale conservatore Bart Jan Spruyt ha fondato il pensatoio dedicato all’inglese Edmund Burke. La polizia gli ha consigliato di ingaggiare una guardia del corpo. “Il problema è che siamo stati tolleranti con l’intolleranza” ha detto Spruyt. Lo studioso Paul Cliteur ha annunciato in diretta tv che non avrebbe più criticato l’estremismo islamico a causa delle troppe minacce di morte. E la femminista irriverente Ebru Umar, atea di origine turca, è stata aggredita vicino a casa dopo che aveva rilevato la rubrica di Theo van Gogh sul quotidiano Metro. Il produttore cinematografico Gijs van de Westelaken ha accettato di non trasmettere più il film “Submission”. E la prossima settimana uscirà negli Stati Uniti il nuovo libro di Ayaan Hirsi Ali, “Infidel”. Ovviamente non vedremo stampato il nome del traduttore. Giulio Meotti |
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